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Ferragosto, la crisi e le salsicce in fuga

Di fila, alla baracchetta dei panini imbottiti, ce n’era. Il sole picchiava a dovere, come picchia soltanto nelle giornate di montagna. Il fumo fuoriusciva dalle salsicce a pervadere chi di esse stava occupandosi, rigirandole e rivolotandole mai paghi sulla griglia ardente. C’è fila, sì: ma non è Woodstock.

La signora grassa, da dentro la baracchetta, si fa affaccendata: è tipico delle elefantiache, grandi madri di queste montagne, di quelle epoche, farsi in 2, quattro, come le salsicce che stanno arrostendo, per i propri.

“Benvenuto amore..! – al nipotino, giunto con discreta noncuranza da qualche anfratto ancora appartenente ai proprietari della baracchetta -. Amore non avvicinarti a quelle piante, sono ortiche: ti pungi tutto! E tu..sei stanco? Vai, su..vai riscaldarti un piatto di pasta, che qua me la cavo io. Si, non ti preoccupare..C’è Mario, e la birra so versarla ancora nei bicchieri. 36?”

“Io, signora. Un panino con salsiccia e funghi e una birra. Come va?”

“Eh, come va... Figlio mio... Andiamo!”

“In che senso?”

“Non lo vedi?”

“Sempre lavoro, lavoro... Vero?”

“Eh? Magari! – Si fa stupita, facendosi sponda fra l’interdizione e la coinvolgente, malinconica risata. – Non vedi quanta gente c’è?”

“Non è abbastanza?”

“Ma a te va di scherzare? A me no. E ti dico che questa è una domenica qualsiasi. Vedi le auto? Ti sembra ferragosto? A me no. E, lascia che te lo dica io, che farcisco panini da anni: questa è una domenica come tutte le altre, incasseremo come al 20 febbraio. A te sembra 15 agosto? A me no. Non è ferragosto: dov’è la gente?”

“Dov’è, la gente?”

“A casa, figlio mio... A casa! Domenico è rimasto a casa – il bonario faccione della signora grassa si fa lamentoso, affettuoso ed eccessivamente confidenziale. Tanto da farle pensare di parlare di una persona nota ad entrambi. Cosa che, come si sarà evinto, non è -. Non si guadagna, non si guadagna – in tono piagnucolante, evocativo -.

“Niente! – fa Mario, l’addetto alla brace. Infaticabile -. E da qualche mese. Pure troppi. No, signora?

“Uff! Hai voglia! Non abbiamo niente per nulla!”

“Ma dite un po’: se vi chiedessi un paio di giorni?” – azzarda, quasi ammiccandomi.

“Eh? Ma sei pazzo!?”

“No, signora... Scherzavo... Lo so, lo so che non è tempo. E non vi chiederò niente. Ma almeno, se dovessi farmi del male, mi ci accompagnereste al pronto soccorso? Non vi chiedo altro..”

“Ommioddio non dirle ste cose – fa seria, quasi innervosita -. Mai! Madonnina...”

“Mi spiace, signora” – riprendo la parola

“E di che ti dispiace?: non siamo mica i soli! Siamo tutti, tutti quanti in braccio alla madonna. E quello lì gioca e scherza.-.”

“Chi? Mario?

“Noo... il Berlusconi! Io di sorrisi ne faccio, mentre butto wurstel sul fuoco. Ma la gente non arriva... Guardi che crisi... C’è davvero la crisi!”

“E come si fa? “

“Lo chieda lei, a lui. Alla Madonna l’ho già fatto io. Tenga.”

Il panino è avvolto in uno di quei fogli di cartoncino marrone e leggero, che fanno apparire gustoso anche l’alimento più ameno. Ovvio, a minare l’uniformità cromatica dell’involucro ci pensano 3, massimo 4 macchie di unto. Raggiungo il mio tavolo, siedo,addento. Dei funghi, espressamente richiesti a dispetto del sovrappiù di 1 €, neppure il ricordo lontano, l’ombra, nulla. Ma per oggi va bene così.
U’

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