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Emiri, sceicchi, mercanti d’armi e frecce tricolori

Show a Dubai delle "Frecce Tricolori", la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica militare italiana. Dal 15 al 19 novembre si esibiranno negli Emirati Arabi Uniti "con il duplice obiettivo di rappresentare l’eccellenza italiana ed aiutare l’industria nazionale ad affermarsi in nuovi mercati", così come spiegano al Comando delle forze aeree di Roma. Una trasferta in Medio Oriente che arriva contemporaneamente alla ratifica parlamentare del trattato di cooperazione militare che estende agli emirati status e privilegi riconosciuti solo ai partner storici dell’Alleanza Atlantica.

L’accordo che snellisce e accelera le procedure di trasferimento armi da parte delle aziende pubbliche e private, fu sottoscritto il 13 dicembre 2003 dall’allora ministro della difesa Antonio Martino e dal principe ereditario di Dubai e ministro della difesa degli E.A.U., sceicco Mohamed Bin Rashid Al Maktoum. Per la ratifica si è dovuto attendere però quasi sei anni. Il merito di averlo fatto uscire dal limbo va sicuramente a Franco Frattini e ad Ignazio La Russa. Il 13 marzo 2009, furono proprio loro a presentare la proposta di legge di ratifica e a mettere in moto l’iter parlamentare per una sua rapida approvazione bipartisan. Gli emiri arabi avevano più volte lamentato l’ingiustificato ritardo italiano nel porre il suo sigillo al trattato di mutua cooperazione militare. Ciò ha determinato il pressing a tutto campo dei general manager delle industrie belliche nazionali preoccupate di lasciarsi sfuggire il migliore dei mercati a livello mondiale.
 
A sbloccare l’impasse, la decisione degli E.A.U. di acquistare da Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), 48 aerei bimotori “M-346”, 20 dei quali per l’addestramento dei piloti di cacciabombardieri, 8 per la pattuglia acrobatica nazionale e 20 in versione da combattimento per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Una commessa da due miliardi di dollari che ha richiesto faticosissime e costosissime trattative, giunte in porto solo il 25 febbraio 2009 in occasione del salone internazionale della difesa IDEX ad Abu Dhabi. Alla grande fiera dei mercanti di morte, l’Italia aveva inviato una delegazione ufficiale di massimo livello: oltre ai dirigenti di Finmeccanica e delle aziende controllate, il sottosegretario alla difesa Guido Crosetto e il Capo di Stato maggiore delle forze armate, generale Vincenzo Camporini. La Marina ordinò pure il trasferimento ad Abu Dhabi del pattugliatore navale “Bettica”, impegnato nelle acque del Golfo di Aden nella campagna internazionale anti-pirati. La volontà italiana di formalizzare il nuovo corso delle relazioni con gli Emirati Arabi veniva espresso in due incontri con le maggiori autorità locali, il primo con lo sceicco Kalifa Bin Zayed Al Nayan (presidente della federazione e comandante supremo delle forze armate) e l’altro con il generale Hamad Mohammed Thani Al-Rumaithy, capo di Stato maggiore E.A.U.. Impegno apprezzato e premiato con l’acquisto degli addestratori-cacciabombardieri leggeri. 
 
“Desidero anzitutto ringraziare l’on. Guido Crosetto e il gen. Vincenzo Camporini per la fiducia accordataci ed il sostegno con il quale hanno contribuito al raggiungimento del successo per gli M-346”, fu allora il commento del direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa. L’amministratore delegato di Alenia Aeronautica, Giovanni Bertolone, ci teneva invece a “sottolineare il ruolo avuto dall’Aeronautica Militare Italiana, a cominciare dalla definizione dei requisiti che hanno guidato il progetto del velivolo militare”. Dichiarazioni che confermano inequivocabilmente la portata del flirt che lega indissolubilmente in Italia governo, forze armate e mercanti d’armi. Se c’era poi qualcuno nella Lega Nord che guardava con sospetto al trattato militare con emiri e sceicchi arabi, si è fatto da parte quando è stato raggiunto un accordo tra il sottosegretario allo sviluppo economico, Adolfo Urso, e il ministro dell’economia degli Emirati Arabii, Sultan Bin Saeed Al Monsouri, per un piano di sviluppo dei collegamenti con l’Italia delle compagnie aeree di bandiere degli Emirati che prevede il raddoppio degli scali principalmente a Milano Malpensa e Venezia.
 
Con la messa in moto dell’iter di approvazione del trattato, si sono moltiplicati d’incanto gli ordinativi di armamenti “made in Italy”. Agusta Westland ha firmato un contratto di circa 26 milioni di dollari per la vendita alle forze aeree E.A.U. di due elicotteri bimotore AW139. Piaggio Aero Industries ha ricevuto un ordine per due aerei da trasporto “P180 Avanti II”, mentre il gruppo Fincantieri è stato incaricato dalla Marina militare emiratina della costruzione di una corvetta, la cui consegna è prevista per il 2011. L’unità, pressoché simile a quelle della classe “Cigala Fulgosi” utilizzate dalla marina italiana, sarà lunga 88 metri, larga 12 e avrà un dislocamento a pieno carico di 1.650 tonnellate. Il contratto prevede pure la fornitura di supporto logistico ed addestramento all’equipaggio, mentre la Marina araba si è riservata l’opzione per una seconda corvetta. Il sistema di comando, controllo, sorveglianza radar e combattimento dell’unità navale sarà fornito da Selex Sistemi Integrati, altra società del gruppo Finmeccanica. Oto Melara fornirà a sua volta i sistemi di puntamento “Marlin Weapon Stations” da 30 mm e un cannone da 76/62 “Super Rapido” in versione Stealth. Wass, altra partecipata di Finmeccanica, realizzerà in collaborazione con Thales Underwater Systems il sistema ASW della corvetta per la lotta anti-sottomarina.

Ancora Selex Sistemi Integrati sarà impegnata nella realizzazione del sistema di combattimento delle sei corvette lanciamissili della classe “Baynunah” e dei ventiquattro pattugliatori veloci “Ghannatha” acquistati dalla Marina militare E.A.U.. Il programma “Ghannatha” comprende anche l’acquisizione dei missili antinave “Marte Mk. 2N”, prodotti dalla società missilistica europea “MBDA”, di cui Finmeccanica controlla il 25% del pacchetto azionario. Selex punta principalmente agli Emirati per commercializzare poi i nuovi radar navali e terrestri della famiglia “Lyra”, la cui produzione sta per essere avviata negli Stati Uniti d’America congiuntamente a DRS Technologies. Nei piani dell’azienda la possibilità di fare assemblare i radar da parte della “Abu Dhabi Systems Integration (ADSI)”, la joint venture creata negli emirati da Selex-Finmeccanica e dal gruppo cantieristico Abu Dhabi Ship Building (ADSB).
Le forze armate d’Italia ed Emirati Arabi non hanno certo atteso la ratifica del trattato di cooperazione per realizzare insieme complesse esercitazioni militari. Lo scorso mese d’agosto, ad esempio, i cacciabombardieri AMX del 51° Stormo di Istrana e dal 32° Stormo di Amendola hanno simulato combattimenti aerei ed eseguito veri e propri bombardamenti nei vasti poligoni desertici prossimi alla base statunitense di Nellis, Las Vegas, congiuntamente ai cacciabombardieri dell’US Air Force e ai velivoli F-16 Block 60 recentemente acquistati dagli E.A.U.. Dopo un mese di esercitazioni gli AMX sono stati trasferiti in Afghanistan per sostituire i Tornado nelle operazioni di guerra NATO.
 
Numerosi pure gli scambi e le missioni di alti ufficiali dei due paesi. Tra essi, in particolare, la visita al Comando dell’Aeronautica militare di Roma e al Centro sperimentale volo di Pratica di Mare di una delegazione dell’United Arab Emirates Air Force guidata dal suo Capo di Stato maggiore, generale Al Qamzi (novembre 2008); la visita del generale Abdallah Said Jarwan Alshamsi, vicecomandante del Collegio aeronautico emiratino all’Accademia di Pozzuoli (aprile 2009); l’incontro a Roma tra i due rispettivi Capi di Stato Maggiore, generali Camporini e Thani Al-Rumaithy (ottobre 2009). Sempre il mese scorso il Comando scuole dell’Aeronautica militare - 3a Regione Aerea di Bari ha ospitato una delegazione della difesa aerea E.A.U. guidata dal colonnello Amid Obeid Hamid Al Mansouri. Scopo della visita, secondo il comunicato emesso dall’AMI, “l’acquisizione di conoscenze in merito ai programmi addestrativi degli istituti di formazione e scuole di volo dell’Aeronautica Militare”. “In particolare – si legge nella nota - sono stati approfonditi i temi della standardizzazione volo e dell’evoluzione dei syllabus di addestramento per gli obiettivi formativi dei piloti militari di nuova generazione”.
 
Non è difficile capire cosa si nasconda dietro questa contorsione linguistica. Con il contratto da 220 milioni di euro firmato il 10 novembre 2009 dalla Direzione generale degli armamenti aeronautici ed Alenia Aermacchi, anche l’Aeronautica italiana si doterà degli addestratori-cacciabombardieri M-346. Oltre a fornire i velivoli, la società di Finmeccanica realizzerà tutta una serie d’infrastrutture di supporto logistico nella base aerea del 61° Stormo di Galatina, Lecce, in vista della sua trasformazione entro il 2015 in “Scuola di volo europea” per le esigenze di addestramento avanzato NATO, aperta ovviamente ai partner extraeuropei come ad esempio gli Emirati Arabi o la Malesia, paesi che hanno acquistato i nuovi velivoli prodotti da Alenia Aermacchi. Nello specifico si prevede la costruzione a Galatina di “dieci hangarette per ricovero e manutenzione dei velivoli, una palazzina per gli specialisti della linea volo, un centro addestramento di 2.700 mq per il Ground Based Training System, aule didattiche per vari tipi di addestramento informatizzato, sale briefing e riunioni, ecc.”. Con la ratifica del trattato militare Italia-E.A.U. si aprono pure concrete prospettive per il potenziamento infrastrutturale della base aerea di Al Bateen, utilizzata dalla task force dell’Aeronautica italiana a supporto delle operazioni di trasporto e rischieramento in Afghanistan e delle missioni NATO in Afghanistan ed in Iraq.

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