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Elezioni in Romania il prossimo weekend: quasi certo il ballottaggio

La Romania si presenterà alle urne per scegliere il nuovo Presidente con un governo sfiduciato e dimissionario in una situazione di estrema precarietà

Domenica prossima la Romania si recherà alle urne per eleggere il suo quarto Presidente della Repubblica dalla fine del comunismo e dalla conseguente fucilazione del dittatore Nicolae Ceausescu. E’ la prima volta che questo genere di elezioni si tiene nella Romania a pieno titolo membro della Comunità europea. Il Capo dello Stato uscente, il liberal – democratico di centro Traian Basescu, mira alla rielezione ma da un anno a questa parte le sue azioni sono in costante ribasso. Sino alle legislative del 2008 infatti Basescu raccoglieva la simpatia della maggioranza dei romeni ed era forte sia in certi grossi centri urbani sia nelle campagne dell’immensa Romania rurale.
 
Il suo carattere fortemente autoritario ed alcune sue alzate d’ingegno non propriamente felici lo hanno però indotto a compiere errori che il suo paese sta tuttora pagando a caro prezzo. Il carattere semi- presidenziale della repubblica democratica romena infatti sottintende che il Presidente della Repubblica abbia una grande voce in capitolo nella vita politica della nazione. Dopo le legislative dell’anno scorso Basescu ha preteso dal fido Emil Boc, da lui nominato alla guida del nuovo esecutivo, che il partito in cui entrambi militano, e cioè il Pdl, stringesse una coalizione di governo non con i suoi due alleati naturali, e cioè il Partito Liberale ed il Partito popolare dei magiari di Transilvania (UDMR), ma con i social-democratici di Mircea Geoana, eletto alla seconda carica dello Stato e cioè alla Presidenza del Senato.
 
Con ciò però ha minato la stabilità del gabinetto Boc in quanto ben presto lo stesso Geoana si è candidato alla Presidenza della Repubblica in alternativa allo stesso Basescu ed ha fatto ritirare l’appoggio socialdemocratico al governo Boc, determinandone la sfiducia parlamentare.
 
Terzo grande incomodo nella corsa alla Presidenza, domenica, sarà il liberale Crin Antonescu che non esclude un possibile accordo con il Pdl per la formazione, dopo le elezioni presidenziali, di un nuovo governo ma pone come unica condizione un importante passo indietro da parte dello stesso Capo dello Stato uscente. Oggi la Romania è governata da un esecutivo targato Pdl, minoritario e sfiduciato dalle Camere, che forse non sarà neanche in grado di preparare la Finanziaria 2010, costringendo la nazione all’esercizio provvisorio del bilancio. E’ questa una situazione molto negativa per lo Stato danubiano in quanto dopo anni di incessante aumento del Pil, ma di altrettanto incessante aumento degli squilibri sociali, ora di fronte alla grave crisi economica globale, che qui dalle parti di Bucarest quest’anno annullerà tutti i progressi compiuti nel 2008, l’instabilità politica creerà gravi danni al paese giacché il Fondo Monetario Internazionale già ha fatto sapere che in mancanza di un nuovo governo stabile non liquiderà alla Romania la seconda rata del maxi- prestito concessole quest’estate. Basescu ha cercato in ogni modo di imporre al Parlamento un suo fedelissimo iscritto al Pdl ma sinora né l’economista Croitoru né il sindaco del terzo municipio metropolitano di Bucarest Negoita, ultimamente investito del compito, sono riusciti ad ottenere il sostegno della maggioranza parlamentare. Socialdemocratici e Liberali, infatti, in alternativa hanno designato quale futuro premier della Romania l’attuale sindaco sassone di Sibiu, Klaus Johannis.
 
Quasi sicuramente il nuovo Presidente romeno verrà scelto al turno di ballottaggio previsto tra venti giorni e da tale scelta dipenderà il futuro non solo politico del paese. In caso di vittoria di Basescu dovrebbe infatti tornare in auge il tentativo di Negoita di formare un nuovo governo, spalleggiato questa volta magari dai liberali, o, forse, potrebbe uscire dal cilindro del Capo di Stato il nome dell’integerrima Monica Macovei, oggi semplice europarlamentare. In caso contrario probabilmente si formerebbe un governo a metà strada tra l’essere politico e l’essere tecnico, capeggiato proprio da Johannis. In una fase molto delicata della sua vita, in cui la Romania è come sospesa tra uno sviluppo economico stabile e duraturo ed un’estemporaneità quotidiana di tipo balcanico, le elezioni di domenica avranno innegabilmente un carattere pure legislativo.

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