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Economia: Italia campione d’inverno

Non è una provocazione natalizia ma il bilancio reale degli indicatori del 2009: l’Italia, dal punto di vista economico, se l’è cavata molto meglio dei suoi partner internazionali.

Lo sostiene anche l’Ocse, prendendo in considerazione l’indice utilizzato come anticipatore dei cicli economici (Cli o “Composite Leading Indicator”) che vede il dato italiano tra i più alti di quelli dell’area (106,5 a fronte di una media di 101,4) e con la maggiore crescita nell’ultimo anno (12 punti).

Anche il Wall Street Journal, in un articolo pubblicato il 13 dicembre, ha riconosciuto la “differenza” del nostro paese a confronto con le difficili condizioni di Grecia e Spagna. Bisogna comunque considerare che l’Italia ha alle spalle un decennio di crescita più bassa della media europea, e che il brutto colpo subito dopo la crisi rallenterà di molto la ripresa.

Al di là però dei “freddi” indicatori economici si possono analizzare nel merito i dieci principali fattori che potranno spingere l’italia fuori dalla crisi (la fonte è un’inchiesta pubblicata sul settimanale “Milano Finanza” il 19 dicembre 2009).

1) Per il prossimo biennio è prevista una ripresa dell’export del 4% annuo, dopo cinque trimestri di flessione (prima del balzo l’Italia è reduce da due anni a -22%) che aiuterà le imprese a competere sui mercati internazionali. Le esportazioni saranno agevolate dalla ripresa degli scambi mondiali (un ottimo +9,5% previsto nel 2010) anche se frenati dalla debolezza del dollaro e dalla relativa forza dell’euro. Per superare la crisi e fronteggiare la concorrenza alle aziende italiane conviene sempre di più puntare sulla “qualità” dei loro prodotti.

2) Anche i consumi hanno registrato un +0,4% nell’ultimo trimestre, dopo due anni di contrazione (-0,9% nel 2008 e -1,7% nel 2009). Secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria i consumi aumenteranno nel 2010 dello 0,8%, grazie alla dinamica delle retribuzioni reali, favoriti dai tassi d’interesse bancari ancora bassi insieme ad un’inflazione contenuta. Un mix di fattori positivi che contribuiranno al miglioramento dei bilanci familiari.

3) Dopo sei trimestri negativi anche gli investimenti segnano un +0,3% nel terzo trimestre, anche se il dato non cancella il trend dell’anno (un calo del 13%). Nel 2010 è previsto un aumento del 1,4% e del 2,7% nel 2011. Gli imprenditori sperano in un sostegno che verranno dagli incentivi della Tremonti ter che riduce la base imponibile Ires fino al 50% sulla spesa in macchinari entro la metà del 2010.  Anche sul mercato immobiliare si prevede nel 2011 un incremento del 6% sugli investimenti in costruzioni.

4) Il Pil italiano nel 2009 calerà del 4,7% secondo il Csc, soprattutto a causa della botta di inizio anno, e salirà dell’1,1% nel 2010 fino al 1,3% del 2011, fino alla stabilizzazione sui livelli del 2005. Una tendenza che riguarda tutte le principali economie mondiali ad eccezione delle “sempre verdi” Cina e India.

5) Sul fronte della finanza pubblica, l’Italia resta tra i paesi con il maggior debito (l’anno prossimo salirà al 116% del PIL). Eppure la politica di bilancio del Ministro dell’Economia Tremonti, improntata alla sostenibilità, ha avuto riscontri positivi in sede europea. Secondo una valutazione della Commissione Europea, segnalata nell’ultimo bollettino della Bce, l’Italia è classificata tra gli Stati “a medio rischio”, assieme a Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Austria. Resta da considerare che nell’Eurozona l’unico paese a “basso rischio” è la Finlandia! Inoltre un segnale positivo viene dall’agenzia di rating Standard&Poor’s che ha di recente confermato per l’Italia il giudizio A+, che si basa sulla stabilizzazione del debito grazie ad un programma di riduzione del deficit.

6) Anche l’inflazione rimarrà contenuta per i prossimi due anni (+1,4% nel 2010 e +2% nel 2011) in media con i livelli europei.

7) Un’importante novità è il così detto “fondo salva imprese”, un bacino di finanziamento a capitale pubblico-privato con una dote iniziale di 1 miliardo di euro, che aiuterà le piccole e medie aziende italiane che più hanno risentito della crisi, soprattutto dopo i cali di fatturato e la stretta creditizia delle banche. Al capitale parteciperanno governo, Confindustria, Abi, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps e la raccolta sarà allargata ad altri investitori istituzionali fino a raggiungere i 3 miliardi.

8) A metà dicembre il bilancio di raccolta dello scudo fiscale ammonta a circa 80-90 miliardi di euro, una cifra inferiore alle aspettative dei 100 miliardi. Si tratta comunque di una somma importante che per metà potrà essere investita per il rilancio del sistema Italia. A questo si aggiunge la decisione di prorogare lo scudo fino al prossimo aprile (con un’aliquota fissata al 6-7% invece del 5%). Inoltre si prevede che il 10-15% di chi era intenzionato a scudare non è riuscito per ritardi burocratici o intoppi vari. Entro aprile avrà il tempo di farlo.

Last but not least, due sondaggi che rilevano una certa propensione ottimistica per il futuro: un’indagine Isae su 4 mila imprese per tastare il clima di fiducia sul settore manifatturiero, è salito a novembre a 78,8 da 77,4 di ottobre. Un dato importante se si pensa che nei primi mesi dell’anno, in piena crisi, era fissato a quota 60.

Sempre secondo l’indice Isae “sono migliorate in particolare le opinioni sulla situazione economica del paese e si sono allegerite le tensioni sul mercato del lavoro”.

C’è da registrare però che la disoccupazione purtroppo crescerà anche l’anno prossimo e si attesterà vicino al 9%, mantenendosi comunque più bassa della media Ue.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.1) 28 dicembre 2009 15:34

    Bell’articolo. Con i numeri.

  • Di Giuseppe Caglioti (---.---.---.233) 28 dicembre 2009 18:29
    Giuseppe Caglioti

    Penso che l’Italia più che fare i conti con la crisi, che è nata fuori dal nostro paese, debba fare i conti con quello che la crisi a prodotto. Una crisi mediatica soprattutto, sulla quale fior fiori di multinazionali e grandi aziende c’hanno marciato alla grande nel nostro paese, vuoi per potersi sbarazzare di personale scomodo per poter trasferire la produzione all’estero, vuoi per usufruire di "sovvenzioni" sgravi e quant’altro per ammortizzare costi interni e quant’altro...il caso della FIAT di Termini Imerese è significativo.
    L’articolo è ottimo, tuttavia riporta molte più previsioni che cifre certe...anche se alcune ci sono.

    E’ ancora presto per parlare secondo me. La POVERTA’ ancora IN FIERI, la DISOCCUPAZIONE e il DEBITO prodottosi si riveleranno nella loro entità nel prossimo futuro, ...e non è detto che si riassorabano! 

    Grazie

  • Di Giuseppe Caglioti (---.---.---.233) 28 dicembre 2009 18:30
    Giuseppe Caglioti

    ...riassorbano!

  • Di AndyNet (---.---.---.111) 29 dicembre 2009 03:02

    Più che numeri vedo percentuali... le percentuali sono perfette per nascondere i veri numeri.

    Un esempio?

    100 - 40% = x
    ma
    x + 40% = non fa 100

    Senza contare che molti di quei dati sono semplicemente delle previsioni (che arrivano dagli stessi che non avevano previsto la crisi finanziaria) e che molti dipendono non tanto dalla ripresa interna, ma piuttosto dalla ripresa degli altri paesi (e l’Italia aspetta con grande apprensione la Cina guardando appunto alle esportazioni). Quindi le previsioni per l’Italia derivano dalle previsioni di altri paesi.

    E poi quando si parla di esportazioni bisogna fare molta attenzione... perchè il prodotto lo produco in Polonia, lo porto in Italia per farci mettere il marchio e lo vendo in Cina. Il prodotto è esportato dall’Italia ma la "ricchezza" del lavoro rimane in Polonia.

    Parlando dell’indice OCSE bisogna fare delle precisazioni... il superindice varia per certi aspetti da paese a paese. Ad esempio in Francia e Regno Unito, nell’indice è compreso il numero di registrazioni di nuove automobili o per la Spagna vengono iclusi il numero di notti in hotel. Per l’Italia queste variabili non sono previste... e i risultati REALI (concreti) si possono vedere nei numeri del debito pubblico e dal PIL (che paradossalmente all’indice OCSE, sono tutt’altro che positivi).

    Parlando invece della disoccupazione in Italia, il calcolo del tasso è abbastanza "falsato"... il tasso di disoccupazione è misurato dal rapporto tra il numero di disoccupati che cercano lavoro e numero di lavoratori attivi. Infatti molto spesso accade (ma pochi se ne accorgono) che il tasso di disoccupazione è in calo, ma che il numero di disoccupati rimane uguale (o aumenta). Questo succede perchè molti smettono di cercare lavoro e per quell’indice, loro non sono più disoccupati.

    Infine, se posso dirlo, riportare i sondaggi dell’Isae è un pò come chiedere a Berlusconi se il suo governo lavora bene (visto che l’istituto è controllato dal ministero del tesoro).

    • Di Cristiano Fantinati (---.---.---.204) 29 dicembre 2009 15:16
      Cristiano Fantinati

      Concordo con il commento di AndyNet, l’articolo è ben scritto, ma assomiglia molto al telegiornale quotidiano dove le percentuali ottimistiche regnano sovrane.

      Con la crisi, le aziende devono ottimizzare i costi, per farlo licenziano in italia dove indiscutibilmente la produttività è più bassa e il costo del lavoro più alto, e fanno fare il tutto nei paesi emergenti. In questo modo il PIL italiano aumenta in modo direttamente proporzionale alla miseria degli italiani.

      Inoltre, nel medio termine, alle aziende non converrà più nemmeno mantenere i centri di ricerca in italia e la produzione nei paesi emergenti, perchè è molto più produttivo avere il controllo e la ricerca geograficamente vicini alla produzione.

      Mi dispiace dirlo ma credo che piangeremo veramente fra circa 10 anni, quando nei paesi emergenti saranno presenti un miliardo in più di laureati, e noi avremo moltissimi pensionati e i giovani tutti a spasso a spigolare le patate.

  • Di Il Gufo (---.---.---.127) 29 dicembre 2009 14:29

    Un articolo molto interessante, tuttavia l’unico dato che mi pare davvero confortante è la ripresa dei consumi, indice di un certo grado di fiducia.
    Il resto sono chiacchere da economisti, solide come una bolla di sapone.
    Un solo esempio: al "fondo salva imprese" che dovrebbe servire ad immunizzare le PMI dalla stretta creditizia delle banche aderiscono il Governo e...le maggiori banche italiane (sic!).
    Questo ha un significato solo: soldi pubblici per ripianare debiti privati, con il comodo paravento della crisi.
    Anche i miliardi "scudati" non è dato sapere in che modo aiuteranno l’economia:
    1) Sono capitali privati e non c’è garanzia di vederli reinvestiti.
    2) Sono probabilmente frutto di reati fiscali e non: probabilmente produrranno altri reati fiscali e non.
    3) Sono un’entrata una tantum, anche se con Tremonti gli scudi fiscali sono più frequenti degli inverni.

    In tutto ciò, come una chiosa di nessuna importanza, si fa notare che la disoccupazione è in aumento. Un dato trascurabile...

  • Di pv21 (---.---.---.45) 30 dicembre 2009 19:29

    L’Italia dei numeri > Il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza nazionale. L’Italia dei fatti > Il Cardinale Sepe chiede ai concittadini Napoletani 30€ mese per aiutare i tanti bambini sfortunati a rischio analfabetismo. Siamo alla "adozione di vicinanza". Questa è la CRISI-Atto secondo che macina record di famiglie indebitate, imprese a rischio chiusura (o svendita) e nuovi disoccupati. Non dimentichiamo che con l’anonimato gli "evasori" continueranno a fare affari FINO all’ultimo Scudo Fiscale. Sempre più spazio agli Untori della parola ... e dei numeri addomesticati. (altro ancora => http://forum.wineuropa.it )  

  • Di Massimo Famularo (---.---.---.215) 3 gennaio 2010 01:52
    Massimo Famularo

    Non mi unisco ai complimenti all’articolo: va bene elencare i numeri, però dopo bisogna anche trarre delle conclusioni, altrimenti è un semplice riportare statistiche elaborate da altri.

    Andando a guardare i numeri poi mi sembra che
    -Se l’Italia è stata bastonata di meno dalla crisi rispetto agli altri è solo perchè stava andando peggio di loro in passato
    - I primi quattro paragrafi parlano di correzioni rispetto ad un trend negativo (andava male, va un pò meglio)
    -nel quinto l’elemento chiave è la consistenza del debito, oggi i tassi sono ai minimi e l’attenzione ricade su altri paesi, appena si alzeranno e le altre economie si riprenderanno sarà più evidente come la nostra economia è fragile e meno competitiva
    -nel sesto l’inflazione da quando c’è l’euro è un affare europeo e non italiano
    -sul settimo e l’ottavo mi rimetto ai commenti del Gufo che trovo sensati e aggiungo che dire che per metà i fondi dello scudo saranno usati per rilanciare il sistema italia mi pare un’illazione bella e buona

    In sintesi:
    -all’articolo mancano delle considerazioni sui numeri
    -a volerne fare, di considerazioni sui numeri, eviterei la parola campione

  • Di Elia Banelli (---.---.---.28) 7 gennaio 2010 10:49
    Elia Banelli

    Caro Massimo, l’articolo in questione si limita a fornire cifre statisticamente rilevate (non solo dall’Isae ma anche dall’Ocse, da organi di stampa internazionali e da quotidiani finanziari specializzati). Credo che il modo più corretto per fare "informazione" sia fornire soprattutto dati concreti dai quali partire per elaborare in seguito i dovuti ragionamenti. 

    Ovviamente l’aggiunta di considerazioni dell’autore avrebbe inoltre allungato a dismisura l’articolo (già di per sè non breve) rendendolo indigesto per la lettura sul web.
    Comunque le riflessioni emergono grazie ai vostri commenti a margine, che permettono di criticare, approvare o aggiungere dettagli ed eventuali correzioni. 
    Troppo spesso si vedono articoli scritti senza numeri e fonti precise, basati esclusivamente sulle convinzioni personali dell’autore, e di conseguenza poco obiettivi e attendibili. 

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