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 Home page > Tribuna Libera > E per Natale cucino... guardando la vita in faccia

E per Natale cucino... guardando la vita in faccia

Ai giardinetti Irene ed io abbiamo cresciuto i nostri figli, li stendevamo come i panni, come altre mamme e donne che non lo erano. Irene mi ha mandato una nota scritta su Facebook: “va beh! vado a cucinare! per domani … domani cucino per dopodomani … dopodomani cucino per il 26 … il 26 cucino per il 27, il 27 cucino per il 28 … il 28 … cucino per il 31 … il 31 cucino per il primo … AAAAAAAAAH! la befana è lontana … dopodiché … minestrone findus tutti i giorni!”
 
E dai tempi dei giardinetti ne sono passati di anni, almeno 25, “Gli anni… le ore…”. E così si aggiunge una certa Signorina Anarchia che ricorda sempre in Rete “Finalmente un film che rende giustizia a Virginia Woolf! Non mi va di andare a letto a mezzogiorno dirà nel suo diario nel 1940. Eh già, un film, The hours, la racconta, dove Virginia dice di “guardare la vita in faccia sempre”.
 
L’amica Paola, spuntata da un po’ come una stella, mi segnala “Belle Woman Dae Suffer”, è un video dove quattro musiciste della Sierra Leone e l’attrice nigeriana Omotola, mettono, come sanno fare loro, in evidenza alcune delle questioni che riguardano l’elevato tasso di mortalità materna in Sierra Leone, aderenti e attiviste di Amnesty, perché tante volte non lo sapessimo “Ogni anno, più di mezzo milione di donne muore per complicanze legate alla gravidanza e al parto, una al minuto.”
 
Leandra aggiunge in una discussione sull’Andatevene a fare le Feste “Forse se rimettiamo tutti i piedini per terra non può farci che bene. Perdiamo tempo in mille scemenze per non dire l’unica cosa sensata: i soldi dei cittadini, i soldi delle tasse, servono per scuola sanità e pensioni. Giardini strade case e biblioteche, non per altro.”
 
E poi la notizia dell’Ultima Ora, anche questa, manco a dirlo, è un’altra segnalazione amica: ”Trovato neonato in una stalla. La Polizia e i servizi sociali indagano. Arrestati un falegname e una minorenne” la troverete alla fine per intero ed è così attuale a Natale tanto che la Signorina Anarchia rispunta ricordando: “Parlano, parlano di libertà, ma quando vedono un uomo libero, allora ne hanno paura“da Easy Rider e sono passati 40 anni.
 
Gino Ancona, l’anarchigiano, a proposito di bombe bombette e tricche tracche, invita ancora una volta “io penso che sia decisamente il caso, e lo sostengo da sempre, di incominciare a ragionare seriamente per costruire un Progetto Complessivo di Trasformazione Sociale dandogli le gambe con l’esempio e non con fogli di carta che il vento si porta via e deve essere questo la nostra differenza dalle pratiche utili al potere e la garanzia contro le manovre del potere. E, vedrete che la famosa “crisi” ci giocherà a favore aprendoci enormi spazi di manovra e di emancipazione”.
 
Infine la foto che ho messo all’inizio racconto che ci è stata inviata dalla Rete Sempre Contro la guerra, è un fotogramma drammatico e reale di una donna e il suo bambino davanti a una muraglia di polizia e lei è lì, a Manaus, a difendere il diritto alla casa. A modo mio ho tentato di cucinare anche oggi, guardando la vita in faccia sempre e ringraziare le antiche e nuove relazioni della vita, che sono tante e non le posso nominare davvero tutte, ma desidero condividerle con voi, come queste giornate e quelle che verranno. Grazie a tutte e tutti per la dignità con cui accompagnate il cammino comune. La staffetta continua… per il nostro ritorno a casa.

Betlemme (Giudea), senza data.

L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino, grazie alla segnalazione di un comune cittadino che aveva scoperto una famiglia accampata in una stalla. Al loro arrivo gli agenti di polizia, accompagnati da assistenti sociali, si sono trovati di fronte ad un neonato avvolto in uno scialle e depositato in una mangiatoia dalla madre, tale Maria H. di Nazareth, appena quattordicenne. Al tentativo della polizia e degli operatori sociali di far salire la madre e il bambino sui mezzi blindati delle forze dell’ordine, un uomo, successivamente identificato come Giuseppe H. di Nazareth, ha opposto resistenza, spalleggiato da alcuni pastori e tre stranieri presenti sul posto. Sia Giuseppe H. che i tre stranieri, risultati sprovvisti di documenti di identificazione e permesso di soggiorno, sono stati tratti in arresto. Il Ministero degli Interni e la Guardia di Finanza stanno indagando per scoprire il Paese di provenienza dei tre clandestini. Secondo fonti di polizia i tre potrebbero essere degli spacciatori internazionali, dato che erano in possesso di un ingente quantitativo d’oro e di sostanze presumibilmente illecite. Nel corso del primo interrogatorio in questura gli arrestati hanno riferito di agire in nome di Dio, per cui non si escludono legami con Al Quaeda. Le sostanze chimiche rinvenute sono state inviate al laboratorio per le analisi. La polizia mantiene uno stretto riserbo sul luogo in cui è stato portato il neonato. Si prevedono indagini lunghe e difficili. Un breve comunicato stampa dei servizi sociali, diffuso in mattinata, si limita a rilevare che il padre del bambino è un adulto di mezza età, mentre la madre è ancora adolescente. Gli operatori si sono messi in contatto con le autorità di Nazareth per scoprire quale sia il rapporto tra i due. Nel frattempo Maria H. è stata ricoverata presso l’ospedale di Betlemme e sottoposta a visite cliniche e psichiatriche. Sul suo capo pende l’accusa di maltrattamento e tentativo di abbandono di minore. Gli inquirenti nutrono dubbi sullo stato di salute mentale della donna, che afferma di essere ancora vergine e di aver partorito il figlio di Dio. Il primario del reparto di Igiene Mentale ha dichiarato oggi in conferenza stampa: “Non sta certo a me dire alla gente a cosa deve credere, ma se le condizioni di una persona mettono a repentaglio – come in questo caso – la vita di un neonato, allora la persona in questione rappresenta un rischio sociale”.

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