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 Home page > Attualità > Economia > E’ ora di salvarsi la pensione!

E’ ora di salvarsi la pensione!

Con il 2010 sono in arrivo due importanti riforme che modificheranno in parte il sistema previdenziale. La prima, targata Prodi 2007, entrerà in vigore a gennaio e abbasserà i coefficenti per il calcolo della rendita. La seconda, che porta la firma del ministro del Welfare, Sacconi, allungherà l’età lavorativa a partire dal 2015.
 
Le due manovre si controbilanciano: se per un verso si “lima” la rendita, dall’altro aumenta il montepremi dei contributi, obbligandoci a lavorare di più.
 
Il risultato della combinazione è comunque negativo, ovvero una diminuzione dell’assegno pubblico finale.
 
La legge Prodi stabilisce una revisione automatica e triennale dei coefficenti di trasformazione in rendita (ovvero il sistema di calcolo della pensione), con un effetto crescente in base all’ammontare dell’età.
 
Un esempio: chi staccherà a 57 anni (requisito minimo previsto dalla riforma Dini del 1995) subirà una perdita del 6,4% l’anno, che salirà al 8,4% per chi deciderà di smettere a 65. Questa sorta di “limatura” riguarderà la stragrande maggioranza dei lavoratori, sia chi ha cominciato a lavorare dopo il primo gennaio 1996 e avrà la pensione calcolata solo sul metodo “contributivo” (ovvero le somme versate durante l’intera vita lavorativa), sia coloro con meno di 18 anni di anzianità prima del 31 dicembre 1995, che avranno un vitalizio a sistema misto, “retributivo” (basato sullo stipendio degli ultimi anni) per i periodi precedenti al 1995 e contribuitivo per quelli successivi.
 
Non saranno toccati dalla riforma i lavoratori con il solo sistema retributivo e chi è già andato in pensione.
 
Preso atto delle modifiche, sono ormai lontani i tempi dello Stato assistenzialista e delle baby pensioni, vero privilegio degli ultimi 40 anni.
 
Gli scenari futuri vedranno un ruolo sempre più marginale delle casse pubbliche, troppo logorate dal deficit e dai costi insostenibili, e un avanzamento graduale dei fondi pensione privati. Per parare i colpi in anticipo la “pensione di scorta” è quanto mai necessaria.
 
Alcuni esperti propongono una linea bilanciata con il 70% di azioni (fondi a rischio medio-alto) o per i risparmiatori prudenti una previdenza garantita con un rendimento minimo del 2%.
 
Secondo l’analisi di Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, “versando circa il 10% della retribuzione lorda a partire dall’intero Tfr, che da solo vale il 6,91%, nel lungo periodo la pensione integrativa potrà fornire dal 20 al 25% dell’ultimo stipendio”.
 
E’ importante dunque correre ai ripari e programmare il futuro fin da ora, sapendo che la pensione pubblica erogata dallo Stato subirà un taglio del 20% nel 2050.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.51) 15 dicembre 2009 11:02
    Damiano Mazzotti

    Interessante... E avvilente per i giovani... La matassa è comunque difficile da affrontare..

    Un prepensinamento per lasciare posto ai giovani come in spagna sarebbe però da consigliare..

    E basta a medici e avvocati con doppi lavori e pensionati che lavorano come consulenti per le stesse aziende da cui sono usciti o che mantengono un ’attività fino alla morte 

  • Di (---.---.---.153) 15 dicembre 2009 15:07

    Pensione di scorta????

    Tra trenta anni andrò in pensione (forse) a 65 anni e 40 di lavoro con una percentuale ridicola dello stipendio, contro chi va adesso a 57 e si lamenta pure di perdere qualcosina. In più devo destinare parte della mia retribuzione e tutto il TFR alla "pensione di scorta", quando invece chi va adesso ha tutti questi "privilegi" intatti.

    Posso comprendere che dei giovani non ve ne importi niente, ma dei vostri figli? Siete consci vero della precarietà a cui saranno condannati, il tutto per continuare a mantenere i vostri privilegi acquisiti negli ultimi 40 anni?

    Sindacati, istituzioni, finanza e industria sono riusciti nel grande inciucio di convincere tutti con il parolone "pensione integrativa", che nasconde niente altro che un semplice concetto: abbassiamo le pensioni e obblighiamo le persone a pagarsi di tasca propria quello che manca, autoriducendosi lo stipendio e donando tutto il TFR per essere destinato a veri e propri "investimenti azionari", senza nessuna garanzia di rendimento.

    Che dire... grazie !!

    Paolo

  • Di Elia Banelli (---.---.---.207) 15 dicembre 2009 21:34
    Elia Banelli

    Caro Paolo, i tuoi timori sono più che giustificati. A mio avviso però i giovani saranno penalizzati in futuro proprio a causa del sistema previdenziale che abbiamo avuto negli ultimi decenni.
    Considera solo che il limite di età a 65 anni è stato introdotto per la prima volta nel 1919!!!
    Poi il governo fascista lo ridusse a 60 nel 1939. Per ritornare a 65 anni si è dovuto attendere il 1992, cioè lo stesso livello di 70 anni prima!!! Quando immagino che la media e la qualità della vita sia più che migliorata. Lo stato assistenzialista concepito fino ad ora non può più reggere in futuro, soprattutto con lo scandaloso debito pubblico che ci ritroviamo.
    Alcuni analisi hanno previsto che i giovani di oggi percepiranno una pensione che oscilla dai 400 ai 600 euro mensili, una miseria se confrontati da qui a 30-40 anni con l’inflazione e l’aumento del costo della vita.
    Per questo motivo la pensione integrativa è quanto mai necessaria e auspicabile.
    Considera che non esistono solo investimenti azionari ad alto rischio, ma si può decidere di destinare una parte del proprio stipendio (anche minima del 10%) ad un fondo bilanciato con titoli di stato e obbligazioni a basso rischio e rendimento garantito.
    L’importante è affidarsi a professionisti seri e competenti, che non ti promettono facili guadagni in poco tempo ma sappiano consigliarti con equilibrio e avvertirti dei pro e contro di ogni operazione.
    Se vuoi un mio esempio personale, ho iniziato da poco a destinare una parte del mio stipendio alla previdenza integrativa, e dopo un semestre la prima cedola è stata del 7%.
    Saluti.

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