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 Home page > Attualità > Cultura > Disoccupate le strade dai sogni

Disoccupate le strade dai sogni

C’è una bellisima canzone di Claudio Lolli che porta questo nome: "Disoccupate le strade dai sogni". Forse non tutti sanno che è dedicata a Ulrike Meinhof e forse non tutti sanno chi è o meglio chi è stata Ulrike Meinhof.

Chi aveva vent’anni negli anni settanta probabilmente ricorderà questo nome se non altro ricorderà le vicende della R.A.F. (ROTE ARMEE FRAKTION; FRAZIONE ARMATA ROSSA) nella Repubblica federale tedesca. Ulrike Meinhof, nota da molti per le drammatiche vicende del terrorismo tedesco e per la sua tragica ed emblematica fine nelle carceri di Stammhein l’8 maggio 1976, è stata innanzitutto una donna di cultura, giornalista di professione e militante politica di grande umanità.
 
Lo si può benissimo riscontrare nei suoi scritti come ad esempio il bellissimo e toccantissimo Ammutinamento, storie di adolescenti in un riformatorio femminile tra solitudine e rivolta. La storia racconta le vicende, analizzate di persona dall’autrice, di un gruppo di ragazze in un riformatorio di Berlino ovest, la sua sensibilità nel narrare tale vicenda nulla concede alla banalità dello schematismo politico né al paternalismo.
 
Collaborò con la rivista Konkret, scrisse interessantissimi articoli di spessore e di denuncia riguardanti il conflitto del Vietnam e le morti di innocenti inermi ad opera dell’esercito statunitense.
 
Cosa accadde in Germania tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70? Quali eventi hanno trasformato il suo impegno per la pace e la giustizia in violenza e ostilità?
Bisognerebbe poter rivivere quegli anni per poter entrare nell’ottica di chi fece tale scelta; forse le parole che ella scrisse non furono sufficienti a colmare il desiderio di giustizia e di liberazione dall’oppressione di chi amministrava la nazione servendo l’imperialismo e il capitalismo dell’ovest del mondo. Chissà cosa avrebbe detto oggi della guerra in Iraq e in Afganistan, delle bombe "intelligenti" e dei migliaia di morti civili.
 
Terrorismo è anche questo ma ovviamente ci diranno che il conflitto è necessario per esportare la "democrazia", che bisogna intervenire lì dove si nascondono chissà quali "armi di distruzione di massa", o che senza la guerra non può esserci la pace.
 
Chissà cosa avresti detto di tutto questo oggi, Ulrike.
 
Ebbe a dire di lei Gustav Heinemann. presidente della repubblica federale tedesca dal 1969 al 1974: "Sembrerà assurdo ma tutto quello che lei ha fatto lo ha fatto per noi".

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