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Del crepuscolo e l’immortal suasion

Tic-Tac. 

Aah! Finalmente un attimo di tempo per dire tre o quattro fesserie innocue.
Ma dico: credete che ci si diverta a imbastire lo scheletro dell’opinione pubblica e darsela a gambe, frattanto, dai fuochi di due o tre condanne, dalle fiancate degli alleati, dai morsi di un’anagrafe che guarda braccia-conserte? Enno’, cari miei: forse bisognerebbe valutare lo spettacolo di un corpo cadente, anziano, affaccendato nel tirarsi via dai guadi che lo volevano freddo già vent’anni prima. Ma 20 anni fa, ragazzetti miei: a 50 e passa anni puoi permetterti il jogging sulla costa e il dribbling nelle aule di tribunale. Il leasing politico-giudiziario e il palinsesto imbonitore da studiare.

Vite negate. 


Ma siete scemi? Ma vi sembra possibile, a 73 anni suonati, pranzare e andare a letto coi fantasmi? Gli angusti laboratori lavorano persino nottetempo, preparano il vaccino e ritardano, di respiro in respiro, l’avvicinarsi tetro della morte civile. Come un eterno cadere e rialzarsi, a forza di mozioni di fiducia. E le minacce, e il sollievo di un abbraccio amico e aggraziata di presenze femminili, che vengono ancora meno. E le corti di mezza Italia che promettono d’inserirlo in qualsiasi lista degli indagati, e la Sicilia che scotta, e la Campania che scotta. Gli amici e i nemici, i fedeli e gli eretici. Non vorremmo dargli forse vinta la vera lotta iconica che conduce da anni?

Dottore, sta morendo. 
Dico: non vogliamo mica dargliela per buona e continuare a pensare, senza rifletterci un attimo, che si sta parlando di un uomo anziano, forse malato, afflitto da delusioni e pericoli d’ogni sorta? Come quei viaggi scomodi, che sembra di non vederne mai l’arrivo. Si è fatto cucire di stuole immortali, al vapore, attraenti, e ci siamo cascati. Questo è quanto, e non lo è. Non lo è il suo medico, immortale, che a giudicare da alcuni sta morendo di cancro: dopo essere stato curato dal figlio con una nuova terapia sperimentale, sono comparse metastasi e ora sta morendo. Fonti: un mio amico medico catanese”.

Morire, come fosse lodo.
Non lo è malgrado la scarlattina – tiene a precisare TgCom - che colpisce perfino lui (mentre, ovvio, adorava in epifanie michelangiolesche la famiglia e i beati nipotini). Povero, dico: credete che si possa reggere ad un’esistenza ritmata, perigliosa, insalubre, minacciata, crepuscolare? No. La politica giochi il suo gioco, Fini faccia il suo e il suo BersaniIl Foglio gli ha consigliato di cominciare ad usare la testa, evitando la reattività impulsiva del muscolo, che ne è tempo. Questo, tengo ad aggiungere, ammesso che l’organismo del nostro sia ancora quel marchingegno oleato di fabbricazione brianzola. Che sia malato e che sia taciuto è più che possibile. Che al suo agire politico e umano possa subentrare, in un lampo, la morte, non è neppure da escludere. E si farebbe prima. Tutti seduti: sarebbe come dire che, visti i processi brevi, era meglio il Lodo Alfano.
U‘

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