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Cristianismo e integralismo islamico, due estremismi speculari

Il termine “cristianisti” non è solo un arnese della polemica politico-culturale contro gli integralisti della croce opposti (ma speculari) agli integralisti della mezzaluna. Si tratta di movimenti più o meno strutturati, i cui militanti hanno precisi connotati ideologici e psicologici.
 
Ecco l’identikit del perfetto cristianista secondo il sito web Kelebek : "La vera novità non è tanto la sua scelta di schieramento, quanto il pathos che ci mette. Lo spirito di militanza. E soprattutto la forte motivazione ideologico-religiosa. Dalla teologia dell’unicità di Cristo Salvatore discende un atteggiamento belligerante verso l’Islam. Dalla critica ortodossa del pelagianesimo (che esalta l’autonomia e la libertà del singolo rispetto all’autorità della gerarchia ecclesiastica, ndr ) viene l’accusa sprezzante a quei cristiani che si dedicano alle iniziative sociali in favore degli "ultimi". Dalla denuncia dell’irenismo teologico (che auspica la riunificazione delle chiese separate) si arriva all’entusiasmo (non solo approvazione, ma entusiasmo) per le spedizioni militari alleate... Fenomeno nuovo, senza dubbio, almeno relativamente agli ultimi anni. Minoritario ma non quanto si crede, perché si innesta (estremizzandole) in tendenze dottrinali e politiche che trovano spazio anche in alcuni settori della gerarchia ecclesiastica...".
 
L’intolleranza cristianista tende a diventare pervasiva al pari dell’integralismo islamico. Vedasi la nuova legge irlandese sulla blasfemia, che pretende di punire con ammende fino a 25 mila euro le affermazioni offensive o presunte tali contro qualsiasi credo religioso, limitando la libertà di espressione delle idee e richiamando le fatwe degli integralisti islamici come quella di Komeini contro lo scrittore Salman Rushdie ed i suoi "Versetti satanici". Io punirei piuttosto la bestemmia come s’intende comunemente, ossia l’espressione inutilmente e provocatoriamente oltraggiosa e volgare del tipo porco D..... oppure D... cane così frequente soprattutto nel linguaggio giovanile, non certo il discorso o ragionamento che neghi anche con forza icastica le verità di fede di una religione, tipo, che so, quella che fa da titolo al libro di Cristofer Hitchens "Dio non è grande" o la frase di Frank Zappa per cui "far dipendere tutto dall’idea del Tizio sulla Nuvola è un prodotto della parte animale del cervello". Ma, si sa, ai fanatici e alle gerarchie dà più fastidio questa ironia sul sacro che la bestemmia volgare ed offensiva, tesi questa che è alla base del romanzo "Il nome della rosa" di Umberto Eco, dove il fanatico frate assassino uccide proprio perché nessuno possa leggere il testo di Aristotele sulla forza distruttiva e liberatoria del riso, che distingue l’uomo dalla bestia; del resto, la realtà storica è che le autorità cristiane del basso impero romano bruciarono o nascosero varie opere di Aristotele e di altri grandi pensatori greci, ma non fecero i conti con i califfi musulmani che, conquistata l’Andalusia, ce le ritrasmisero.
 
Ancora più allarmanti sono le iniziative della destra cristiana americana come le descrive lo Hedges nel suo recente "Fascisti americani. La destra cristiana e la guerra in America", in cui si fa un parallelo tra i movimenti totalitari del XX secolo e questo movimento assai organizzato, ben finanziato ed influente, impegnato addirittura a creare negli States uno Stato teocratico da esso dominato.
 
In definitiva, al pari degli integralisti islamici, questi cristianisti rischiano di precipitare il mondo occidentale ai tempi della "Santa inquisizione" o come minimo a quelli che precedono la proclamazione dei diritti dell’uomo e del rispetto verso ogni idea anche se non condivisa.
 
Sono dunque due estremismi speculari nelle idee e negli obiettivi finali, talmente estranei e pericolosi alla nostra civiltà da farci riflettere sull’inopportunità di essere troppo tolleranti contro la loro intolleranza .
 

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