• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Crisi finanziaria: sospiro di sollievo

Crisi finanziaria: sospiro di sollievo

Si assiste abbastanza sconcertati alle dichiarazioni di banchieri, politici e capitani d’impresa sul "peggio è passato". Gli stessi che non si erano accorti di quello che stava per succedere, gli stessi che salutavano questa crisi come peggiore di quella del 1929 adesso ci dicono che vedono la luce e la fine del tunnel.

Molti di questi ragionamenti si basano essenzialmente sui corsi di borsa: dopo aver toccato i minimi in marzo, è in atto un rimbalzo delle quotazioni guidate dai titoli del comparto bancario. Citigroup, Goldman Sachs, Jp Morgan, Wells Fargo, per restare in America hanno postato risultati del primo trimestre superiori alle aspettative. Pochi però hanno approfondito su quanto possano essere effimeri questi guadagni, tano che in alcuni casi sono stati gli stessi banchieri a volare basso e a dire che questa è una crisi che non si supererà tanto presto.

In un’intervista al Ft, il Ceo del Nyse Euronext, Duncan Niederauer, ha specificato che il recente rally delle borse è provocato più da investitori di breve termine che da quelli di lungo termine, che sono ancora alla finestra.

Se poi si dà un’occhiata alle analisi di uno dei pochi che aveva capito qualcosa della crisi prima che scoppiasse, Nourel Roubini, si scopre che secondo lui gli stress test condotti sulle banche americane sono assolutamente inutili perchè i dati macroeconomici attuali sono peggiori degli scenari previsti dagli stress test per il 2009. Una colossale presa in giro.


Che fa il paio con il famigerato piano Geithner e la tragicomica disponibilità delle banche piene di titoli tossici che sarebbero disposte a comprarsi a vicenda a tutto danno del contribuente (con un meccanismo che Luigi Zingales ha mostrato molto bene su l’Espresso).

E in Italia? Il Paese alle prese con la perenne crisi economica sembra versare sempre più in stato comatoso. Mentre le richieste di cassa integrazione ordinaria decuplicano, i contratti a termine non vengono rinnovati (nè ne vengono aperti di nuovi), le esportazioni crollano e la produzione industriale collassa, si trova il tempo di gioire orgogliosi per la Fiat (che ha a sua volta stabilimenti fermi) e dire che dopotutto la crisi sta passando.

In realtà dalla crisi si sta passando ad uno stato comatoso difficilmente recuperabile, se non con massicce dosi di investimento nella ricerca, nelle università, nell’innovazione che punti a sostituire un modello industriale (quello manifatturiero e della grande industria) non più sostenibile dal nostro Paese, che dovrebbe specializzarsi nelle tecnologie e nei servizi.

Meglio tirare un sospiro di sollievo insieme a Tremonti: chi sperava di sciogliere le incrostazioni delle rendite, della sperequazione della ricchezza, dei difetti secolari del nostro capitalismo, dovrà rassegnarsi. Nemmeno la crisi mondiale in cui siamo finiti basterà a farci rendere conto della nostra condizione. E’ finito l’incubo per chi temeva di perdere i propri privilegi.

Per tutti gli altri, in bocca al lupo.

Commenti all'articolo

  • Di Cristiano Fantinati (---.---.---.141) 21 aprile 2009 12:29

    Sono d’accordo, come dicono i tecnici della finanza ci aspetta una crisi a "L", cioè raggiunto il fondo non ci sarà nessuna ripresa.

    Senza essere dei grandi geni della finanza è facile capire che la ripresa ci sarà solo quando riprenderanno i consumi. ma questo non accadrà per molti motivi:

    1) Motivi economici
    I cinesi e gli Indiani, sono dei grandi risparmiatori, vivono con uno stipendio bassissimo e sono in grado di produrre tutto quello che gli serve in casa, comprese le cose di gran qualità, di conseguenza le economie "mature" non esporteranno un bel niente verso questi paesi perchè hanno dei costi più elevati.
    Le aziende delle economie "mature" non venderanno più un bel niente neache in casa proria perchè i prodotti che provengono da Cina e India hanno la stessa qualità e prezzi più bassi.
    Dato che i cinesi e gli indiani sono 4 o 5 miliardi, diventa ovvio supporre che saranno i ricchi dei prossimi 50 anni.

    2)Motivi etico sociali
    Tutto sommato, speriamo che i consumi non ripartano, dato che la società moderna ha consumato troppo e sta rapidamente distruggendo il pianeta. Se, per disgrazia trovassimo un modo preverso di far ripartire i consumi allo stesso livello di prima, consegneremo ai nostri figli una pattumiera priva di risorse.
    Dobbiamo imparare a misurare lo sviluppo sul benessere sociale e non sul prodotto interno lordo.

    3)Motivi di spremitura
    La classe media delle economie "mature" è già stata spremuta al massimo e si è impoverita a dismisura negli ultimi dieci anni, tant’è che i nove decimi della ricchezza sono nelle mani di un solo decimo della popolazione, mentre i rimanenti nove decimi non sono più in grado di acquistare casa, di godere della pensione e ora anche di comprarsi la tanto stupidamente agognata automobile.
    I consumi in quest’area non riprenderanno per le ragioni economiche del punto 1 e perchè la politica corrotta e i parassiti della società hanno creato sacche di schifosi privilegi, luride caste, ignobili meccanismi di delocalizzazione, e regimi basati sull’ignoranza del popolo.

    Rilanciare i consumi in europa dopo la spremitura?.... a voi la risposta.

  • Di simona (---.---.---.122) 21 aprile 2009 16:47

    condivido.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares