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Come qualcuno di voi sa

"Come qualcuno di voi sa…”. Così inizia una una lettera inviata a due oltre me, a stretto giro di collettivi e coordinamenti; non conosco chi sia il mittente, di cosa parla ma conosco gli altri che l’hanno ricevuta, mi conforta, vado avanti nella lettura e non mi sento bene affatto. Ora so un po’ di più di una madre che denuncia ai carabinieri i maltrattamenti subiti dal giovane figlio nel Centro di Salute Mentale 24 ore a San Polo nel comune di Torrile in provincia di Parma: non sanno migliaia di persone quello che avviene tra 4 mura pubbliche di una struttura cosiddetta sanitaria. E allora? Allora scrivo, batto i tasti e spero che vogliate fare altrettanto, inviando, diffondendo, aiutando a far sapere. C’è sempre un ricordo che ci muove e lo racconto brevemente il mio, prima della lettera.

Avevo diciotto anni quando mia nonna, una persona umile e un po’ bislacca, mi chiese di andare a trovare una sua amica in manicomio, ci stava chiusa da anni, da quando aveva sentito le voci: erano i due piccoli figli morti per la pandemia dell’epoca, una spagnola che tradiva qualunque amore. E il marito padre, pensò bene che l’unica cura era fargliele sentire le voci tra altre mura, che non quelle di casa. Uscì da lì solo quando era morta e forse è stato meglio così, le porte le avevano ormai aperte ma lei aveva paura, non più di quello che aveva dentro ma di quello che c’era fuori. Fu così che entrai a Santa Maria della Pietà a Roma e vidi un bambino che sembrava un pinocchietto, fare su e giù, in moto perpetuo sopra una sedia e certi aggirarsi e altre dietro a una rete. Lei era dentro, arrivò nella stanza, nuda e squallida ma con un bel crocefisso attaccato, era grossa al punto che non sapevo da dove cominciare a guardarla…e mi disse ti manda Pia? Mi chiese che facevo, gli anni e poi come era il cielo fuori, non volle niente perché aveva paura che glielo avrebbero preso le altre, ma lo specchietto sì, lo nascose tra le mani, in una sacchetta tra stoffa e carne e mi disse quello che faceva, le pulizie, i pasti…arrivò poi un’inserviente, era una lontana cugina di mia nonna, assunta perchè il padre l’avevano ammazzato di notte con una spranga del letto, era solo in corsia…Allora …allora la apro, questa lettera, per conoscenza, diffusione, denuncia, proposizione, proprio come fa una certa Maria della televisione, ma lì si incontrano i destini, i fatti, le persone, c’è anche chi non apre la posta e intanto hanno visto e sentito a milioni.

Il 4 novembre del 2009, ormai passato, ci ha scritto Vincenzo Serra, il cognato di Francesco Mastrogiovanni: “Oggi sono trascorsi tre mesi dalla morte di Francesco presso l’ospedale pubblico di Vallo della Lucania. Voglio ringraziare anche a nome dei familiari tutte le persone che ci sono state vicine!”

La madre del ragazzo afferma nell’articolo della Gazzetta di Parma e nella lettera che invio, che andrà fino in fondo, non solo per suo figlio ma per i tanti giovani che non possono rimanere soli e nel silenzio.

Fateci sperare che possa essere anche questa Informazione. 

Carissimi Compagni,
come qualcuno di voi sa lavoro presso una struttura psichiatrica denominata “CSM 24 ore” a S.Polo di Torrile (PR).

Sono un educatore che si riferisce alla Pedagogia Libertaria, ai principi della “Escuela Moderna” di Ferrer, alla deistituzionalizzazione di Basaglia ma soprattutto sono un aderente alle idee dell’Antipsichiatria di Giorgio Antonucci
e di tanti altri che si oppongono alla psichiatria.Voglio segnalare che dopo una serie di episodi di maltrattamento subiti da un ragazzo ricoverato in struttura, la madre ha deciso di denunciare il tutto ai CC.
Sappiamo benissimo che certe denuncie non fanno molta strada, sicuramente chi sapeva ha avuto un improvviso e strano buco di memoria: ricorda benissimo quello che è accaduto prima del ricovero del ragazzo, e dopo la sua dimissione da questa specie di manicomio non dichiarato, ma se chiedete se ha sentito o avuto notizia di qualcosa, vi risponde con i soliti non c’ero, non ricordo, non mi risulta VERGOGNA!!!
Stranamente anche chi mi confermava le cose che ho denunciato è stata affetta da “dimenticanza opportuna da inchiesta giudiziaria”, per cui difficilmente mi troverò a testimoniare fatti e personaggi in numerosa compagnia.
Ma la cosa non mi spaventa. Quello che mi spaventa è il silenzio che si cerca di costruire attorno a questa faccenda.
Per quanto mi riguarda ho già avuto modo di assicurare al ragazzo ed ai suoi parenti la mia disponibilità ed il mio aiuto.


Penso però che il mio solo aiuto non sia sufficiente. C’è il rischio che passata la bufera ci si ritrovi ancora con persone
maltrattate in strutture sanitarie pubbliche, senza che l’opinione pubblica ne sappia niente, con tutto il fardello di queste atrocità unicamente sulle spalle di chi le subisce,senza avere il coraggio e la possibilità della denuncia, anzi con la vergogna di avere in casa un parente “malato di mente”. La madre di questo ragazzo, da quello che dicono i giornali (Informazione di Parma del 27-10-09 e Gazzetta di Parma del 29-10-09) ha denunciato 6 persone tra infermieri e operatori sanitari.
Ha potuto fare questo anche perchè non è stata lasciata sola: nella sua lotta contro l’ingiustizia e la vigliacca violenza, di chi pensa di avere il potere di decidere della salute e della vita stessa degli altri, ha trovato delle persone che, in coerenza con il proprio quotidiano lavoro di solidarietà e vicinanza, hanno deciso da che parte stare, e lo hanno fatto concretamente.
Se la Solidarietà è un’arma io la uso per esprimere la mia più totale vicinanza e condivisione alle vittime (pazienti e parenti), esprimo la mia più totale distanza da pratiche manicomiali che non dovrebbero avere spazio in una società che voglia definirsi umana.Chiedo a tutti la disponibilità, nel possibile, ad esprimere la propria solidarietà alle vittime anche con atti concreti: pensiamo ad organizzare per esempio un sit-in in città per poter denunciare meglio alla pubblica opinione quello che succede al chiuso delle stanze…
Vi rigrazio per la vostra disponibilità.
Se volete prendere contatti direttamente con la madre del ragazzo:
Fortuna Renata 329-9867106


 


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