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Cassazione: "Agenda rossa mai stata in via D’Amelio", intervista a Salvatore Borsellino

Nell’agosto di quest’anno la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con cui era stato prosciolto il colonnello Giovanni Arcangioli, accusato di "furto pluriaggravato" per aver rubato e fatto sparire l’ormai tristemente famosa agenda rossa del giudice Paolo Borsellino il giorno della strage. Ieri una nota estrapolata da quella sentenza è stata ripresa dall’agenzia APCOM.

"Non c’è la prova" che la borsa con la quale il colonnello Arcangioli era stato ripreso allontanarsi dalle auto ancora in fiamme sotto la casa della madre del giudice Borsellino, contenesse l’agenda rossa in cui il magistrato annotava tutti i suoi appunti più importanti.L’altra, quella dei suoi appuntamenti, è quella grigia che conosciamo e in cui il 1° luglio era annotato un appuntamento con l’On. Mancino che però non ricorda di aver incontrato al Ministero il giudice.
 
"Non si può ritenere opera" di Arcangioli "la sottrazione dall’interno della borsa" del documento, e appare "del tutto inverosimile" la circostanza "se si consideta lo spazio di tempo ristrettissimo a sua disposizione e il teatro del fatto in cui era convenuta tutta una folla di operatori di polizia".
 
 
Nonostante le nomerose testimonianze di parenti, investigatori che affiancavano il giudice nel suo lavoro e colleghi che affermano con certezza che Borsellino non si separasse mai dalla sua agenda rossa, per la Cassazione "gli unici accertamenti compiuti in epoca prossima ai fatti portavano ad escludere addirittura che la borsa presa in consegna da Arcangioli contenesse un’agenda, come sempre sostenuto da quest’ultimo".
 
Inutile immaginare lo stato d’animo e la frustazione dei familiari del magistrato. La vedova Agnese e il figlio Manfredi ribadiscono con sicurezza: "Possiamo ribadire che quel giorno Paolo Borsellino si è recato in via D’Amelio portando l’agenda con sé". La moglie infatti un’ora prima che la bomba facesse saltare in aria il giudice e la sua scorta vide il marito con l’agenda mentre si trovavano in un villino di famiglia in compagnia di amici. Circostanza riconfermata recentemente ai pm di Caltanissetta impegnati nelle indagini sulle stragi di quegli anni.
 
Dal blog 19luglio1992 il fratello Salvatore, lancia parole di sdegno di fronte all’ennesimo colpo di spugna nei confronti della verità sulla morte del fratello Paolo. Da anni ormai in prima linea al grido di "Resistenza" e in giro per piazze, scuole e manifestazioni con un’agenda rossa in mano, con i suoi compagni di viaggio in questa battaglia Gioacchino Genchi, Sonia Alfano e Luigi De Magistris, ha fatto una delle sue ultime apparizioni il 14 novembre alla UCL University di Londra come relatore con Genchi, invitati dal professore John Dickie alla conferenza "Le stragi del 1992 e i rapporti tra mafia e stato".
 
Ieri nel blog scrive un articolo dal titolo "Incriminare i familiari di Paolo Borsellino per la sottrazione dell’agenda rossa" in cui afferma con profonda amarezza che "le motivazioni della sentenza emessa dalla tristemente nota sesta sezione penale della Corte di Cassazione, vanno addirittura al di là di questo già di per sè osceno quadro di evidenze negate, di verità nascoste e di crimini occultati. Si arriva addirittura a negare che la borsa del Giudice contenesse l’Agenda Rossa asserendo che "gli unici accertamenti compiuti in epoca prossima ai fatti portavano addirittura ad escludere che la borsa presa in consegna dal Capitano Giovanni Arcangioli contenesse un’agenda". Si prendono cioè per buone le dichiarazioni contraddittorie date in tempi diversi dall’imputato chiamando in causa testimoni che lo hanno smentito, come l’ex magistrato (al momento del fatto) Giuseppe Ayala o addirittura non presenti sul luogo della strage, come Vittorio Teresi, e non si da alcun valore alla testimonianza della moglie del Giudice, Agnese Borsellino, che vide Paolo riporre l’agenda nella borsa, dopo averla consultata nel pomeriggio di quel 19 luglio, prima di andare all’appuntamento con la sua morte annunciata. A questo punto non resta che trarre le inevitabili conseguenze da questa sentenza della Corte di Cassazione, incriminare la moglie del Giudice per falsa testimonianza e processare tutti i familiari del Giudice, figli, moglie, fratelli e sorelle per la sottrazione e l’occultamento dell’Agenda. Dato che Paolo non se ne separava mai solo i suoi familiari possono averla sottratta e occultata. Contro la madre del Giudice non si potrà procedere per sopravvenuta morte dell’imputato". Queste le amare e ironiche parole del fratello di Paolo Borsellino, da ormai 17 anni abitutuato a sentire le affermazioni più surreali e recentemente accusato dall’On. Gasparri di "essere disistimato dal fratello Paolo". Querelato.
 
Le ultime speranze di arrivare alla Verità sulle stragi e sull’agenda rossa, documento da cui si ritiene si possa risalire alla verità sulla nascita della Seconda Repubblica e sui ricatti che probabilmente la tengono ancora in piedi, sono affidate ai magistrati di Caltanissetta, Palermo, Firenze e Milano impegnati in queste delicatissime indagini e al cosiddetto Popolo delle Agende Rosse che stanno loro vicini e che non si stancheranno mai di scendere per le strade e sventolare la loro agenda rossa fin quanto questo Paese insanguinato non avrà conosciuto la Verità.
 
Per avere maggiori delucidazioni abbiamo contattato Salvatore Borsellino per conoscere le sue impressioni a proposito di questa vicenda.
 
Cosa ne pensa della sentenza sull’agenda rossa e della notizia?
Io la prima cosa che vorrei dire è come mai sia stata ripresa da qualche agenzia oggi, una nota estrapolata dalla sentenza uscita nell’agosto 2009 sulla borsa del giudice Paolo Borsellino. Io avevo già criticato questa sentenza, che mette una pietra tombale sulla verità e sulla giustizia; una sentenza abnorme, emessa nei confronti del colonnello Arcangioli. Io non dico che Arcangioli sia colpevole ma dalle testimonianze avute durante il processo, tra cui quella di Ayala (citato da Arcangioli che ha affermato dopo tre o quattro diverse dichiarazioni di avere aperto la borsa davanti a lui,n.d.r.) che ha smentito le dichiarazioni del colonnello, certi elementi dovrebbero essere venuti fuori. Come minimo si sarebbe dovuti arrivare a certe conclusioni alla fine del dibattito processuale, e qua si dice che l’agenda nella borsa non sarebbe proprio stata presente. Allora dico che bisogna incriminare la moglie e i familiari per aver testimoniato il falso, dichiarando che Paolo l’agenda l’aveva messa nella sua borsa prima di uscire e rimanere ucciso. Allora bisogna incriminare i familiari.
 
Pensa che dalle nuove indagini che stanno svolgendo le varie procure possa emergere la verità anche sull’agenda rossa di suo fratello?
Con questo processo si è messa una pietra tombale su questa faccenda a meno che non si riapra un altro processo sull’agenda rossa. Penso che i processi di Caltanissetta porteranno fuori i veri mandanti della strage, i nomi di chi ha premuto il telecomando azionando la bomba. Se non si avrà paura di togliere quel velo oscuro che ricopre ancora questi penso si possa arrivare a quella che è la verità sulle stragi. Credo profondamente in questi giudici e credo che se non verranno fermati non col tritolo, ma con le continue delegittimazioni o con le avocazioni dei processi, come tra l’altro hanno già iniziato a fare nei confronti di Antonio Ingroia (di questi giorni l’attacco dell’editoriale di Minzolini al giudice, n.d.r.), si potrà giungere alla verità.
 
Crede quindi che ci siano ancora speranze di verità o siamo un Paese senza speranza?
Per la prima volta dopo tanti anni senza speranza di scoprire nulla, nutro tante speranze in questi magistrati di queste procure che con grande impegno stanno svolgendo e portando avanti queste indagini e che non bisogna lasciare soli. La speranza la ripongo anche in tutti questi giovani che insieme a me portano in mano le loro agende rosse, simboli di questa battaglia, e che mi accompagnano con la loro solidarietà a voglia di verità a giustizia. Daremo coraggio a questi magistrati che non devono assolutamente essere lasciati soli.
 

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