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Budapest: eletto il nuovo Premier, ma la destra vola nei sondaggi

Intanto l’opposizione di destra, il Fidesz, veleggia con il vento in poppa nei sondaggi e continua a chiedere elezioni anticipate nel paese più colpito dalla crisi.

Il grande malato dell’Europa centro-orientale, da pochi anni entrata a far parte dell’Unione europea, ha da ieri un nuovo primo ministro, l’ex Ministro dell’economia Gordon Bajnai. Entrato a far parte del gabinetto Gyurcsany dopo le ultime elezioni legislative, appena quarantunenne, Bajnai non si può certo dire che sia l’uomo della svolta che tutti i magiari si attendevano ma, assecondando i voleri del Fondo monetario internazionale, che ha preteso la sostituzione del miliardario socialista Gyurcsany, il quale ha portato il paese sull’orlo del collasso, era forse l’unica faccia presentabile da parte del partito socialista.

Un partito totalmente screditato
dal modo inefficiente e corrotto in cui ha governato sinora l’Ungheria, precipitandola nella più grave crisi economica della sua storia democratica. Solamente grazie al prestito di venti miliardi di euro concesso dal Fondo monetario internazionale dunque il paese magiaro è riuscito ad evitare la bancarotta.

Quest’anno il prodotto interno lordo della Nazione si contrarrà del 6%, ma ovviamente la ricetta da applicare imposta in cambio dai finanziatori internazionali è di quelle che veramente fanno male alla popolazione.


- Blocco degli aumenti salariali, in un paese in cui il costo della vita cresce di giorno in giorno, tagli alle pensioni, in una nazione dove nell’ultimo anno il fiorino (la moneta locale) ha perso ben il 30% del suo valore nominale.


- Diminuzione sensibile delle spese sociali in un paese ove ultimamente la percentuale dei poveri in rapporto al totale della popolazione ha superato persino quella della vicina Romania, sono le misure economiche che verranno approvate a giorni.


In questo quadro di estrema incertezza non solo per il presente ma anche per il futuro Bajnai ieri l’altro l’altro ieri è stato eletto Premier al parlamento di Budapest con 204 voti a favore ed 8 astenuti con il metodo della sfiducia costruttiva mutuato nella Costituzione magiara da quella tedesca.

Per lui hanno votato la quasi totalità dei deputati socialisti e liberali, alleati dei primi in questa esperienza di governo. L’opposizione di destra, dai caratteri fortemente nazionalisti, del Fidesz, guidato dal capopopolo Viktor Orban, ha preferito uscire dall’aula al momento del voto ed andare ad ingrossare le fila dei moltissimi manifestanti anti governativi che si erano radunati davanti al Parlamento in riva al Danubio.

Orban continua a chiedere elezioni anticipate ben sapendo che il suo movimento vola nei sondaggi ed è amatissimo sia tra i giovani, massacrati dalla crisi, che dagli anziani ridotti ora alla fame.

I social- liberali invece cercano di arrivare nella maniera più dignitosa possibile alla scadenza naturale della legislatura nella primavera del 2010. Bajnai ha fatto sapere che non si candiderà alla guida del governo ungherese ed il suo partito è intenzionato a presentare come candidato premier la neo-segretaria socialista Ildiko Lendvai, alla quale assegnare l’improbo compito di sconfiggere il vincente Orban.

D’altro canto però un’eventuale vittoria della destra nazionalista del Fidesz preoccuperebbe non poco la comunità internazionale giacchè Orban, forse per far dimenticare ai magiari i morsi della fame, ha promesso loro di dare la stura a tutta una serie di rivendicazioni territoriali, a partire dalla Transilvania ex ungherese ed ora Romena, sino ad arrivare alla Vojvodina ora serba, rinfocolando il mito della nazione magiara ingiustamente umiliata all’indomani della prima guerra mondiale.

Non certo un esempio di moderno leader Europeo.

Così tra populisti anti-europei e socialisti, già comunisti corrotti, si sta tristemente consumando la parabola dell’Ungheria che solamente cinque anni fa sembrava essere la tigre economica dei paesi della nuova Europa.

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