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Brothers

"Come una guerra dall’altra parte del mondo provochi una guerra in famiglia"

Un marine pluridecorato, la moglie devota e suo fratello galeotto. Tre personaggi per una storia di amore, dolore e pazzia. Sam Cahill (Tobey Maguire) è un Capitano dei marine in partenza per l’Afghanistan, padre di due piccole bambine e marito di Grace (una bellissima Natalie Portman), moglie devota e innamoratissima (sua compagna dai tempi del liceo) che è l’esempio perfetto della sposa militare, mai lamentosa e che offre sempre un supporto. Tommy (Jake Gyllenhaal) è il fratello minore di Sam, appena uscito di prigione e da sempre pecora nera della famiglia. Una famiglia sempre stata vicina all’ambiente militare in quanto il padre (Sam Shepard) è un reduce del Vietnam. Quando Sam viene dato per disperso tra le montagne afghane e di conseguenza considerato morto, Tommy si sente in dovere di provvedere alla famiglia del fratello. Egli, dopo i primi difficili momenti, arriverà a sostituirsi completamente nel ruolo del fratello, diventando un padre per le nipotine ed un compagno per la cognata, senza peraltro intrattenervi una vera e propria relazione. In realtà, però, Sam non è deceduto ma solo fatto prigioniero dai talebani e quando torna in patria viene a contatto con una realtà completamente diversa da quella che aveva lasciato.

 

Jim Sheridan, al suo settimo lungometraggio, sceglie di girare il remake di Non desiderare la donna d’altri, film danese del 2004 diretto da Susanne Bier. Riadattato in un contesto americano da David Benioff, il film racconta molto poco di cosa sia la guerra, focalizzandosi soprattutto sui rapporti umani scaturiti di conseguenza alla guerra. Brothers è un film che, seppure la sua prima versione risalga a cinque anni fa, è di estrema attualità. Il dramma vissuto dai soldati combattenti in Medio Oriente in questi tempi è facilmente accostabile alla storia raccontata da Sheridan, che ben sviluppa soprattutto la parte riguardante il ritorno a casa dei soldati post trauma bellico. Un film che funziona, abilmente girato e fotografato; magistralmente interpretato da un trio d’attori che si trova a proprio agio in ruoli che sembrano essere pensati proprio per loro. Natalie Portman è perfetta nel ruolo della moglie/madre che a dispetto di tutto trova ancora la forza di sorridere, aiutata dalle sue due bambine di una vitalità eccezionale (le piccole Bailee Madison e Taylor Geare).

Tobey Maguire, sveste i panni di Spider-Man che l’hanno reso noto al grande pubblico, è sorprendente e bravissimo a trasmettere il dolore, il dramma e la vergogna del soldato sopravvissuto a discapito dei suoi commilitoni. Jake Gyllenhaal è altrettanto bravo nella parte del redento che da ragazzo problematico si trasforma in ancora di salvezza per la famiglia del fratello. Degna di nota anche la buona performance di Sam Shepard, reduce del Vietnam, mai completamente ripresosi dagli orrori della guerra. In conclusione, si può dire che l’opera del regista americano sia ben riuscita, trasmettendo quel forte senso d’impotenza nei confronti della guerra e dei traumi che lascia dietro di sé; un film che non ha molto da invidiare al suo predecessore danese.

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