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 Home page > Attualità > Politica > Bersani non parla di politica. Quello che i politici dicono

Bersani non parla di politica. Quello che i politici dicono

«Il mio primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà».

Come a tutti è noto questa frase è stata pronunciata dal neo segretario del PD Pier Luigi Bersani all’interno delle sue dichiarazioni subito dopo l’elezione; non tutti, però, sanno individuare il motivo per cui essa è particolare. Per farlo occorre leggere con attenzione le odierne otto pagine del Televideo RAI sull’elezione di Bersani: è questa l’unica frase, in otto pagine, che ha per oggetto la politica, nella comune accezione di quest’ultima come attività che ha come oggetto l’organizzazione ed il governo dello Stato (dizionario della lingua italiana De Mauro, editore Paravia). Provare per credere.
 
Per il resto si parla di tizio che si allea con caio, di sempronio che si contrappone a qualcun altro, chi va a destra e chi va a sinistra, e così via, di pagina in pagina di aria fritta, sino a completare le otto pagine otto del Televideo.
 
Qualcosa di molto simile ce lo propinano ogni giorno i telegiornali RAI, i quali, piuttosto che fare informazione testimoniando agli spettatori sui fatti che accadono alle Camere e nel Governo, ci propinano una carrellata, sapientemente dosata secondo un criterio di distribuzione del tempo politically correct, di esponenti politici inquadrati in primo piano, i quali fanno dichiarazioni propagandistiche. E’ come una campagna elettorale ininterrotta, che ingenera una tal mortale noia da far capire le ragioni, se non addirittura da pienamente giustificare, coloro che, per reazione, smettono di pagare l’abbonamento annuale alla televisione.
 
E non capiamo perché all’estero, spesso e volentieri, ci dicono che siamo strani. In base a quale criterio dovremmo essere considerati normali?
 
Secondo le riflessioni di Francesco Alberoni sul Corriere della Sera le ragioni al fondo di questi comportamenti consistono nella caduta degli ideali:
«Cosa succede quando scompare qualsiasi segno di perfezione personale e sociale ? Quando l’essere umano non sente l’aspirazione a superare il suo egoismo, a migliorare moralmente, a creare una comunità in cui vengono premiati il merito e la virtù ? Persi gli ideali, a cosa si rivolge la spinta umana che tende verso l’alto ? Solo al potere ed al denaro. Il potere diventa un fine in se».
 
Ed ancora «Allora non importa più quello che fai, perché pensi che con il potere e il denaro potrai corrompere le anime. Tutti i mezzi diventano leciti per scalare l’unico cielo che è rimasto : accordi trasversali, ricatti, società segrete, licenze pubbliche, tangenti internazionali. La grande chiassosa battaglia della politica italiana nasconde gente che accumula enormi poteri ed enormi ricchezze».
 
Ma non è pessimista, Francesco Alberoni: «C’è sempre gente coraggiosa che ha fantasia, che ha fede e vuol perlomeno dare un esempio ai giovani. E la storia ci dimostra che ad un certo punto i corrotti si autodistruggono. Perché la loro inefficienza li indebolisce e, oltre un certo grado di inerzia, gli uomini si ribellano, cercano nuove guide e ricominciano a sperare e a costruire».
 
Questo processo virtuoso, purtroppo, non si è ancora avviato nel nostro Paese. Quando questo accadrà, ce ne accorgeremo dal fatto che non vi saranno più le otto pagine otto di aria fritta sul Televideo.

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