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Berlusconi sigla stamane un nuovo accordo di cooperazione tra Italia e Serbia: Belgrado diventa il nostro grande amico ad Est

Precedentemente il Presidente serbo Boris Tadic aveva incontrato il suo omologo italiano Giorgio Napoltano ed il Presidente della Camera Fini 

Nove ministri guidati dal premier Cvetkovc hanno accompagnato il Presidente della Repubblica serbo a Roma dove è in corso una visita di Stato di tre giorni da parte dei massimi rappresentanti del maggiore tra gli Stati balcanici. Ieri Tadic ha incontrato il Presidente della Camera Gianfranco Fini e poi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre domani la delegazione proveniente da Belgrado dovrebbe avere un colloquio approfondito con il “ management” Fiat dal momento che attualmente la casa automobilistica torinese assembla un gran numero di automobili Punto nello stabilimento ex Zastava di Kragujevac, mentre i singoli pezzi continuano ad essere prodotti in Italia. Il piatto forte della tre giorni serba a Roma è stata comunque la giornata di oggi quando la delegazione al completo si è incontrata con il premier Silvio Berlusconi. La Serbia ha stretto accordi sempre più stringenti con l’Italia, in gran parte di natura economica ma non solo. Il Ministro degli Esteri italiano Frattini infatti ha promesso, e sicuramente la cosa avrà un seguito in caso di nomina di Massimo D’Alema ad alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, alla Serbia un’integrazione rapida nella Confederazione di Stati sino ad oggi a ventisette. Pure ai nemici storici dei serbi e cioè agli albanesi, comunque, Frattini ha promesso la stessa cosa sebbene molti altri paesi dell’Unione europea sembrino mostrare molta maggior prudenza in materia.
 
La Serbia poi ha siglato con l’Italia una nuova cooperazione strategica, di grandissima importanza se solo si pensa che l’Italia intesse relazioni così strette solamente con Russia, Turchia, Francia e Spagna. La Serbia è il primo stato dell’Europa centro-orientale a godere di una così alta considerazione presso il governo di Roma. Un accordo di questo genere è stato fortemente desiderato dal governo Cvetkovic e dal presidente balcanico Tadic il quale già pregusta la creazione di due grandi e moderni distretti industriali attorno a Belgrado ed a Novi Sad il cui nerbo dovrebbe già essere costituito da imprese italiane che di qua potrebbero spiccare il grande balzo per esportare i propri prodotti verso il mercato russo. Sta infatti per entrare in vigore un nuovo accordo tra Serbia e Russia che prevede per l’appunto l’abbattimento di molti dazi doganali oggi esistenti tra i due paesi. Il governo serbo stima che a fronte di cotanta manna pure le tante imprese venete presenti nella vicina Timisoara dovrebbero attraversare il confine serbo- romeno per insediarsi attorno alla capitale che sorge alla confluenza tra Sava e Danubio.
 
Per la Fiat, cioè per la massima industria privata italiana, l’affare serbo poi si sta rivelando preziosissimo: il governo di Belgrado, pur di gettare ponti d’oro alla nostra imprenditoria e di salvarsi dai colpi di coda della crisi economica globale, ha varato importanti incentivi per tutti quei suoi cittadini che volessero rottamare le vecchie ed inquinanti Zastava Jugo con le più moderne Punto. In prospettiva futura poi la Serbia, considerando che il gasdotto South Stream una volta riemerso dal mare in Bulgaria raggiungerà Ungheria ed Austria non più passando dalla Romania come sarebbe stato per Nabucco ma compiendo una vasta digressione in terra balcanica, diventerà quasi sicuramente la Nazione economicamente più appetibile di tutta l’Europa sud-orientale e dunque l’Italia ha ben pensato già di porci un piede. Quanto successo oggi dunque, senza ombra di dubbio, segna la fine di quel conflitto tra Europa occidentale e Serbia culminato, nell’ambito della guerra del Kossovo, nel bombardamento di Belgrado di dieci anni fa realizzato anche da caccia- bombardieri italiani inviati dal governo D’Alema. Per la Serbia, e per la Russia di Putin sua storica mentrice, sicuramente un grande successo. 

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