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Avatar di tutto il mondo unitevi!

L’abile Cameron sta viaggiando verso un nuovo successo d’incassi con il suo ultimo film Avatar appena uscito in Italia. Aldilà della reale qualità del film e dei suoi meriti spettacolari, vogliamo cercare gli ingredienti che assicurano a questo film una luminosa carriera. Partiamo dall’ipotesi che i film che “sbancano" il botteghino come i bestseller letterari si basino sulla capacità degli autori di mescolare mitologie di varie culture, angosce del presente e miracoli tecnologici.
 
Nel caso in questione, il mito greco di Pandora, (nome del pianeta in cui si svolge la storia), la donna "artificiale” colpevole di aver liberato tutti i mali del mondo, e quello del Paradiso perduto di biblica memoria vengono mescolati all’Avatar inteso come corpo in cui si incarnano le divinità della religione Induista. L’allusione ai Pellerosse sterminati dall’avanzare della Frontiera, si fonde con la constatazione della perduta armonia tra Natura e Uomo tipica di molte culture.
 
L’Amore, unica attività umana ancora "ecologicamente sostenibile” lega e dà sapore a questa ricca insalata. Per quanto riguarda la fantascienza troviamo il consueto discorso sulla realtà virtuale che sembra tanto moderno ma che è vecchio quanto gli esseri umani: basta pensare ai comuni sogni, senza andare per forza a pescare nel “silicio”. Le nuove frontiere dell’immersione umana in un Avatar (schiavo tecnologico dematerializzato), che ci sostituirà anche per andare a comprare il latte sono al centro della narrazione filmica. In questa sorta di Panteismo Geneticamente Modificato gli autori di Avatar hanno fatto balenare la diffusissima paura della catastrofe ambientale, un effetto dell’"Apocalissite” malattia incurabile dei nostri anni, unita al comprensibile desiderio di molti esseri umani di fuggire da questo pianeta impazzito. Non mancano neppure allusioni al comportamento imperialista americano degli ultimi anni con delicate sfumature pacifiste.
 
Questa fusione tra elementi apparentemente lontani è coronata poi dai sistemi tecnologici d’avanguardia con costo miliardario usati nelle riprese del film che culminano nell’uso dei ridicoli occhialetti di carta delle proiezioni in 3D che chiamare futuribili è oggettivamente un falso. Uniamo quindi Passato remoto, Futuro ansiogeno e Presente in Crisi mondiale, agitiamo il tutto, naturalmente con grande abilità e mezzi costosissimi ed otterremo un prodotto che sta dando risultati eclatanti soprattutto dal punto di vista economico. Più in generale i produttori di Avatar, nel vendere il loro prodotto fanno affidamento sulla credulità umana galvanizzata dall’esaltazione Informatico -Tecnologica unita inevitabilmente ad un Neo-decadentismo depressivo, rassegnato alla Fine (visti i risultati del vertice ambientale di Copenhagen). Siamo tutti in attesa di un equilibrato e inedito Neo-Illuminismo Romantico che ci riconcili con il Pianeta e con noi stessi. Ovviamente ciò non significa che Avatar non possa anche essere un bel film, per fortuna esiste ancora l’errore.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.153) 18 gennaio 2010 14:32

    Mi permetto di correggere il dettaglio tecnico degli "occhialetti di carta".

    L’illusione della visione tridimensionale, detta anche stereoscopica, avviene riproducendo ciò che accade nella realtà di tutti i giorni: l’occhio sinistro vede un’immagine leggermente diversa da quella dell’occhio destro, in particolare la vede da un punto di vista (l’occhio) un po’ più a sinistra.

    Se lo schermo per la proiezione delle immagini è uno solo, come fare a far vedere all’occhio sinistro una cosa diversa dal destro? In passato ciò veniva realizzato con i citati "occhialetti di carta", uno con lente blu ed uno con lente rossa. Le immagini per l’occhio sinistro avevano dominante rossa, quello per il destro dominante blu, ed ecco che ciascuna era visibile (quasi) esclusivamente ad un occhio.

    Il 3D moderno è molto più moderno e sofisticato. Gli "occhialetti" per vedere Avatar hanno delle batterie interne e dei circuiti elettronici, all’interno delle lenti ci sono pellicole di cristalli liquidi che diventa trasparenti e oscurate per alternare la visuale dei due occhi (il sinistro vede quando il proiettore proietta la visuale da sinistra e così via per il destro), sincronizzati con il proiettore grazie ad un segnale ad infrarossi proveniente da un emettitore presente in sala, collegato al proiettore.

    Ok, il succo dell’articolo non cambia, ma penso sia stato giusto precisare.

    Paolo

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