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Antidepressivi: nuovi dubbi

Antidepressivi, servono veramente?

Un articolo apparso sul sito ANSA mette in dubbio l’utilità di questi farmaci utilizzando uno studio di revisione recentemente portato a termine
all’University of Pennsylvania a Filadelfia.
 
Ecco quanto viene detto sull’ANSA:

"Gli antidepressivi non sono tanto più efficaci del placebo nella depressione moderata o grave, ma valgono invece nei casi più gravi. Lo dimostra un vasto studio di revisione di precedenti ricerche eseguite confrontando gli effetti di un farmaco con quelli del placebo, una pillola di zucchero, condotto da Robert DeRubeis, della University of Pennsylvania a Filadelfia. Lo studio si e’ basato sulla revisione dei dati di sei ricerche su due farmaci antidepressivi molto comuni".

Sfortunatamente gli antidepressivi non sono pillole di zucchero ma farmaci, farmaci che in certi casi hanno effetti collaterali che possono essere gravi.

Alcuni esempi tratti dal sito Xagena e Farmacovigilanza.net (che a loro volta attingono da i database sanitari di tutto il mondo) che dovrebbero far riflettere:

"Nel marzo 2004, l’FDA (Food and Drug Administration) ha emesso un Public Health Advisory riguardo al peggioramento della depressione e dell’ideazione suicidaria e comportamento suicidario nei pazienti trattati con i più nuovi antidepressivi.

Nel febbraio 2005, l’FDA ha esteso il warning a tutti i farmaci antidepressivi, dopo che un’analisi di studi controllati con placebo aveva dimostrato che i farmaci antidepressivi erano associati ad un aumentato rischio di comportamento suicidario nei bambini e negli adolescenti, rispetto al placebo (4% versus 2%).

I benefici degli antidepressivi nei pazienti in età pediatrica non sono ben definiti come negli adulti. La Fluoxetina è il solo farmaco il cui effetto antidepressivo è stato ben valutato nella popolazione pediatrica ed è il solo farmaco antidepressivo approvato negli Stati Uniti nel trattamento della depressione nei bambini e negli adolescenti".

Forse gli zuccherini usati come placebo non hanno effetti così gravi e costano anche meno.
 
Comunque le segnalazioni non finiscono qui:

"Sono state identificate 2.201 donne, a cui era stato prescritto un antidepressivo durante la gravidanza. Gli antidepressivi sono stati classificati come antidepressivi triciclici o inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina (SSRI). I soggetti, esposti ai farmaci SSRI o agli antidepressivi triciclici durante la gravidanza, hanno presentato un aumento significativo del rischio di parto pretermine.

I neonati nati a termine, esposti agli antidepressivi SSRI durante il terzo trimestre, hanno presentato un aumentato rischio di sindrome da distress respiratorio, disturbi endocrini e metabolici, ipoglicemia, disturbi della regolazione della temperatura e convulsioni.

L’esposizione durante il terzo trimestre agli antidepressivi triciclici è stata anche associata ad un aumentato rischio di sindrome da distress respiratorio, disturbi endocrini e metabolici, e disturbi della regolazione termica".

Si potrebbe proseguire con altri articoli che segnalano gli avversi causati da questi farmaci, ma questi esempi dovrebbero già essere sufficienti a farci pensare...

Lo studio di revisione condotto DeRubeis mette in evidenza con quanta facilità si possono mettere in circolazione farmaci che in un primo tempo si definiscono se non fondamentali almeno molto utili ma che ad un’analisi accurata si rivelano di dubbia utilità.

Queste notizie, però, non hanno il dovuto risalto nei media tradizionali e troppo spesso passano in secondo piano.

Paura di danneggiare qualcuno?

O forse la priorità spetta al gossip invece che alla salute del cittadino comune? Al lettore l’ardua sentenza, con un consiglio...

Prima di assumere qualsiasi farmaco è sempre bene consultare anche i siti di farmacovigilanza, nel caso siano state involontariamente dimenticate alcune notizie. Proprio come queste.

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