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America For Sale

Prima la notizia del meeting segreto tra alcune banche d’affari e i notabili Democratici centristi e pro-business, che solo agli occhi dei malevoli ha prodotto il decisivo intervento dei New Democrats nell’annacquamento della riforma della regolazione finanziaria. Ieri quella secondo la quale a dicembre 2008, l’allora capo della Fed di New York, ed oggi Segretario al Tesoro, Timothy Geithner, avrebbe ordinato ad AIG di non rendere noti, nelle comunicazioni societarie, i nomi delle controparti a cui l’assicurazione americana, divenuta buco nero governativo, avrebbe effettuato i pagamenti in adempimento dei contratti di credit default swap.

Pagamenti, vale la pena ribadirlo, che sono avvenuti sulla base di 100 centesimi per dollaro di protezione venduta sui derivati creditizi, a tutto beneficio dei soliti noti, quali Goldman Sachs, in quello che appare un salvataggio dalla porta di servizio. E’ di questi mesi la polemica sull’opportunità di proteggere integralmente i creditori, durante i bailout. Tema che appare il comune denominatore degli effetti della crisi finanziaria globale, e di cui l’ultima manifestazione in ordine di tempo è la decisione del presidente islandese di sottoporre a referendum popolare l’approvazione della legge che decide il rimborso integrale di Regno Unito ed Olanda, che a loro volta avevano provveduto a indennizzare integralmente i propri connazionali depositanti di Icesave. Questo è un aspetto critico della riforma della regolazione, come segnaliamo da tempo: se ed in quale misura rendere alcune tipologie di creditori compartecipi delle perdite, in modo da ridurre il moral hazard implicito in salvataggi integrali. La nostra risposta, da sempre, è affermativa.

Quanto alla situazione americana, e dopo le arrampicate sui vetri di Ben Bernanke, che sostiene che la bolla non sia figlia della politica monetaria lasca, bensì di un deficit di regolazione (quella stessa regolazione il cui enforcement e revisione era sempre compito della Fed), appare sempre più evidente che la vera analogia tra Barack Obama e George W. Bush risiede nell’essersi consegnati mani e piedi a quella lobby di banksters che sta ponendo le basi per nuovi e maggiori crack futuri.

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Simon Johnson, ex capo-economista del FMI, e contitolare di The Baseline Scenario, sul Too Big To Fail. Senza appello:

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