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Alla scoperta del Lago di Varese

E’ un’uggiosa mattinata di fine ottobre quella che farà da sfondo alla nostra escursione in barca alla scoperta del Lago di Varese, accompagnati da Luca Chiarei ed Alessio Martinoli della LIPU Varese.

 

Un po’ di informazioni

Il lago di Varese, caratterizzato da un’estensione di 14,8 km2 che lo rende il terzo in ordine di grandezza della provincia di Varese, fa parte di un ampio ecosistema composto, inoltre, dal lago di Comabbio e dalla Riserva Naturale Regionale Palude Brabbia. Questi tre compartimenti formano un sistema idrico ed ambientale collegato, dove le oscillazioni del livello di ogni specchio d’acqua influenzano reciprocamente gli altri.

L’intera zona ha origine dal ghiacciaio Verbano che, prima di sciogliersi, ha scavato le conche lacustri degli attuali corpi d’acqua. Circa 20.000 anni fa quest’area formava un unico bacino lacustre comprendente gli attuali laghi di Varese e di Comabbio; il livello dell’acqua era più alto dell’attuale di almeno 20 metri. A quel tempo il Torrente Acquanegra, uscendo da questo antico lago, si buttava direttamente nel Verbano. Successivamente l’acqua si aprì la strada erodendo la valle del Bardello: questo processo portò all’abbassamento di circa 20 metri dell’ecosistema, portando alla formazione dei due distinti bacini del lago di Varese e del lago di Comabbio. Inizialmente i due bacini vennero mantenuti in contatto dalla zona umida della Palude Brabbia ed in seguito direttamente dal Canale Brabbia, scavato artificialmente in periodi più recenti per bonificare, in parte, la zona umida.

L’ecosistema è limitato a nord dal rilievo prealpino del Campo dei Fiori, mentre il Fiume Olona e il Lago Maggiore chiudono la zona rispettivamente a est e ad ovest.

Il clima dell’area del Lago di Varese è di tipo temperato-freddo (media invernale: 3,5°C; media estiva: 21,7°C) caratterizzato da piogge nei periodi primaverili ed autunnali (media autunnale: 150 mm; media primaverile: 140 mm) e da un periodo estivo relativamente secco.

 

L’escursione

Il percorso effettuato in compagnia dei rappresentanti della LIPU di Varese, dal Lido della Schiranna al Pizzo di Bodio, ci ha permesso di cogliere nel suo splendore la ricchezza naturalistica del Lago di Varese rendendo chiare le motivazioni che lo hanno portato ad essere un sito fondamentale per la salvaguardia della biodiversità in Provincia di Varese. Il lago, infatti, rappresenta una Zona di Protezione Speciale (ZPS), ovvero un sito selezionato in base alla Direttiva Comunitaria 79/409/CEE (c.d. Direttiva Uccelli) recepita in Italia solo nel 1992. Questa direttiva ha lo scopo di proteggere tutte le specie di uccelli selvatici presenti naturalmente in Europa.

Nel 1992, la Direttiva Uccelli viene poi affiancata dalla Direttiva 92/43/CEE (c.d. Direttiva Habitat) che ha l’obiettivo di proteggere diverse specie di animali e vegetali di importanza comunitaria attraverso l’istituzione di Siti di Importanza Comunitaria (SIC), con l’obbligo da parte degli stati membri di designarli come Zone Speciali di Conservazione (ZSC). La rete ecologica comunitaria formata dalle ZSC è denominata Natura 2000, della quale fanno parte anche le ZPS.

Il lago di Varese può fregiarsi del titolo di ZPS al cui interno vi sono vari SIC costituiti dai boschi di ontano nero a ridosso dei canneti, ed il suo ente gestore è la Provincia di Varese.

E’ importante mettere in evidenza che, secondo l’articolo 6 della Direttiva Habitat, “qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito forma oggetto di un’opportuna valutazione di incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”. Capita però che queste valutazioni non vengano effettuate, come ci spiega Luca, permettendo di fatto che importanti porzioni di habitat vengano distrutte per sempre, come ad esempio nel caso della costruzione del nuovo distributore di carburante tra la Schiranna e Capolago.

L’habitat che caratterizza l’ecosistema del lago è formato da diversi strati di vegetazione costituiti prevalentemente da scirpeto, canneto, bosco di salici ed infine bosco umido (alneto) ad ontano nero. Particolarmente ricca è la vegetazione spondale e galleggiante autoctona (tipica e originaria del luogo), costituita, ad esempio, dalla castagna di lago che, sebbene venga considerata ingiustamente fastidiosa ed antiestetica, necessita di essere tutelata e preservata in quanto riveste un importante ruolo per la riproduzione di diverse specie animali. Il rischio è, infatti, che specie alloctone (non originaria) infestino il lago danneggiandone l’ecosistema. Tra queste, particolarmente invasive sono il Fior di Loto e la Ludwigia Grandiflora. Quest’ultima in particolare causa l’erosione del canneto, che rappresenta l’habitat ideale per diverse specie animali.

Le acque del lago, ad oggi, si trovano in uno stato eutrofico (è cioè un habitat particolarmente ricco di sostanze nutritive), con una concentrazione attuale di fosforo pari a 85 μg P/l. Questo, anche se a prima vista può sembrare elevato, è un dato incoraggiante rispetto alla situazione che era possibile riscontrare dopo la crisi ambientale degli anni ‘70, quando la concentrazione superava i 400 μg P/l.

Il fosforo è un elemento chimico che si trova in natura sottoforma di fosfato che non comporta problematiche per l’uomo. Il lago è caratterizzato da una naturale tendenza ad alti livelli di fosforo che vengono aggravati da immissioni antropiche, acutizzando così il processo di eutrofizzazione che può portare effetti negativi. Lo stato eutrofico delle acque è quello che dona loro il caratteristico colore verdaceo e torbido.

Diversi sono stati i progetti sviluppati per ridurre il processo di impaludamento del Lago di Varese, senza particolari successi. L’unica vera soluzione, attualmente, consiste nella limitazione dell’immissione di sostanze che impattino negativamente sul processo di eutrofizzazione.

Durante il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie naturalistiche del lago, abbiamo avuto la fortuna di avvistare diverse specie di uccelli che qui hanno trovato il loro habitat ideale. Fin dalla nostra partenza dal Lido della Schiranna abbiamo scorto diversi esemplari di cigni, una delle specie più diffuse in quest’area. Il cigno, come ci spiega Alessio, è il volatile più grande in Europa e vista la sua predilezione per le zone umide e ricche di vegetazione, in particolare canneti, trova nel lago un habitat perfetto. Fino alla fine del XVIII secolo il cigno raggiungeva questa zona durante il periodo dello svernamento. In seguito venne introdotto come specie ornamentale diventando poi, anche grazie alla facilità di addomesticamento, una specie stanziale.

Altro volatile stanziale particolarmente presente in quest’area è l’Airone Cenerino, che trova anch’esso nel canneto l’ambiente più consono alla nidificazione.

Tra le specie più presenti nel territorio del lago di Varese si può annoverare anche il Cormorano, specie svernante che a partire dagli anni ‘90 ha cominciato a nidificare in Italia e dal 2003 trova nella Palude Brabbia l’habitat adeguato per la nidificazione.

Abbiamo la fortuna di avvistare, inoltre, due esemplari di Svasso piccolo, una specie migratoria che raggiunge le sponde del lago durante il periodo dello svernamento. Come tutti gli svassi nidifica ai margini dei bacini acquiferi toccando difficilmente la terra ferma. Questo perché le zampe poste all’estremità posteriore del corpo non consentono a questo volatile un corretto camminamento. Per contro risulta un abilissimo nuotatore. Nel periodo estivo l’adulto assume una livrea inconfondibile caratterizzata da dei ciuffi di colore giallo che partono dall’occhio, di una colorazione rosso intenso, proiettandosi all’indietro.

Altro felice avvistamento è quello del Falco di palude, volatile originario dell’Europa Settentrionale. Come dice lo stesso nome, questo rapace è strettamente legato agli ambienti umidi e agli argini ricchi di canneti nei quali cerca il cibo e costruisce il nido. Come ci spiega Alessio, la sua presenza è indice della qualità ambientale di quest’area.

Questa escursione, effettuata durante una grigia e fredda mattinata di fine ottobre, ci ha permesso di cogliere il valore e la ricchezza naturalistica di questo habitat di fondamentale importanza per la conservazione della biodiversità, in difesa della quale da anni si batte la LIPU.

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