• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Sport > Algeria e Egitto. Due paesi una stessa febbre

Algeria e Egitto. Due paesi una stessa febbre

L’ultima partita delle eliminatorie per i mondiali 2010, zona Africa si preannuncia caldissima

I media nazionali sono impazziti. Le autorità pubbliche fanno finta di chiamare alla calma ma in realtà sono probabilmente dietro il fuoco acceso dai giornali. Novità della modernità, a buttarsi nella mischia sono migliaia di blogger algerini e egiziani che si scambiano accuse che vanno oltre il calcio. Due paesi che si guardano in cagnesco da settimane. Due paesi che hanno bisogno di un buon risultato e di andare ai mondiali per far sognare. Per dimenticare la miseria. Per dimenticare la dittatura.

Le dichiarazioni del presidente della federazione egiziana di calcio, Samir Zahir, sembrano veri e propri appelli al linciaggio. Accusa l’Algeria di corruzione verso gli arbitri nelle varie partite e chiama il popolo egiziano a "non dare tregua alla squadra algerina".
 
Non dare tregua significa, nella cultura calcistica dei grandi paesi africani (Nigeria, Algeria, Egitto...) significa tormentare il nemico ad oltranza. Significa non lasciarli riposare un attimo. Assembramenti popolari, minacce e lancio di oggetti ovunque vadano. Chiasso insopportabile intorno all’albergo dove sono ospitati, tutte le notti, prima della partita.
 
Sono pratiche molto meno ricorrenti oggi, ma nelle quali nel passato l’Egitto era abilissimo. Ad appoggiare le dichiarazioni incendiarie del presidente della federazione sono i commentatori delle TV del regime egiziano e poi una schiera di blogger e di siti internet tutti accaniti accusatori dell’Algeria non solo di anti-sport ma anche di accuse che vanno oltre il calcio (stupri, aggressioni, eresia...). Gli Egiziani mettono il pacchetto perchè calcisticamente partono svantaggiati. In Algeria, nella partita di andata, hanno preso una vera battosta: 3-1. E l’Algeria ha fatto una marea di goal durante il suo percorso, che vanno a pesare a suo favore nel goal-average.
 
In Algeria replicano in blocco tutti i mezzi di comunicazione di massa. È una vera e propria guerra di dichiarazioni e di accuse scambiate.
 
Il presidente della FIFA è dovuto anche intervenire, diffidando l’Egitto da qualsiasi azione che va contro la sicurezza o la serenità della partita, chiamando i due paesi a rispettare le regole del fair play e annunciando l’invio di una commissione di osservatori garanti della legalità e della sicurezza.
 
Il Cairo stadium è in effetti un vero e proprio inferno per le squadre visitatrici. Lo è sempre stato perché il regime egiziano ha sempre investito molto sulla "droga" calcio. Investimento che invece quello algerino ha fatto ad intermittenza soltanto.
Lo stadio è enorme. Viene riempito oltre le sue capacità (anche da militari quando i civili non si possono tutti permettere il biglietto). La folla è sempre scaldata a bianco dalla stampa e dai commentatori dello stadio. Tutto al Cairo stadium contribuisce alla vincita della squadra nazionale: giocatori, ragazzini porta-palla, personale tecnico, spazzini, autisti delle ambulanze, personale paramedico, polizia... fanno tutti squadra.
 
Poi l’Egitto è sempre stato molto attivo nelle istanze del Calcio Africano. La CAF, Confederazione Africana di Football, ha sede al Cairo e i suoi dirigenti sono storicamente egiziani. E’ quindi consuetudine in Africa che l’Egitto abbia forte influenza sulla scelta degli arbitri e sulle regole delle gare. Ma vista l’importanza che ha dato l’Algeria alla preparazione di questi mondiali, è probabile che il regime di Algeri, oltre ad aver formato una squadra molto forte, abbia anche speso un bel po’ di petrodollari di cui sono strapiene le sue casse per ingraziarsi un bel po’ di dirigenti e di arbitri. Lo si sa che la politica è uno sport. Ma uno sport senza esclusione di colpi.
 
Tra i due paesi sono spesso successi problemi a causa di partite di calcio. Anche se non sono mai andate ad intaccare sulle relazioni diplomatiche, le autorità sportive e gli atleti dei due paesi si odiano da sempre. Alcuni dirigenti e calciatori hanno anche avuto lunghi processi per aggressioni da una parte e dall’altra.
 
La partita sarà probabilmente molto difficile. Entrambe le squadre sono tecnicamente buone. Gli egiziani hanno da parte loro l’esperienza e il calderone del Cairo stadium ma devono vincere con larga differenza. Mentre gli algerini hanno la gioventù, la freschezza fisica e il vantaggio ai punti e al goal-average. Se ne escono pari, ci sarà una terza partita in un campo neutro.
 
Ma la cosa sicura è che dopo, quando, inevitabilmente, una squadra sarà scelta per andare ai mondiali e alla Coppa d’Africa 2010, mentre l’altra saprà di dover tornare a casa la coda tra le gambe, ci i saranno sempre due popoli. Uno che entrerà in euforia il tempo di una coppa del mondo e un altro che ricadrà subito nella sua dura realtà. Ma una cosa è sicura. Qualche sia l’esito della partita non cambierà niente alla miseria economica e culturale in cui sono costretti a vivere tutti e due.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares