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Affrontare i problemi della Giustizia per la funzionalità del sistema paese
Ti crolla la casa, perché non sono state rispettate le norme sismiche.
Ti hanno redatto un progetto sbagliato, le somme preventivate non sono più sufficienti.
La tua concessione edilizia non viene rilasciata.
La Pubblica Amministrazione non ti paga e non riesci a far fronte agli impegni assunti.
Un funzionario non esamina la tua pratica.
Non vinci un concorso perché era truccato.
La banca ti chiede interessi usurai, e ingiustamente ti scrive alla Black List della Centrale Rischi della Banca d’Italia.
Ti arriva una bolletta pazza e ti sequestrano la casa, l’auto o la moto.
I funzionari non rispettano il codice di autodisciplina.
Ti protestano un assegno a seguito del furto del tuo blocchetto, ecc..
Problemi ai quali i cittadini/utenti o imprenditori si trovano spesso a far fronte.
In un paese civile e democratico il cittadino si rivolge al Giudice, non potendo sopportare un simile sopruso!
In Italia l’avvocato che istruisce la pratica, gli chiede un congruo acconto e poi gli dice: “ne parliamo almeno tra cinque anni!" “Mi scusi, non posso aspettare 5 anni! Nel frattempo rischio di fallire!" "Mi dispiace non posso farci niente!"
Se diamo anche solo un rapido sguardo all’Italia di oggi, ci accorgiamo che il tema della giustizia, quale fattore primario che renda una società accettabile, vivibile, sana, è da tanti anni un problema di fondo sostanzialmente irrisolto.
I tempi della giustizia sono oramai diventati biblici e le numerosissime cause di contenzioso civile, che possono coprire l’intera vita attiva di una persona, ed a volte oltre, producono effetti dannosi per il nostro paese, mal visto da imprese e dagli investitori esteri che ritengono poco affidabile il nostro sistema giudiziario, ed investono in altri paesi dove sanno di poter contare su un sistema giudiziario in grado di fornire risposte in tempi accettabili, elemento indubbiamente indispensabile per la competitività di una impresa sul mercato.
La civiltà di un popolo si misura sul livello di funzionalità della giustizia, la quale, per funzionare ha bisogno di regole certe ed efficaci e della corretta applicazione delle stesse.
“L’Italia - si legge nel rapporto PricewaterhouseCoopers del 12 maggio 2009 - possiede il più ampio patrimonio artistico a livello mondiale con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco. Nonostante questo dato di assoluto primato a livello mondiale, il RAC, un indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, mostra come gli Stati Uniti, con la metà dei siti rispetto all’Italia, hanno un ritorno commerciale pari a 16 volte quello italiano. Il ritorno degli asset culturali della Francia e del Regno Unito è tra 4 e 7 volte quello italiano. A fronte della ricchezza del patrimonio culturale italiano, rispetto alle realtà estere esaminate, emergono enormi potenzialità di crescita non ancora valorizzate”.
L’Italia è prima nel mondo per posizione geografica al centro del Mediterraneo, scrigno colmo di culture e tradizioni, per il mare, le sue spiagge , le isole che la circondano, il clima mite quasi tutto l’anno, la varietà delle sue coltivazioni ortofrutticole, vinicole, olivicole, la sua variegata gastronomia, il suo made in Italy, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, (maldestramente ma a volte anche egregiamente imitato,) che ha consentito all’Italia di primeggiare ed essere invidiata nel mondo per le sue peculiarità.
Ovunque nel mondo l’Italia è sinonimo di cultura, tradizione, buona cucina, sole, mare, vacanze.
Molti desiderano venire in Italia almeno una volta nella loro vita per trascorrere un periodo di vacanza, mentre altri desidererebbero trasferirsi per viverci definitivamente.
L’Italia è dunque, una delle prime nazioni del mondo, una nazione che ha molto da offrire.
Invece, sentiamo parlare di crisi, recessione, licenziamenti, aumento della disoccupazione. Ha forse l’Italia perso tutte le sue ricchezze e risorse, si è persa l’inventiva italiana, è forse cambiato il clima? Si sono perse le sue opere d’arte? I suoi prodotti enogastronomici, la sua tradizione culinaria?
La congiuntura internazionale, generata dalla mancanza di regole e di principi ha messo in crisi la finanza Americana ed internazionale.
Le banche, hanno storicamente assolto alla funzione di raccogliere denaro presso le famiglie e altri soggetti con propensione al risparmio per finanziare le imprese e chi ha bisogno di capitali, agendo da volano per l’economia, le borse permettono a imprese e investitori di incontrarsi, facilitando lo scambio di titoli finanziari quali azioni e obbligazioni.
Oggi invece la finanza viene associata alle continue e profonde crisi che hanno scosso l’economia mondiale a causa dello scoppio della bolla dei mutui americani, convinti che i prezzi delle case fossero destinati a crescere le banche americane pur di entrare nel mercato, considerato che la Federal Reserve (la Banca centrale USA), per sostenere l’occupazione e la crescita forniva loro enormi quantità di denaro con bassi tassi di interesse, ha portato le banche a sobbarcarsi di mutui sempre a più alto rischio, frammentando l’attività di concessione del credito a livello mondiale, e cedendo ad altri operatori finanziari prestiti da esse in precedenza erogati, tramite l’attività di cartolarizzazione.
Il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti ed il perseverare del rallentamento dell’economia hanno determinato lo scoppio della bolla immobiliare, con la conseguenza di un drastico aumento delle insolvenze, in particolare nel mercato dei mutui subprime (ovvero a clientela non primaria) statunitense.
Saltata la logica dei grandi gruppi Bancari, e i guadagni derivati dall’ingegneria finanziaria, le banche che possedevano queste cartolarizzazioni sono state chiamate a rispondere delle insolvenze, contagiando l’intera economia mondiale, in un clima di sfiducia generalizzato.
Il crollo della fiducia ha provocato una fortissima stretta creditizia nella“economia reale”, e i mercati delle obbligazioni societarie sono di fatto congelati, in Italia grazie anche alle recenti “performance negative ” della Parmalat, Alitalia ed altri.
In questa situazione, anche un’impresa solida si trova in forte difficoltà dovuta al calo degli ordinativi derivanti dalla crisi Internazionale e nel reperire i capitali necessari al proprio funzionamento.
Il Mezzogiorno che detiene la maggior parte del patrimonio artistico nazionale, continua a sottoutilizzare le proprie risorse: la posizione geografica, il clima mite quasi tutto l’anno, la varietà delle sue coltivazioni, che rappresentano enormi potenzialità economiche ancora non valorizzate.
Lo stesso é condizionato dalle attività criminali per la mancanza di attività economiche, dalla burocrazia, e dalla lentezza della giustizia, e necessita pertanto, di un duraturo innalzamento del tasso di crescita, per superare l’ormai cronico gap economico produttivo, che comporta notevoli e rilevanti ricadute sulle condizioni di vita dei cittadini e del funzionamento dell’economia.
I tempi necessari per la risoluzione delle controversie e delle cause penali, sono sensibilmente superiori nei Tribunali del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro e del Nord.
Nel rapporto Doing Business 2009 della Banca Mondiale, che redige una graduatoria dei paesi dove è più facile investire, i fattori considerati per la valutazione sono: le modalità di creazione d’impresa, i tempi e le procedure per un permesso di costruzione , le regole per l’assunzione dei lavoratori, i passaggi di proprietà, l’accesso al credito, la protezione degli investitori, l’efficienza del sistema fiscale, la facilità nel commercio internazionale, il funzionamento della giustizia per l’esecuzione giudiziaria dei contratti, le procedure di chiusura di un’impresa.
I tempi della Giustizia sono un elemento di fortissimo trascinamento verso il basso per l’Italia, anche in tutti gli altri indicatori internazionali, Nel rapporto Doing Business 2009 le ricadute negative sulla crescita del Paese, sul benessere dei cittadini, sono evidenti.
Dal suddetto rapporto, uno dei principali freni allo sviluppo produttivo dell’Italia è dato proprio dalla lentezza dei processi, che genera incertezza negli scambi e scoraggia gli investitori.
Il confronto che colpisce maggiormente in negativo è quello sul funzionamento della giustizia nelle controversie commerciali: siamo in 156esima posizione (su 181 paesi), addirittura dopo Etiopia, Zambia, Nigeria, Algeria, Congo paesi da noi ritenuti “terzo mondo”.
Per quanto riguarda il carico fiscale e previdenziale sui profitti, e per la complessità del sistema tributario nazionale che impone alle aziende altri costi, in termini di competitività. «complessità degli adempimenti fiscali e contributivi» e «tempo necessario a gestirli», l’Italia si colloca all’ultimo posto nella graduatoria della Unione Europea e al 128° nel mondo, con una pressione fiscale complessiva tra tasse sul reddito societario, imposte sul lavoro e altre forme di prelievo che raggiungono il 73% degli utili.
Siamo al 27° posto solo, nel chiudere un attività, unica posizione nei primi 30 della classifica.
I rapporti tra i cittadini e tra i cittadini e lo Stato, sono regolati dalle leggi e la loro applicazione è demandata alla Giustizia.
Quando il mancato rispetto delle regole - leggi non viene censurato, si crea nella collettività un clima di sfiducia verso le Istituzioni, e prevalgono i cittadini più spregiudicati.
Una giustizia inefficiente crea notevoli complicazioni per il cittadino , il quale non viene tutelato nelle libertà elementari o nell’espletamento della propria attività.
Non mancano in Italia i casi di cittadini che hanno perso le loro attività a causa di una ingiusta accusa, mentre molti altri, colpevoli, non vengono puniti per la lunghezza e la complessità della giustizia o perché i reati cadono in prescrizione.
La mancanza della Giustizia come punto di riferimento ha creato e crea incertezze nei cittadini e nelle Istituzioni.
I tempi lunghi della Giustizia, mettono a rischio la sopravvivenza stessa dell’impresa, per la impossibilità, ad esempio di incassare un credito rilevante, o per il mancato risarcimento di un danno subito.
Chi viene esposto (cittadino, funzionario o imprenditore ), ingiustamente alle lungaggini ed all’ incertezza della giustizia si trova danneggiato nella propria immagine personale, pubblica e commerciale, e rivendica il diritto, ai sensi dell’art. 3 della Costituzione[1] che gli vengano rimossi gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono in pieno lo sviluppo della persona umana, per continuare ad esercitare nella collettività i rapporti sociali ed esplicare serenamente la propria attività.
Particolare attenzione devono porre i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, in quanto le conseguenze che può apportare una sentenza ingiusta sono evidenti, e vede il cittadino vittima due volte:
· la prima perché ha dovuto riparare (per quanto possibile) autonomamente il danno ingiustamente subito;
· la seconda, perché dopo anni di attesa del giusto riconoscimento del torto subito, si ritrova a far fronte ad una sentenza ingiusta, che oltre a non riconoscergli le proprie ragioni, lo condanna al pagamento delle spese processuali e/o a rifondere alla controparte somme non dovute.
Di contro chi ha arrecato il danno non viene punito, aumenta in tale modo nei cittadini, la sfiducia nelle Istituzioni.
Analizzando il numero degli avvocati in percentuale alla popolazione in Europa, l’Italia risulta essere il Paese con il più alto numero di avvocati per abitante: circa il doppio rispetto a Spagna, Germania, Gran Bretagna, e oltre cinque volte la Francia.
Questo elevato numero di avvocati, genera una massa enorme di procedimenti giudiziari che alimenta ogni giorno l’intasamento dei Tribunali.
Molti di questi ricorsi sono strumentali, perché la lunghezza dei procedimenti offre vantaggi dilatori che consentono di utilizzare il ricorso al tribunale come una tattica per spuntare una transazione favorevole o una dilazione di pagamento.
I COSTI DELLA GIUSTIZIA E I LORO EFFETTI SUL SISTEMA-PAESE
Le condanne sistematicamente inflitte dalla Corte di Strasburgo dicono che l’Italia è fuori dall’Europa per il suo sistema di giustizia civile.
Ormai siamo alla denegata giustizia e la situazione non accenna a migliorare, come documentano ogni anno le statistiche riferite dal Procuratore generale presso la Cassazione.
Le conseguenze, oltre a quella dell’immagine internazionale del nostro Paese, sono pesanti per le relazioni personali, familiari, commerciali e imprenditoriali. Lo sviluppo economico ne risente, perché l’incertezza del diritto è una delle cause della scarsa attrazione di risorse estere.
L’affermazione del principio della ragionevole durata del processo nella Carta costituzionale [2], sulla spinta delle condanne inflitte dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo allo Stato italiano, significa che il potere legislativo e giudiziario non ha saputo rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini e delle imprese.
Si tratta di un grave costo sociale. Combatterne le cause è un problema politico e sociale prioritario.
Le crisi, se da un lato, fanno male, dall’altro, aiutano le collettività a ripensare alle regole con le quali operano per vivere meglio e progredire, l’Italia dovrà mettere a confronto la propria capacità produttiva e le proprie potenzialità con le altre comunità.
E’ necessario, che vengano analizzati e rimossi tutti gli OSTACOLI ALLA CRESCITA E ALLO SVILUPPO.
Intanto, i cittadini italiani sempre più poveri a causa della crisi, incassano ogni anno uno stipendio che è tra i più bassi tra i Paesi Ocse, con un salario netto di 21.374 dollari, l’Italia si colloca al 23esimo posto della classifica dei 30 paesi dell’organizzazione di Parigi, crolla il Pil come afferma l’Istat del -5,9%, il peggiore dal 1980.
Le entrate tributarie continuano a calare: secondo Bankitalia si sono attestate, nel primo trimestre 2009, a 81,016 miliardi, ovvero circa 4 miliardi di euro in meno rispetto agli 85,075 dei primi tre mesi del 2008, la diminuzione percentuale è del 4,8%.
Secondo l’Istat rispetto a marzo dello scorso anno il fatturato dell’industria Italiana e diminuito del 22,6 %, in calo ulteriore dello 0,8 % rispetto a febbraio 2009. In crisi gli ordinativi che a marzo hanno registrato un calo del 26% rispetto a marzo 2008 e del 2,7% rispetto a febbraio 2009.
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