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Affrontare i problemi della Giustizia per la funzionalità del sistema paese

Ti crolla la casa, perché non sono state rispettate le norme sismiche.
Ti hanno redatto un progetto sbagliato, le somme preventivate non sono più sufficienti.
 
La tua concessione edilizia non viene rilasciata.
La Pubblica Amministrazione non ti paga e non riesci a far fronte agli impegni assunti.
 
Un funzionario non esamina la tua pratica. 
 
Non vinci un concorso perché era truccato.
 
La banca ti chiede interessi usurai, e ingiustamente ti scrive alla Black List della Centrale Rischi della Banca d’Italia.
 
Ti arriva una bolletta pazza e ti sequestrano la casa, l’auto o la moto.
 
I funzionari non rispettano il codice di autodisciplina.
 
Ti protestano un assegno a seguito del furto del tuo blocchetto, ecc..
 
Problemi ai quali i cittadini/utenti o imprenditori si trovano spesso a far fronte.
 
In un paese civile e democratico il cittadino si rivolge al Giudice, non potendo sopportare un simile sopruso!
 
In Italia l’avvocato che istruisce la pratica, gli chiede un congruo acconto e poi gli dice: “ne parliamo almeno tra cinque anni!" “Mi scusi, non posso aspettare 5 anni! Nel frattempo rischio di fallire!" "Mi dispiace non posso farci niente!"

Se diamo anche solo un rapido sguardo all’Italia di oggi, ci accorgiamo che il tema della giustizia, quale fattore primario che renda una società accettabile, vivibile, sana, è da tanti anni un problema di fondo sostanzialmente irrisolto.

 

I tempi della giustizia sono oramai diventati biblici e le numerosissime cause di contenzioso civile, che possono coprire l’intera vita attiva di una persona, ed a volte oltre, producono effetti dannosi per il nostro paese, mal visto da imprese e dagli investitori esteri che ritengono poco affidabile il nostro sistema giudiziario, ed investono in altri paesi dove sanno di poter contare su un sistema giudiziario in grado di fornire risposte in tempi accettabili, elemento indubbiamente indispensabile per la competitività di una impresa sul mercato.
 
La civiltà di un popolo si misura sul livello di funzionalità della giustizia, la quale, per funzionare ha bisogno di regole certe ed efficaci e della corretta applicazione delle stesse.

“L’Italia - si legge nel rapporto PricewaterhouseCoopers del 12 maggio 2009 - possiede il più ampio patrimonio artistico a livello mondiale con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco. Nonostante questo dato di assoluto primato a livello mondiale, il RAC, un indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, mostra come gli Stati Uniti, con la metà dei siti rispetto all’Italia, hanno un ritorno commerciale pari a 16 volte quello italiano. Il ritorno degli asset culturali della Francia e del Regno Unito è tra 4 e 7 volte quello italiano. A fronte della ricchezza del patrimonio culturale italiano, rispetto alle realtà estere esaminate, emergono enormi potenzialità di crescita non ancora valorizzate”.
 
L’Italia è prima nel mondo per posizione geografica al centro del Mediterraneo, scrigno colmo di culture e tradizioni, per il mare, le sue spiagge , le isole che la circondano, il clima mite quasi tutto l’anno, la varietà delle sue coltivazioni ortofrutticole, vinicole, olivicole, la sua variegata gastronomia, il suo made in Italy, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, (maldestramente ma a volte anche egregiamente imitato,) che ha consentito all’Italia di primeggiare ed essere invidiata nel mondo per le sue peculiarità.
 
Ovunque nel mondo l’Italia è sinonimo di cultura, tradizione, buona cucina, sole, mare, vacanze.
 
Molti desiderano venire in Italia almeno una volta nella loro vita per trascorrere un periodo di vacanza, mentre altri desidererebbero trasferirsi per viverci definitivamente.
 
L’Italia è dunque, una delle prime nazioni del mondo, una nazione che ha molto da offrire.
 
Invece, sentiamo parlare di crisi, recessione, licenziamenti, aumento della disoccupazione. Ha forse l’Italia perso tutte le sue ricchezze e risorse, si è persa l’inventiva italiana, è forse cambiato il clima? Si sono perse le sue opere d’arte? I suoi prodotti enogastronomici, la sua tradizione culinaria?
 
La congiuntura internazionale, generata dalla mancanza di regole e di principi ha messo in crisi la finanza Americana ed internazionale.
 
Le banche, hanno storicamente assolto alla funzione di raccogliere denaro presso le famiglie e altri soggetti con propensione al risparmio per finanziare le imprese e chi ha bisogno di capitali, agendo da volano per l’economia, le borse permettono a imprese e investitori di incontrarsi, facilitando lo scambio di titoli finanziari quali azioni e obbligazioni.
 
Oggi invece la finanza viene associata alle continue e profonde crisi che hanno scosso l’economia mondiale a causa dello scoppio della bolla dei mutui americani, convinti che i prezzi delle case fossero destinati a crescere le banche americane pur di entrare nel mercato, considerato che la Federal Reserve (la Banca centrale USA), per sostenere l’occupazione e la crescita forniva loro enormi quantità di denaro con bassi tassi di interesse, ha portato le banche a sobbarcarsi di mutui sempre a più alto rischio, frammentando l’attività di concessione del credito a livello mondiale, e cedendo ad altri operatori finanziari prestiti da esse in precedenza erogati, tramite l’attività di cartolarizzazione.
 
Il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti ed il perseverare del rallentamento dell’economia hanno determinato lo scoppio della bolla immobiliare, con la conseguenza di un drastico aumento delle insolvenze, in particolare nel mercato dei mutui subprime (ovvero a clientela non primaria) statunitense.
 
Saltata la logica dei grandi gruppi Bancari, e i guadagni derivati dall’ingegneria finanziaria, le banche che possedevano queste cartolarizzazioni sono state chiamate a rispondere delle insolvenze, contagiando l’intera economia mondiale, in un clima di sfiducia generalizzato.
 
Il crollo della fiducia ha provocato una fortissima stretta creditizia nella“economia reale”, e i mercati delle obbligazioni societarie sono di fatto congelati, in Italia grazie anche alle recenti “performance negative ” della Parmalat, Alitalia ed altri.
 
In questa situazione, anche un’impresa solida si trova in forte difficoltà dovuta al calo degli ordinativi derivanti dalla crisi Internazionale e nel reperire i capitali necessari al proprio funzionamento.
 
Il Mezzogiorno che detiene la maggior parte del patrimonio artistico nazionale, continua a sottoutilizzare le proprie risorse: la posizione geografica, il clima mite quasi tutto l’anno, la varietà delle sue coltivazioni, che rappresentano enormi potenzialità economiche ancora non valorizzate.
 
Lo stesso é condizionato dalle attività criminali per la mancanza di attività economiche, dalla burocrazia, e dalla lentezza della giustizia, e necessita pertanto, di un duraturo innalzamento del tasso di crescita, per superare l’ormai cronico gap economico produttivo, che comporta notevoli e rilevanti ricadute sulle condizioni di vita dei cittadini e del funzionamento dell’economia.
 
I tempi necessari per la risoluzione delle controversie e delle cause penali, sono sensibilmente superiori nei Tribunali del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro e del Nord.
 
Nel rapporto Doing Business 2009 della Banca Mondiale, che redige una graduatoria dei paesi dove è più facile investire, i fattori considerati per la valutazione sono: le modalità di creazione d’impresa, i tempi e le procedure per un permesso di costruzione , le regole per l’assunzione dei lavoratori, i passaggi di proprietà, l’accesso al credito, la protezione degli investitori, l’efficienza del sistema fiscale, la facilità nel commercio internazionale, il funzionamento della giustizia per l’esecuzione giudiziaria dei contratti, le procedure di chiusura di un’impresa.
 
I tempi della Giustizia sono un elemento di fortissimo trascinamento verso il basso per l’Italia, anche in tutti gli altri indicatori internazionali, Nel rapporto Doing Business 2009 le ricadute negative sulla crescita del Paese, sul benessere dei cittadini, sono evidenti.
 
Dal suddetto rapporto, uno dei principali freni allo sviluppo produttivo dell’Italia è dato proprio dalla lentezza dei processi, che genera incertezza negli scambi e scoraggia gli investitori.
 
Il confronto che colpisce maggiormente in negativo è quello sul funzionamento della giustizia nelle controversie commerciali: siamo in 156esima posizione (su 181 paesi), addirittura dopo Etiopia, Zambia, Nigeria, Algeria, Congo paesi da noi ritenuti “terzo mondo”.
 
Per quanto riguarda il carico fiscale e previdenziale sui profitti, e per la complessità del sistema tributario nazionale che impone alle aziende altri costi, in termini di competitività. «complessità degli adempimenti fiscali e contributivi» e «tempo necessario a gestirli», l’Italia si colloca all’ultimo posto nella graduatoria della Unione Europea e al 128° nel mondo, con una pressione fiscale complessiva tra tasse sul reddito societario, imposte sul lavoro e altre forme di prelievo che raggiungono il 73% degli utili.
 
Siamo al 27° posto solo, nel chiudere un attività, unica posizione nei primi 30 della classifica.
 
I rapporti tra i cittadini e tra i cittadini e lo Stato, sono regolati dalle leggi e la loro applicazione è demandata alla Giustizia.
 
Quando il mancato rispetto delle regole - leggi non viene censurato, si crea nella collettività un clima di sfiducia verso le Istituzioni, e prevalgono i cittadini più spregiudicati.
 
Una giustizia inefficiente crea notevoli complicazioni per il cittadino , il quale non viene tutelato nelle libertà elementari o nell’espletamento della propria attività.
 
Non mancano in Italia i casi di cittadini che hanno perso le loro attività a causa di una ingiusta accusa, mentre molti altri, colpevoli, non vengono puniti per la lunghezza e la complessità della giustizia o perché i reati cadono in prescrizione.
 
La mancanza della Giustizia come punto di riferimento ha creato e crea incertezze nei cittadini e nelle Istituzioni.
 
I tempi lunghi della Giustizia, mettono a rischio la sopravvivenza stessa dell’impresa, per la impossibilità, ad esempio di incassare un credito rilevante, o per il mancato risarcimento di un danno subito.
 
Chi viene esposto (cittadino, funzionario o imprenditore ), ingiustamente alle lungaggini ed all’ incertezza della giustizia si trova danneggiato nella propria immagine personale, pubblica e commerciale, e rivendica il diritto, ai sensi dell’art. 3 della Costituzione[1] che gli vengano rimossi gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono in pieno lo sviluppo della persona umana, per continuare ad esercitare nella collettività i rapporti sociali ed esplicare serenamente la propria attività.
 
Particolare attenzione devono porre i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, in quanto le conseguenze che può apportare una sentenza ingiusta sono evidenti, e vede il cittadino vittima due volte:

· la prima perché ha dovuto riparare (per quanto possibile) autonomamente il danno ingiustamente subito;
 
· la seconda, perché dopo anni di attesa del giusto riconoscimento del torto subito, si ritrova a far fronte ad una sentenza ingiusta, che oltre a non riconoscergli le proprie ragioni, lo condanna al pagamento delle spese processuali e/o a rifondere alla controparte somme non dovute.
 
Di contro chi ha arrecato il danno non viene punito, aumenta in tale modo nei cittadini, la sfiducia nelle Istituzioni.
 
Analizzando il numero degli avvocati in percentuale alla popolazione in Europa, l’Italia risulta essere il Paese con il più alto numero di avvocati per abitante: circa il doppio rispetto a Spagna, Germania, Gran Bretagna, e oltre cinque volte la Francia.
 
Questo elevato numero di avvocati, genera una massa enorme di procedimenti giudiziari che alimenta ogni giorno l’intasamento dei Tribunali.
 
Molti di questi ricorsi sono strumentali, perché la lunghezza dei procedimenti offre vantaggi dilatori che consentono di utilizzare il ricorso al tribunale come una tattica per spuntare una transazione favorevole o una dilazione di pagamento.
 
I COSTI DELLA GIUSTIZIA E I LORO EFFETTI SUL SISTEMA-PAESE
 
Le condanne sistematicamente inflitte dalla Corte di Strasburgo dicono che l’Italia è fuori dall’Europa per il suo sistema di giustizia civile.
Ormai siamo alla denegata giustizia e la situazione non accenna a migliorare, come documentano ogni anno le statistiche riferite dal Procuratore generale presso la Cassazione.
 
Le conseguenze, oltre a quella dell’immagine internazionale del nostro Paese, sono pesanti per le relazioni personali, familiari, commerciali e imprenditoriali. Lo sviluppo economico ne risente, perché l’incertezza del diritto è una delle cause della scarsa attrazione di risorse estere.
 
L’affermazione del principio della ragionevole durata del processo nella Carta costituzionale [2], sulla spinta delle condanne inflitte dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo allo Stato italiano, significa che il potere legislativo e giudiziario non ha saputo rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini e delle imprese.
 
Si tratta di un grave costo sociale. Combatterne le cause è un problema politico e sociale prioritario.
 
Le crisi, se da un lato, fanno male, dall’altro, aiutano le collettività a ripensare alle regole con le quali operano per vivere meglio e progredire, l’Italia dovrà mettere a confronto la propria capacità produttiva e le proprie potenzialità con le altre comunità.
 
E’ necessario, che vengano analizzati e rimossi tutti gli OSTACOLI ALLA CRESCITA E ALLO SVILUPPO.
 
Intanto, i cittadini italiani sempre più poveri a causa della crisi, incassano ogni anno uno stipendio che è tra i più bassi tra i Paesi Ocse, con un salario netto di 21.374 dollari, l’Italia si colloca al 23esimo posto della classifica dei 30 paesi dell’organizzazione di Parigi, crolla il Pil come afferma l’Istat del -5,9%, il peggiore dal 1980.
 
Le entrate tributarie continuano a calare: secondo Bankitalia si sono attestate, nel primo trimestre 2009, a 81,016 miliardi, ovvero circa 4 miliardi di euro in meno rispetto agli 85,075 dei primi tre mesi del 2008, la diminuzione percentuale è del 4,8%.
 
Secondo l’Istat rispetto a marzo dello scorso anno il fatturato dell’industria Italiana e diminuito del 22,6 %, in calo ulteriore dello 0,8 % rispetto a febbraio 2009. In crisi gli ordinativi che a marzo hanno registrato un calo del 26% rispetto a marzo 2008 e del 2,7% rispetto a febbraio 2009.
 
Significativo è infine il fatto che la crisi arriva a lambire anche un settore che sembrava immune, quello del lotto, risulta infatti in calo del 3,5% e quello delle lotterie istantanee, i «Gratta e Vinci», addirittura del 12,3 %, e che secondo l’Istat in Italia 975 mila famiglie sono povere e oltre due milioni e mezzo vivono con meno di mille euro al mese.
 
Si registra cioè un impoverimento generale, della classe media, imprenditoriale ed operaia, che potrà essere superata solo da una seria politica dello Stato che comprenda le tanto agognate riforme strutturali.
 
La formulazione e l’applicazione di tali regole, non solo, è necessaria per il superamento della crisi e della recessione, ma è indispensabile in un sistema globalizzato, per non perdere il livello di tenore di vita, oggi minacciato da recessione e disoccupazione.
 
La formulazione e l’applicazione delle regole-leggi aiuta il cittadino nell’esplicazione della propria attività, facilita i rapporti con la Pubblica Amministrazione, riduce i tempi delle procedure burocratiche ed autorizzative, riduce ed ottimizza i costi, facilita l’esplicazione delle attività, contribuisce ad eliminare la recessione e disoccupazione e conseguentemente funge da volano per lo sviluppo e l’ammodernamento del PAESE, considerato che per ogni attività sono importanti la qualità delle infrastrutture e dei servizi sociali, le procedure semplici, le leggi chiare.
 
La Giustizia con i suoi tempi lunghi accresce le incertezze e costituisce un fattore di rallentamento, e di arresto della crescita.
Al contrario, una giustizia efficiente può apportare un contributo di semplificazione, favorire l’attuazione e l’accelerazione dei cambiamenti, può costituire un fattore di sviluppo, di crescita e di competitività. Il suo ruolo è fondamentale per la modernizzazione e l’efficienza del PAESE.
 
Il potere legislativo (Parlamento) emana le leggi, la Giustizia (potere esecutivo) ha l’obbligo di farle applicare.
 
I problemi della Giustizia e delle regole vanno allora affrontati, considerandoli non già come problemi peculiari di un comparto separato delle Istituzioni del Paese, o nella sola prospettiva dei rapporti fra poteri dello Stato, ma soprattutto come problemi di funzionalità complessiva del sistema PAESE.
 
Il diritto processuale odierno, civile o penale, è costituito dalle norme che regolano l’attività del giudice e delle parti durante il processo.
 
Il giudice attraverso il Processo con cui si esplica la funzione giurisdizionale dello Stato , ha il compito di esaminare la pretesa dell’attore, ad esempio per il risarcimento di un danno, accogliendola o rigettandola e deve rispondere alla domanda con imparzialità, secondo un sistema di codici, leggi e norme, sulla base delle prove fornite durante il processo.
Durante la fase istruttoria il giudice raccoglie le informazioni e le prove necessarie per prendere una decisione ed infine nella fase decisoria, i difensori delle parti espongono al giudice le ragioni dei propri clienti, che al termine del quale decide emettendo una sentenza.
 
Valorizziamo la professionalità degli avvocati per snellire il processo civile.
 
Gli avvocati, professionisti della Giustizia, ai quali il cittadino si rivolge, (come imposto dalla Legge non può difendersi da solo), per essere assistito legalmente e per qualificare il rapporto tra il cittadino e la Giustizia, sono remunerati in percentuale rispetto al valore della causa, ad essi si riconosce una prestazione professionale intellettuale al pari di un professionista (ingegnere) che a sua volta viene remunerato in percentuale al valore del progetto e dell’opera realizzata.
 
L’Ingegnere che redige un progetto che non viene approvato, perché non conforme alle regole esecutive, non viene pagato dal cliente, perché ha realizzato un progetto inutile.
 
L’avvocato che impianta un procedimento su una causa infondata, non solo arreca un danno al cliente, il quale dovrà pagare a lui e alla controparte le spese legali e giudiziarie ma va ad intasare la giustizia a discapito dei procedimenti giusti.

Pertanto, l’avere promosso una causa ingiusta non può portare alla corresponsione di un giusto corrispettivo, come ogni imprenditore non percepisce remunerazione, se il suo progetto non è redditizio, così deve essere per l’avvocato che ha arrecato danni al cliente.
 
Al pari di ogni altro imprenditore e/o professionista l’avvocato ha la professionalità per valutare la validità delle ragioni del cliente.
 
A mio avviso, nella fase preventiva del processo l’avvocato, deve acquisire tutti i dati e gli elementi che gli consentano autonomamente di valutare le ragioni del cliente, scambiando privatamente con la controparte dati, pretese e scritti difensivi.
Solo dopo che le parti avranno esaudito le proprie ragioni, e non hanno trovato un accordo, i legali si rivolgeranno al Giudice per chiedere che questi decida la causa sulle istanze istruttorie da loro pre-costituite, formulate in relazione al materiale già istruito attraverso lo scambio degli scritti e delle prove fornite dal cliente, e con accertamenti tecnici e di riscontro, da parte di consulenze tecniche di parte o di consulenti tecnici del Tribunale, appositamente nominati su richiesta di una delle parti.
 
Il “valore preminente della presunzione di non colpevolezza”, ha portato a rendere il processo penale “un processo procedurale” più che sostanziale.
 
Il processo penale, ha lo scopo di accertare se sia stato commesso un reato e di punire il colpevole, ed è un insieme di atti che assumono rilevanza giuridica, regolati da specifiche norme di legge derivate dal diritto romano.
 
Il giudice deve attenersi, alle garanzie processuali. Il “valore preminente della presunzione di non colpevolezza”, prevalente su qualsiasi altra esigenza di esercizio dell’azione penale, ha portato a rendere il processo penale “un processo procedurale” più che sostanziale.
 
 
La esasperata ricerca della mancata applicazione di un cavillo procedurale ha portato a vanificare di fatto l’esercizio della attività penale in Italia, infatti molto spesso pur disponendo i giudici di prove concrete nei confronti dell’imputato, queste non vengono utilizzate per cavilli procedurali, conseguentemente molti imputati vengono assolti perché il loro avvocato invocando un vizio procedurale non ha consentito di utilizzare al giudice gli elementi e le prove di colpevolezza dell’imputato.
 
Sentiamo perciò sempre più spesso affermare “ho fiducia nella giustizia Italiana, e saprò dimostrare la mia innocenza” che tradotto in termini pratici significa:
 
“HO FIDUCIA NEI MIEI AVVOCATI CHE TROVERRANNO UN CAVILLO PROCEDURALE CHE MI CONSENTIRA’ DI ESSERE
 ASSOLTO”.
 
Per quanto sopra ritroviamo in Italia, nelle cariche dello Stato soggetti che pur colpevoli sono stati varie volte assolti, i quali continuano ad esercitare le loro funzioni nella consapevolezza di rimanere impuniti.
 
Eppure, l’articolo 28 della nostra Costituzione[3] stabilisce: “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici”.
 
La Giustizia, elemento di tutela della libertà dei cittadini non è sistema a sé stante, astratto e autosufficiente, è invece parte integrante e irrinunciabile di un più complesso sistema di diritti, di doveri, di poteri, di responsabilità verso i cittadini, che permea l’intera vita sociale ed economica del Paese, contribuendo o ostacolando lo sviluppo, la competitività anche sul piano internazionale.
 
Le istituzioni e l’apparato pubblico devono essere organizzati con compiti e ruoli chiari, ai vari livelli decisionali devono essere assegnati compiti e responsabilità, devono essere regolamentate ed applicate le funzioni di controllo interno, i dirigenti devono rispondere ai cittadini ed alla collettività dell’efficienza e del funzionamento dei loro uffici.
 
Non possiamo inoltre pensare che la giustizia possa essere la panacea di tutti i mali, ad essa non può essere devoluto il controllo ordinario delle funzioni dell’apparato pubblico e delle Istituzioni.

Come avviene sovente, sempre più spesso, i dirigenti non assumono responsabilità, e non assurgono il ruolo al quale sono preposti e per il quale vengono pagati. Il loro ruolo è quello di prendere decisioni per il funzionamento degli uffici che dirigono nelle istituzioni, la mancata assunzione di responsabilità blocca le attività burocratiche che rimangono ferme.
 
La riorganizzazione della giustizia e dell’apparato burocratico statale, diventa perciò prioritario per il riequilibrio economico, civile e sociale dell’intero Paese, ed assume la priorità rispetto agli interventi economici comunitari di incentivo allo sviluppo, infatti, quasi mai tali risorse, in particolare al meridione, riescono ad essere utilizzate utilmente e produrre ricadute in termini occupazionali e di sviluppo.
 
L’utilizzo delle nuove tecnologie potrebbe aiutare notevolmente sia nella trattazione dei processi che nel campo dell’organizzazione. La nostra amministrazione della giustizia è in parte ancora sprovvista di queste conoscenze, e necessita di notevoli investimenti per l’adeguamento dei sistemi e per la formazione del personale.
 
Pur avendo iniziato il processo di informatizzazione e di analisi dell’organizzazione, ancora oggi, alcuni dirigenti delle cancellerie, capi degli uffici giudiziari, dirigenti del Ministero e magistrati sconoscono l’utilizzo di tali tecnologie.
 
Il nostro Paese però, ha l’imbarazzante leadership in Europa per essere lo Stato più condannato dalla Corte di Strasburgo per violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e secondo uno studio della commissione tecnica della finanza pubblica del Ministero dell’Economia la somma che lo Stato potrebbe essere costretto a pagare nei prossimi anni per l’irragionevole durata dei processi a seguito di condanne, è l’astronomica cifra di circa 500 milioni di euro l’anno, somme che verranno sicuramente a mancare dal bilancio della giustizia, e che potrebbero essere impiegate utilmente nell’ammodernamento delle strutture e della formazione.
 
Trovare soluzioni alle problematiche sopra evidenziate, è ormai improrogabile, e non potrà che portare benefici ai cittadini ed alla Giustizia.
 
L’analisi della situazione della Giustizia italiana non può prescindere, oggi, dal contesto di integrazione europea e globale in cui si inserisce, in quanto le persone, gli atti, i prodotti, i servizi, circolano liberamente nel territorio europeo portando con sé il proprio diritto, che così si introduce e si confronta con gli altri ordinamenti, europeo ed internazionale e deve avere un forte fenomeno di convergenza.
 
L’Unione Europea si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana [4], libertà, uguaglianza, e solidarietà e pone la persona al centro della sua azione creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, pone tutti i cittadini Europei uguali davanti alla legge.
 
Ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate equamente in modo imparziale, entro un termine ragionevole da un giudice indipendente, in tutti gli stati dell’Unione Europea.
 
Conclusioni
 
La congiuntura internazionale sfavorevole potrà essere superata da una terza rivoluzione industriale di cui già si intravedono i primi segnali, che potrà dare lavoro e prosperità ai PAESI che saranno in grado di primeggiare e competere a livello internazionale. 
 
Solo le comunità che riescono a dotarsi di regole e principi coerenti, possono mantenere le proprie attività ed avere tassi di crescita.
 
La posizione dell’Italia secondo il rapporto Doing Business 2009 e della produttività del nostro Paese, secondo i dati OCSE, potrà essere migliorata se riusciremo ad eliminare i contenziosi che si trascinano per tempi geologici.
Le più penalizzate sono proprio le aziende più piccole e più giovani, (solitamente anche le più innovative,) che hanno minori risorse per affrontare le problematiche di questo tipo, anche perché molto spesso si trovano nella fase iniziale del proprio business, proprio quando stanno investendo.
 
Dal punto di vista economico, se non c’è una giustizia efficiente, manca la certezza del diritto, e diventa difficile “esercitare un’attività” in generale.
 
La posizione dell’Italia è significativa , poiché il parametro di riferimento della classifica è il tempo necessario a “consentire a una parte lesa di recuperare un pagamento” un classico problema che mette in pericolo la sopravvivenza dell’impresa.
 
Per quanto sopra è importante stimolare la “cultura della giustizia”, con una spinta concreta della società civile alla politica per affrontare e risolvere il problema.
 
Quanto sopra potrà avvenire se sapremo tutelare le libertà fondamentali dei cittadini.
 
Se pretenderemo dalla politica e dalla magistratura di far funzionare le istituzioni pubbliche e della giustizia, come “un servizio pubblico, per migliorare la qualità della vita dei cittadini”.
 
Se saremo in grado di formulare ed attuare per le Istituzioni Pubbliche sistemi di gestione e controllo efficaci, basati su procedure efficienti e trasparenti.
 
Se saremo in grado di avere sistemi per il trattamento tempestivo dei reclami presentati dai cittadini.
 
Se saremo in grado di affermare la meritocrazia.
 
Se sapremo togliere alla politica la distribuzione degli incarichi pubblici e dei posti di lavoro.
 
Se sapremo garantire nei concorsi la massima trasparenza. 
 
Se gli operatori legislativi e giudiziari sapranno coniugare valori ideali e le garanzie giudiziarie spesso formali, alle esigenze quotidiane dei cittadini, oggi non tenute in alcuna considerazione.
 
Esempi di professionalità amministrativa.
 
Tutto ciò può sembrare utopistico, ma abbiamo in Italia alcuni esempi, tra i quali quello del Comune di Bolzano che è in testa alla classifica City Monitor per la qualità dei servizi pubblici.
 
Sull’esempio del Comune anche la Procura di Bolzano, ha iniziato un processo di innovazione e organizzazione, che ha dato significativi risultati.
E’ stata adeguata una struttura vecchia di decenni, che non aveva al suo interno, né le competenze né gli strumenti per implementare la propria organizzazione interna.
 
Si è innovata grazie al supporto di una società di consulenza esterna, la stessa che ha collaborato con il comune di Bolzano, per la realizzazione di un processo analogo.
 
Si è proceduto alla verifica dei processi e dei sistemi informativi e si sono individuate tutte le aree che necessitavano di miglioramento, si è lavorato per avvicinare l’amministrazione ai cittadini informandoli e rendendoli partecipi dei processi e dei costi. Si sono individuati servizi aggiuntivi per il cittadino e si è proceduto alla stesura del Manuale Qualità e alla certificazione del Sistema Qualità.
 
Tutto ciò ha permesso di ridurre i costi:
- le spese per le intercettazioni telefoniche sono passate da 1.127.000 a 448.000 euro;
- il costo per il noleggio dei macchinari è passato da 862.000 a 137.000 euro;
- i costi di trasferta sono passati da 126.000 a 68.000 euro;
- i costi per le consulenze da 392.000 a 192.000 euro.
 
Il tutto con una riduzione dei costi totali per l’amministrazione pari al 52, 34%, e con un indice medio di gradimento da parte dei cittadini per l’erogazione dei servizi pubblici, del 90 per cento.
 
Chi ha disponibilità economica non riceve le dovute garanzie a tutela del proprio investimento.
 
Oggi chi dispone di capitali, (anche di piccolo importo,) a causa dell’ incertezza determinata dall’attuale sistema non investe e si accontenta della bassa remunerazione offerta dal sistema creditizio, annullando tale incertezza, i capitali confluirebbero nel sistema produttivo rilanciando l’economia.
 
Non possiamo ancora tollerare che valide e utili “opere - attività produttive”, non vengano realizzate per la mancanza di regole efficaci!
 
Non possiamo continuare a perdere posti di lavoro che nuove opere ed attività imprenditoriali potrebbero offrire!
 
Per competere e primeggiare nel sistema globalizzato bisogna creare regole efficienti, snelle, se vogliamo mantenere e migliorare il nostro tenore di vita.
 
Occorre consentire ai giovani ed ai cittadini di guardare avanti, le informazioni sempre più facilmente fruibili via internet e le nuove tecnologie, sempre più alla portata di tutti i Paesi del mondo, consentiranno di produrre energia da nuove fonti alternative pulite, di gestirla in modo nuovo, con reti interconnesse, non più con grandi centrali che la distribuiscono, ma con una miriade di piccole centrali che si interconnettono e compensano l’energia in eccesso da un punto all’altro della rete.
 
I cittadini, soggetti ad una pressione fiscale complessiva tra tasse sul reddito societario, imposte sul lavoro e altre forme di prelievo che raggiunge il 73% degli utili, hanno il diritto di pretendere dallo Stato, servizi adeguati al sacrificio richiesto.
 
Rivendicare oggi la centralità dei diritti e, tra essi, i diritti sociali, troppo spesso negati, significa riaffermare il concetto forte di civiltà moderna, mentre il loro accantonamento evoca scenari propri di società pre - moderna, addirittura barbarica.

 



[1] Costituzione della Repubblica Italiana
 
cost. art. 3. 
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
[2]Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
Articolo 47 - Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale
Ogni individuo ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge.
 
[3]Costituzione della Repubblica Italiana
cost. art. 28. 
 
28. I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici
 
[4]Europa libertà, uguaglianza, e solidarietà"
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
Articolo 1 - Dignità umana
1. La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
Articolo 15 - Libertà professionale e diritto di lavorare
1. Ogni individuo ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata
Articolo 16 - Libertà d’impresa
È riconosciuta la libertà d’impresa, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.
Articolo 20 - Uguaglianza davanti alla legge
Tutte le persone sono uguali davanti alla legge.
Articolo 41 - Diritto ad una buona amministrazione
1. Ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate in modo imparziale, equo ed entro un termine ragionevole dalle istituzioni e dagli organi dell’Unione
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