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Adam Smith e Fascismo Finanziario: un po’ di chiarezza sul padre dell’economia

Quasi tutti conoscono il pensiero dell’economista filosofo Adam Smith attraverso questa citazione: "Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse" (La ricchezza delle nazioni, 1776).

Purtroppo moltissimi economisti e soprattutto innumerevoli capitalisti, ci ricordano continuamente questo meccanismo della “mano invisibile” che opera nel libero mercato e trascurano di rammentarci la seguente affermazione: “Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla” (Teoria dei sentimenti morali, 1759; Ripreso da: “Il filosofo tascabile”, Armando Massarenti, Guanda, 2009).

Il grande studioso padre dell’economia scrisse anche: “Nessuna società può essere florida e felice se la grande maggioranza dei suoi membri è povera e miserabile. Oltretutto, è una semplice questione di equità il fatto che coloro che nutrono, vestono e alloggiano la gran massa del popolo debbano avere una quota del prodotto del loro stesso lavoro tale da essere loro stessi passabilmente ben nutriti, vestiti e alloggiati” ((Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, ISEDI, Milano, 1973, vol. 1, p. 78).

Quindi in realtà l’umanista Smith considerava i fatti economici nel suo insieme e riteneva che la persona che rispetta e persegue i valori della prudenza, della lealtà, dell’empatia, della generosità e della socialità, compie delle attività intelligenti e utili che lo aiutano a raggiungere gli obiettivi personali e a garantire i propri interessi (Armando Massarenti, Il filosofo tascabile”, 2009). Anzi, non osteggiava la regolamentazione dei compensi salariali: “quando la regolazione è favorevole agli operai, essa è sempre giusta ed equa, ma non sempre lo è quando è in favore dei padroni” (Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, ISEDI, Milano, 1973, vol. 1, p. 141)

Purtroppo però, già nel 1800, Edmund Burke e scrivani più opportunisti riformularono “le idee di Adam Smith per adattarle alla visione del mondo più conservatrice e avversa all’interferenza dello stato” (George Lakoff, Pensiero politico e scienza della mente, Bruno Mondadori, 2009, p. 75).

Anche Darwin espresse una posizione ambivalente e travisata simile a quella del famoso economista: “Impiego il termine “lotta per l’esistenza” in senso lato e metaforico, facendovi rientrare la dipendenza di un essere vivente dall’altro… Ma anche una pianta al limite del deserto lotta per la vita contro la siccità, sebbene sia più corretto dire che essa dipende dall’umidità” (L’origine della specie, 1859; in Pensiero politico e scienza della mente, Lakoff, 2009, p. 237).

Chiaramente la natura umana è molto simile in tutto il mondo e il capitalismo sta passando dal continente americano a quello asiatico dove l’economia cresce più velocemente e dove “il libero mercato” si sta trasformando prevalentemente in una creatura cinese, anche se l’India, il Brasile e la Russia stanno già svolgendo il ruolo di attori coprotagonisti (www.indika.it). Così i geni egoisti e quelli altruisti continueranno a tramare e a collaborare tra di loro in giro per il mondo fino alla fine dei nostri giorni.

Ora però il neoliberismo si è trasformato in un vero e proprio fascismo finanziario bancario che ci schiavizza tramite l’indebitamento indiretto (il debitalismo creato dagli interessi legati ai debiti pubblici statali e locali, l’inflazione e il signoraggio della banche centrali) e l’indebitamento diretto, attraverso gli alti tassi di interesse dei finanziamenti, dei mutui e dei crediti al consumo.

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