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A L’Aquila: il "miracolo" della moltiplicazione di Auditori e di Conservatori

Mentre pioveva e tirava vento anche in altri lidi (da Puccini fatti dimora), gli amici che lo seguivano da tempo e che dovevano oramai sapere a memoria quando accendere i riflettori si sono lasciati sfuggire la diretta sull’ultimo prodigio dell’anno domini testé concluso. Non si sono fidati ciecamente della Provvidenza e del Verbo del Signore e, non credendo possibile un miracoloso lieto fine nella storia che andiamo a raccontare, non hanno prestato molta attenzione sulla sorprendente moltiplicazione di Auditori e di Conservatori a L’Aquila. Eppure questo miracolo declassava, a semplice magia, la moltiplicazione di pani e pesci, in Galilea.

La terra tremava ancora e si contavano le vittime procurate dal sisma e da quant’altro. In tanti vi si prodigarono per portare assistenza alla popolazione. Shigeru Ban che dopo il terremoto in Giappone (a Kobe, nel 1995), in Turchia, in India, in Cina e dopo lo tsunami nello Sri Lanka costruì strutture temporanee con architetti e studenti del luogo, intuì che il Governo aveva intenzione di costruire immediatamente case provvisorie, così pensò che non ci fosse niente che lui potesse fare con il V.A.N. (Voluntary Architects Networks). Poi, scoprì che L’Aquila era famosa anche per la musica, che aveva un’orchestra filarmonica ed una scuola di musica, ma il luogo dove apprendere e suonare era stato reso inagibile. Allora, per tenere in vita il Conservatorio diretto da Bruno Carioti e l’Orchestra Filarmonica Abruzzese diretta da Vittorio Antonini, egli propose la costruzione d’una struttura temporanea. Con il beneplacito dei suddetti maestri, iniziò immediatamente a progettarla. Visitò la città, in lungo ed in largo, e scoprì un tetto in acciaio, d’intrinseco grande valore architettonico ed idoneo a fungere da copertura alla nuova struttura, per facilità e rapidità di riutilizzo completo di quella preesistente che, originariamente, era stata costruita per la rimessa dei tram, ma poi abbandonata. L’area risultava adatta e già ben urbanizzata. Anche il sindaco Cialente si disse d’accordo.
 
Intanto, l’ambasciata giapponese a Roma che stava cercando dei progetti interessanti da finanziare per collaborare alla ricostruzione in Abruzzo si rese disponibile a finanziare questo progetto con mezzo milione di euro sapendo che la raccolta d’altri fondi era garantita dalla notorietà internazionale del suo progettista. Pertanto, durante il Vertice del G8, il plastico dell’opera venne congiuntamente presentato alla stampa da Taro Aso e da Silvio Berlusconi. I primi ministri s’accordano pure sulla cerimonia d’inaugurazione dell’opera. Venne garantita anche la partecipazione di Seiji Ozava, per la fine d’ottobre.
 
Shigeru Ban ha lo studio a Tokio, a New York ed a Parigi, ma per definire ogni dettaglio del progetto esecutivo, lavorò con un team di collaboratori delle Università di Genova, L’Aquila e Perugia. Poi, con i tecnici della Protezione civile e con gl’ingegneri della città, partecipò a diverse riunioni operative per esporre chiaramente le proprie intenzioni progettuali e per definirne tutte le modalità costruttive. Tutti gli spazi vennero circoscritti secondo le necessità emerse: la Sala per Concerti, per ospitare fino a 550 persone, tra pubblico e professori d’orchestra, doveva occupare circa 600 metri quadrati; 150 mq la Sala Prove, in forma ellittica; 145 mq la biblioteca; 70 mq lo spazio per la terapia musicale; 100 mq l’ambiente ricovero strumenti musicali; 100 mq la sala privata a servizio dell’orchestra; 300 mq la capacità dei locali ad uso uffici per essere utilizzati sia per l’organizzazione sia per la gestione della didattica e delle iniziative culturali del Conservatorio di musica. Tutto posto sotto quell’unica copertura e tutto delimitato da colonne cave di cartone di diversa sezione. Prodotte da una ditta di Chieti, dovevano avere caratteristiche analoghe agli elementi costituenti le parti strutturali e di tamponamento di molte altre straordinarie opere realizzate dell’architetto giapponese, in tutto il mondo. Quali valori espressivi sono raggiungibili proprio con la tecnologia dei materiali leggeri, riciclabili ed ecologici, sono acquisibili da chiunque voglia visitare il sito ufficiale di S. G.
 
Ritornando alle sequenza degli eventi, dobbiamo prendere atto che la Protezione civile stanziò 7 milioni di euro, mentre per realizzare il progetto “gratuito” di Shigeru Ban bastavano 6 milioni (ma almeno un milione proveniva dal Giappone e dai privati). Sembrava tutto a posto. Al 3 agosto, si espropriò il terreno necessario. Come di consuetudine, sulla targa di cantiere, venne precisato ogni aspetto dell’opera. Poi tutto si bloccò.
 
Misteriosamente. Neppure l’ambasciata riuscì più ad organizzare altre riunioni con gli ingegneri della città e con i tecnici della Protezione civile. Il direttore del Conservatorio chiese spiegazioni a Bertolaso. Renzo Piano telefonò a Carioti per capire come fosse stato possibile rifiutare una simile opportunità. La Protezione civile assicurò che nulla era stato deciso, ma in data 11 settembre Bertolaso indì un Bando di Gara “per la selezione di operatori economici ai quali affidare la progettazione, i lavori, la fornitura, il trasporto e la posa in opera di Moduli Provvisori ad Uso Scolastico (M.U.S.P.) per il Conservatorio A. Casella dell’Aquila”. Al 22 settembre, l’Appalto venne aggiudicato alla ditta proponente un ribasso, anomalo, del 28,73%. Cosicché, per fare solo il Conservatorio, l’importo finale, risultò pari a 4.614.335,00 €. Al 15 ottobre, a Collesapone, iniziarono a lavorare per fare un’edilizia tanto banale quanto costosa, senza Auditorium, in un posto inadatto. Altrove, abbandonato al suo degrado, un “appetibile” vuoto urbano evidenziò che il progetto di Shigeru Ban poteva ritenersi carta straccia ed un incidente diplomatico apparve più che verosimile.
 
Kazuki Mazuhara scrisse sullo Yomiuri Shimbun (più di 12 milioni di copie nella sola edizione del mattino) che “l’assistenza giapponese” a L’Aquila era stata “unilateralmente sospesa”. Per Hiroyasu Ando, ambasciatore giapponese a Roma, tale sospensione risultava estranea “al senso comune della diplomazia perché riguardava cosa decisa tra i capi di governo dei due Paesi”. Un po’ di tensione, salì da Tokio a Roma.
 
Allora, Guido Bertolaso spiegò che per dar corso ai lavori progettati da S. B. non era possibile applicare la procedura che un certo qual S. B. capo del suo governo aveva imposto per l’assegnazione dei lavori di tutte le opere della ri-costruzione d’Abruzzo. La regola da rispettare sempre doveva essere la gara d’appalto (con possibilità di sub-appalto fino al 50% degli importi totali). Perciò, era diventato impossibile tollerare l’eccezione d’una trattativa diretta, seppur circoscritta al caso specifico dell’opera già progettata ed, in parte consistente, già finanziata da un governo amico. Così, una struttura MSP venne realizzata dall’impresa C.M.P. Costruzioni Metalliche Prefabbricate S.r.l..
 
Confidando nella straordinaria pazienza del popolo nipponico, si sperò di convincerne l’ambasciatore a dirottare i fondi promessi su un’altra opera utile per la città. Incontrando il Vice-sindaco Arduini nella sede della DiCoMac alla caserma della Guardia di Finanza di Coppito, il 16 dicembre, Hiroyasu Ando ribadì la volontà di realizzare l’Auditorium progettato dall’architetto giapponese ma manifestò pure la disponibilità a sostenere la rinascita della città con la realizzazione d’una palestra polifunzionale (ginnasio, in Giappone) da localizzare in località Centi Colella, vale a dire in una delle aree maggiormente affollate e dichiarata zona nevralgica della nuova residenzialità post terremoto. Pare che Bertolaso abbia “compreso a pieno la situazione” dopo aver conferito con l’ambasciatore ed allora abbia dato il via per riavviare il progetto Ban.
 
In realtà, si riprese a lavorare ad un altro progetto: l’ingegnere Fabrizi, mostrò all’architetto il luogo dove volevano venisse costruito il nuovo Auditorium e cioè nei pressi del capannone prefabbricato destinato a Conservatorio. L’architetto giapponese incontrò nuovamente il maestro Carioti, il ministro Shimizu e (negli uffici della Protezione civile, a Roma) il sig. Bertolaso. In seguito, egli dirà che, a quatt’occhi, “tutti sono stati molto soddisfatti degli accordi presi”. Pertanto, si rimise al lavoro per realizzare il nuovo Auditorium vicino al Conservatorio e, in quanto edificio pubblico, lo concepì come luogo a disposizione di tutta la cittadinanza. Ovvero, non utilizzabile solo dai membri del Conservatorio. Passata la tempesta, si poteva far festa?
 
Per poco, solo fino a quando il presidente Lorenzo Dellai dichiarò che la Provincia Autonoma di Trento intendeva realizzare a L’Aquila una “Casa per la Musica”. Era il 21 dicembre quando si venne a sapere che un auditorium provvisorio, di circa 250 posti, era stato concepito per rispondere alla richiesta del maestro Claudio Abbado che da tempo auspicava di tornare a dirigere in città, in una struttura progettata da Renzo Piano. Già il 23 dicembre, alla Giunta Comunale de L’Aquila venne spiegato che la forma cubica, poggiante a terra con uno spigolo, doveva essere realizzata in legno del Trentino e funzionare come la cassa armonica d’uno strumento musicale. Doveva essere localizzato nella parte di Parco del Forte Spagnolo che dà sulla fontana luminosa per sostituire temporaneamente l’Auditorium Carloni danneggiato dal terremoto e prima o poi da recuperare. Massimo Cialente salì al settimo cielo. Da mesi aspettava che l’archistar gli procurasse il diritto all’oblio sulla travagliata e discussa adesione, propria e di gran parte della cittadinanza, alle scelte di governo finalizzate alla costruzione di c.a.s.e. anziché di m.a.p.. Perciò, chiese di collocare il nuovo Auditorio presso la porta d’accesso al cuore antico della città, come “segno tangibile della volontà di riportarvi la vita”. Le necessarie procedure approvative d’urgenza, secondo quanto riportò il “Quotidiano del Nord”, vennero immediatamente avviate. 5 milioni di euro il costo della struttura da terminare entro settembre 2010.
 
A Curzio Maltese, nell’intervista a La Repubblica, Renzo Piano evidenzio: << Come materiale utilizzeremo il legno proveniente dai larici trentini, ben noti ai liutai. Al posto di quelli abbattuti, ne pianteremo 220 che, in 25 anni, daranno la stessa quantità di legno. È uno dei vantaggi di costruire con il legno. L’Aquila assomiglia alle città devastate dai bombardamenti, alla vista e nell’anima. L’aspetto più importante è sempre tornare a popolare i luoghi della tragedia con la bellezza, l’allegria, la cultura. Ma subito, senza aspettare i tempi della ricostruzione >>.
 
A Gian Luigi D’Angelo che per Channelbeta chiese se corrispondesse al vero la notizia che L’Aquila avrà due auditori per scopi diversi, Shigeru Ban affermò: << Sì. Ne sono molto contento e anche Renzo lo è. Stiamo costruendo auditorium per usi diversi perché ci hanno informato che la città ne ha bisogno. Io e Renzo Piano siamo in costante contatto e ci scambiamo le informazioni.>> Poi, G.D. chiese quale opinione può aver maturato l’architetto giapponese, a riguardo dell’incidente iniziale. << Beh, ci sono stati dei problemi all’inizio – rispose S. B. – ma so che dopo un disastro tutti sono sempre molto confusi e ci sono molte cose da fare. Poiché sono stato in varie zone disastrate molte volte e in molti paesi, so che questo è normale. Ci sono difficoltà in qualsiasi progetto ma noi abbiamo la pazienza di risolvere i problemi insieme. Quindi, è normale, non c’è niente di strano.>> Ma, G. B. volle sapere ancora se l’intervistato fosse alla fine certo dell’esito positivo del nuovo progetto. La risposta affermativa venne avvalorata da un … << perché ora tutti sono molto soddisfatti del progetto e sono molto collaborativi.>>
(continua)

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.95) 5 gennaio 2010 19:51

    Tutto prevedibile quando si organizza un G8 - Realtà contro reality improntato alla solidarietà e alla sobrietà. Lo spettacolo ha le sue esigenze e la musica è spettacolo. In fondo serve a riempire gli anni di attesa necessari per tornare a "rivivere l’Aquila". (=> http://forum.wineuropa.it

  • Di (---.---.---.198) 6 gennaio 2010 08:33

    Due piccole doverose note di precisazione...l’orchestra citata nell’articolo si chiama Sinfonica Abruzzese ed è diretta dal Maestro Antonellini ed ha a disposizione per convenzione con il Comune il rinnovato, ristrutturato ed inaugurato Teatro Il Ridotto del Teatro Comunale, penso capace di quasi 300 posti.
    Invece mi piace evindenziare un fatto: a L’Aquila sono state "accontentate" ad abundantiam solo le Istituzioni. Come avete notato ho usato la I maiuscola. Già la potenza politica di quelle che io chiamo le 7 Sorelle Aquilane è tale che si sia riusciti a dar loro non solo credito ma a costruire anche un paio di auditori.
    Cosa dire per quelle decine e decine di associazioni con una storia che arriva a quasi 60 anni di intensa attività ininterrotta, a quelle decine e decine di associazioni che hanno dato alla Città la loro disinteressata opera portanto a teatro, a concerti, a spettacoli migliaia di cittadini. IGNORATE! Ho scritto lettere ai "potenti" inutilmente! IGNORATI!
    Così vanno le cose nella nostra bella e distrutta Città.

    • Di Luciano B. L. (---.---.---.167) 6 gennaio 2010 08:58
      Luciano B. L.

      Grazie della precisazione. Che dire? Volevo si capisse che per la "musica" è un buon risultato. Per le istituzioni, il discorso sarebbe assai lungo. E per l’architettura? Si vedrà, ma penso che chi ha messo il bastone tra le ruote al progetto "gratuito" e singolare dell’architetto Shigeru Ban non abbia alcun rispetto per l’Arte.

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