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 Home page > Attualità > Politica > Stragi del 92 e le paure di Berlusconi

Stragi del 92 e le paure di Berlusconi

Ieri Berlusconi ha esternato la sua paura sui processi che si stanno riaccendendo e fra questi ovviamente un processo particolare che riguarda la Procura di Palermo che sta indagando sulle stragi del 92. Non a caso voglio ricordare che anni fa emersero fra i mandanti occulti i famosi Alfa & Beta nonché Berlusconi e Dell’Utri. Sicuramente il nostro Premier ieri avrà avuto qualche notizia o più precisamente qualche velina dove gli si indica che emerge il suo nome in questo nuovo processo e quindi presumo l’affondo inferocito di ieri alla fiera di Milano intendesse questo ricordandomi il caso Genchi:

"So che ci sono fermenti in Procura, a Palermo, a Milano, si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del’94 e del ’92. Follia pura.", "Quello che mi fa male è che della gente così, con i soldi di tutti, faccia cose cospirando contro di noi".

Silvio Berlusconi


di seguito un bel articolo di Marzio Tristano:

Mafia e affari, le nuove inchieste che inquietano Palazzo Grazioli


La spia dell’«allarme rosso» si è accesa probabilmente nel cruscotto dell’entourage berlusconiano dopo la lettura dell’articolo pubblicato da Libero il 4 settembre sotto il titolo: «Pentiti ad orologeria, a Milano il solito collaboratore di giustizia che accusa il premier». Racconta alcune indiscrezioni sulle nuove indagini condotte da Ilda Boccassini sui rapporti, intrattenuti nel periodo delle stragi tra alcune società dei fratelli mafiosi Giuseppe e Filippo Graviano, boss stragisti di Brancaccio arrestati a Milano, e società vicine al gruppo Fininvest.

Ma al di là delle indiscrezioni, in questo momento, probabilmente, sono due persone, assai diverse tra loro, a togliere la tranquillità al sonno di Berlusconi: il pentito di mafia Gaspare Spatuzza e il figlio del sindaco mafioso di Palermo Massimo Ciancimino. Dopo un lungo periodo di stasi delle indagini antimafia sulle stragi del ’92-’93, le dichiarazioni dei due testimoni hanno impresso una svolta alle indagini condotte dalle procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Milano non solo sugli aspetti ancora oscuri delle stragi, ma anche sulla trattativa mafia-Stato avviata parallelamente a quella stagione definita nelle inchieste «eversiva» e nella quale, è ormai accertato dalle indagini, sono coinvolti personaggi dei servizi segreti in combutta con i boss mafiosi.

La tesi giudiziaria è che le stragi siano servite a cancellare il vecchio sistema politico per spianare la strada agli uomini della Seconda repubblica. Ed in questo contesto si inseriscono le dichiarazioni di Spatuzza, che nel 1992 era l’uomo di fiducia dei Graviano, ritenuti dalle indagini condotte dalla Dia quindici anni fa i mafiosi più attenti alla nascita di Forza Italia, alla quale avrebbero prestato uomini e assistenza nel palermitano; ma Spatuzza e anche il testimone che ribalta la ricostruzione, finora accettata anche dalla Cassazione, sugli esecutori della strage di via D’Amelio, spostando le responsabilità dalla famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù a quella di Brancaccio, guidata dai Graviano, appunto, confessando di avere rubato l’auto utilizzata per la strage in cui si perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Una strage, è un’altra delle tesi giudiziarie, compiuta per accelerare la trattativa tra mafiosi e uomini delle istituzioni della quale ha parlato Massimo Ciancimino, che di quegli incontri tra ufficiali del Ros e suo padre, ritenuto un «ambasciatore» dei corleonesi, fu testimone oculare.

Le informazioni di Massimo Ciancimino su presunti rapporti tra Cosa Nostra ed il gruppo imprenditoriale del presidente del consiglio sarebbero più ampie, ed in parte già consegnate ai magistrati di Catania che lo hanno interrogato a lungo. Se ne riparlerà il 17 settembre prossimo, data della ripresa del processo di appello a Marcello Dell’Utri, condannato a 9 anni per mafia: tra i testimoni citati dal pg Antonino Gatto c’è anche il giovane Ciancimino.

da l’unità.it

Commenti all'articolo

  • Di poetto (---.---.---.141) 14 settembre 2009 09:24

     In un libro di qualche anno fa, apparso poco dopo la discesa in campo del nostro premier, si diceva che la banca Rasini, dove lavorava il padre del premier, fosse in odore di mafia, si vociferava che quella fosse un punto di riferimento per il “lavaggio” del denaro sporco.

    In altri libri si mette in dubbio la capacità manageriale, sempre del nostro, facendo capire che i fondi per diventare “palazzinaro” erano di provenienza oscura.

    I lati oscuri sono tanti, dal come sia riuscito ad appropriarsi di villa San Martino, di proprietà dei Casati Stampa al come sia riuscito ad raggiungere l’attuale “impero” televisivo.

    Le voci sono tante, molte certamente frutto di invenzioni, gelosie, ma di tante emergono, di tanto in tanto, strani riscontri che da soli non hanno grande valore ma se messi in un contesto più ampio assumono un determinato significato.

    Oramai, di questa persona, non mi meraviglia più nulla.

    Una cosa è certa, se fosse dimostrato il suo coinvolgimento nei fatti del 92, sarebbe veramente la fine della sua carriera politica.

    Vorrei pensare che, almeno su questa vicenda, sia estraneo ai fatti.

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