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Sciopero docenti | Contro il blocco, un’università di notte: una modesta proposta

No, non penso proprio che i colleghi che aderiscono o aderiranno allo sciopero contro il blocco degli scatti stipendiali possano essere tacciati di corporativismo. Di corporativismo, piuttosto, potrebbero essere sospettati quei magistrati che hanno fatto ricorso contro il decreto legge del maggio 2010 che bloccava gli incrementi stipendiali del pubblico impiego per gli anni 2011, 2012 e 2013 e la sentenza della Consulta dell’ottobre 2012 che ha affermato che i tagli per i magistrati e solo per essi erano incostituzionali.

Poi, la zattera dei salvati si è fatta più affollata, salvando dal blocco avvocati dello Stato, insegnanti, personale di polizia, medici, prefetti, ambasciatori e consoli. Di più; per gli altri impiegati pubblici lo sblocco è partito dal 1 gennaio 2015, per i docenti universitari dall’anno successivo, docenti per i quali, caso unico nel pubblico impiego, a oggi permane il mancato avanzamento degli scatti che sarebbero maturati durante il periodo di blocco, cosa che si riverbererà su tutte le future buste paga e sull’ammontare della pensione.

Abbiamo ragione, quindi, noi docenti, eppure io non sciopero.

Lo sciopero, è opportuno ricordarlo, non è formalmente contro gli studenti ma contro chi quella situazione di disparità tra pubblici impiegati ha creato.

Non posso, però, ignorare le conseguenze dell’adesione allo sciopero, vale a dire il danno che recherebbe agli studenti. Per quanto contenuto possa essere, quel danno violerebbe a mio avviso l’impegno morale che a essi mi lega; vale a dire quello di, per quanto possibile, tenerli al riparo dalle dinamiche che intercorrono tra il sottoscritto e il datore di lavoro.

Ciononostante, un’ingiustizia è stata commessa, nei confronti miei e dei colleghi. Non reagire sarebbe viltà. Che fare, dunque?

Nel passato si è reagito con le lezioni notturne.

Perché non pensare a un semestre di lezioni tenute di notte?

Creeremmo certamente disagi agli studenti (e d’altronde, mi si dice, se non si crea disagio che sciopero è?) ma potremmo spiegare loro che non “disertiamo”, che il loro disagio è anche il nostro, che tenere una lezione in notturna non è certo meno faticoso che seguirla. Non solo, tenere le lezioni di notte, immagino, comporterebbe comunque la presenza di personale amministrativo, sebbene a ranghi ridotti. Bene, in questo modo allargheremmo la schiera dei “disagiati” e quindi aumenterebbe la pressione nei confronti della controparte.

Di più; nessuno, neanche la persona più in malafede, potrebbe accusarci di corporativismo, di mancanza di senso dello Stato, di sciatteria morale.

L’immagine di docenti impegnati a insegnare, di notte, per un intero semestre, non si potrebbe prestare ad alcuna strumentalizzazione.

Saremmo, moralmente, invincibili.

Luca Tedesco

Università degli Studi Roma Tre

 

 

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