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Pensioni, s’avanza l’Opzione Tutti (poveri)

Ipotesi di pensionamento anticipato con contributivo puro estesa a tutti? Ammesso e non concesso di sfuggire alla povertà e dover poi richiedere assistenza

 

Sono già stato su questo argomento, più volte, ma credo sia utile tornarci per segnalarlo come un caso esemplare di esigenze della politica che cozzano contro la realtà e possono avviare il timer per una bomba fiscale a orologeria. Parliamo del tormentone delle pensioni nel paese che ha una demografia devastata ma che, malgrado ciò, non rinuncia a tentare di sollevarsi da terra tirandosi per i lacci delle scarpe.

Pare infatti che il governo Draghi guardi alla possibilità di estendere quanto più possibile lo scambio tra anticipo pensionistico e ricalcolo integralmente contributivo delle pensioni. E sin qui, nulla di inedito. Pare vi sia l’ipotesi di estendere a tutti la cosiddetta “Opzione donna”, che ha sin qui consentito alle lavoratrici di 58 o 59 anni con 35 di contribuzione di lasciare il lavoro.

La costosa Opzione donna

Unico problema, questo ricalcolo pare aver prodotto tagli della pensione anche dell’ordine di un terzo. Anche per il 2022 l’esecutivo pare orientato a riproporre la formula ma alzandola di un anno. Pare che i partiti non siano d’accordo, almeno non tutti, e quindi i lavori sono in corso.

Siamo tuttavia giunti a un momento nel tempo in cui il numero di pensionandi retributivi puri si sta assottigliando, come segnala Valentina Conte su Repubblica:

L’Inps calcola in 297.320 la platea di lavoratrici e lavoratori ancora tutti nel retributivo al 31 dicembre 2020: hanno tra 57 e 67 anni e almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, prima della riforma Dini. Si tratta dell’1,3% appena del totale dei lavoratori.

Specularmente,

Nel 2022 l’85% dei pensionati sarà nel sistema misto: una quota retributiva sempre più piccola maturata fino al 1995 e poi tutto contributivo. Questo si traduce in un assegno per il 65% calcolato secondo il metodo contributivo, in base cioè ai contributi versati e non agli ultimi stipendi. Ecco che il sacrificio del ricalcolo – il “taglio” – sarebbe via via sempre più modesto.

Fuori tutti col contributivo?

Ecco quindi la tentazione di estendere quanto più possibile la pensione anticipata dietro ricalcolo contributivo puro. In pratica, Opzione donna diverrebbe Opzione tutti. I partiti sarebbero felici come pasque, qualcuno potrebbe dire che la legge Fornero è stata rottamata, altri direbbero che abbiamo conseguito la flessibilità “buona”, quella che non si attacca alle tasse dei vostri figli e nipoti. Più o meno.

C’è ovviamente un ma. Ogni ricalcolo contributivo implica sacrifici nell’assegno pensionistico, di varia entità. Anche per questo i sindacati continuano a spingere per 62 anni di età o 41 di contributi, a prescindere dall’età. Spinta che avrebbe il merito di considerare le carriere contributive discontinue, come si dice con delicato eufemismo di chi ha lavorato molto tempo in nero oppure non ha proprio lavorato.

Come si intuisce, sarebbe comunque una misura molto costosa per i contribuenti. Ma anche la cosiddetta “Opzione tutti”, che pare l’ultimo coniglio uscito dal cilindro della realtà alternativa italiana, ha un costo. O meglio una barriera, che può essere molto alta per molti e per qualcuno semplicemente insormontabile:

Ma con un vincolo che nessuno fin qui ha mai sperimentato: avere una pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (cioè 1.381 euro). Altrimenti devono aspettare i 67 anni e però avere una pensione pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale (690 euro). Altrimenti uscire sopra i 70 anni, forse anche a 75 per la speranza di vita. Coefficienti su cui riflettere.

Serve assistenza per non morir di fame

Tradotto in soldoni: se non avete una soglia minima di pensione, oggi pari a 1.381 euro mensili, non potete uscire. A meno che “qualcuno” abbassi questa soglia. Cioè che ai pensionandi sia “permesso” di percepire un assegno da fame. A quel punto che accadrebbe? Che leggeremmo e sentiremmo strepiti sulla dilagante povertà che divora il paese, e scatterebbero richieste di integrazioni “vitali”, letteralmente.

Avremmo quindi l’intervento della fiscalità generale, cioè di una cosa chiamata assistenza, che anche oggi opera per strappare ampie porzioni della popolazione anziana alla povertà nera. Di conseguenza, non ha alcun senso separare la previdenza dall’assistenza, come invece i sindacati invocano e intonano da tempo immemore, ben consapevoli (spero) che si tratta di una furbata e che non possono essere così ignoranti da credere realmente a quello che sostengono.

Quindi, attenzione: non è che la cosiddetta “Opzione tutti” risolva i problemi. Se si dovesse intervenire per abbassare l’asticella, produrremmo molti poveri aggiuntivi, da sostenere. Saremmo cioè nel meraviglioso mondo dell’assistenza che si intende invocare anche per i giovani devastati dal sistema e che rischiano di non avere pensione. Ecco quindi dal cilindro il coniglio della contribuzione figurativa per i giovani, detta “pensione di riserva”, che non è chiaro di cosa sarebbe riserva ma transeat.

So cosa state pensando e obiettando: e tu cosa faresti, fenomeno? Io, nel mio piccolo, farei una considerazione: siamo in una trappola demografica che amplifica i danni di un sistema basato da decenni su enormi costi strutturali, che l’insufficiente sviluppo di produttività non riesce ormai da molto tempo a sorreggere. Non è con le toppe figurative che possiamo sperare di restare solvibili, se la crescita non riprende. E con questa demografia servirà comunque molto tempo per riprendere.

Come il Cile

Coda: poiché oggi sento le voci e quindi sono forse pronto per la gloria degli altari o per gli psicofarmaci, sento anche quella di chi commenta “ecco, se invece avessimo avuto un sistema pensionistico a capitalizzazione, non sarebbe successo”. Ma certo, certo. Infatti in Cile moltissima gente non ha potuto versare al fondo pensione, per mancanza della materia prima (il reddito), e di conseguenza sarebbe stato comunque necessario l’intervento dello stato.

Dico “sarebbe” perché, come forse saprete, quel problema non si pone più, dopo che il parlamento cileno, a seguito dei tumulti popolari che hanno portato a eleggere una costituente per riscrivere la carta fondamentale, ha suonato il liberi tutti consentendo più prelievi dai fondi pensione. Chi vuol esser lieto (o sfamato) sia, ché del doman non vi è certezza. Anzi, c’è: che lo stato dovrà prendersi in carico gli affamati in età pensionabile. Ho detto sarebbe? No, sarà.

Come noi italiani, pensate. Due sistemi, un fallimento. Per tacere dell’impossibilità di migrare l’attuale sistema a ripartizione contributiva verso uno a capitalizzazione. Neppure un boom demografico da colonia di lieviti riuscirebbe ad attutire il mostruoso deficit che si produrrebbe; pensate invece in un contesto di depressione demografica come l’attuale. Datemi retta: rimettete nel cassetto questo tipo di sogni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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