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’Ndrangheta e mafia in Liguria: dove sono, chi usano

Le infiltrazioni di ’ndrangheta e camorra in Liguria ormai sono negate solo dai "soliti noti" e il discorso con cui il Presidente della Corte di Appello di Genova ha inaugurato l’anno giudiziario è stato in tal senso molto esplicito.

Il Ponente Ligure continua ad essere al centro delle cronache, poiché non c'è pace, e del resto ora non potrebbe esserci, sotto le palme della Riviera.

Gli intrecci politico giudiziari di cui parlavamo nel precedente articolo non si sono certo sciolti, anzi: ma gli sviluppi ci sono stati, anche se c'è tuttora chi nega il problema. Intanto l'inchiesta sul Porto di Imperia, opera che evidentemente ha scatenato numerosi appetiti lievitando da 29 a 145 milioni di euro, è andata avanti e sul registro degli indagati oltre a Claudio Scajola e Francesco Bellavista Caltagirone, ci sono, fra gli altri, sindaco, ex sindaco ed assessore di Imperia.

Ai primi di febbraio un blitz dei Carabinieri e della Dia nei cantieri del Porto di Ventimiglia, sulle tracce di presunte infiltrazioni mafiose, ha coinvolto la società Cala del Forte srl che fa capo a Beatrice Parodi, socia del Bellavista nella Porto di Imperia spa ed impegnata anche nella realizzazione del porticciolo turistico di San Lorenzo. Le forze dell'ordine avrebbero iniziato ad indagare su quello che è stato annunciato come il porto turistico più ecologico d'Europa dopo che, a maggio, fu segnalata, in maniera quasi "casuale" una minaccia a colpi di lupara contro il geometra responsabile del movimento terra di questo cantiere. Ad oggi ci sono stati due arresti per questo episodio, episodio che la vittima, Pier Luigi Parodi (padre di Beatrice) minimizzò da subito bollandolo come uno scherzo poiché conosceva i due protagonisti. In seguito le indagini della Procura pare abbiano eliminato ogni dubbio sul carattere "scherzoso" del gesto.

Nel capoluogo della Riviera intanto, giusto per non farsi mancare niente, il Presidente del Tribunale Gianfranco Boccalatte è indagato per corruzione in atti giudiziari, mentre è stato arrestato il suo autista, Giuseppe Fasolo. L'inchiesta, seguita personalmente dal Procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli è partita dalle intercettazioni della Procura di Sanremo che, a quanto pare, non fa sconti a nessuno; a questo proposito, c'è da registrare che buoni segnali sono arrivati dall'avvicendamento di cariche, poiché il Questore Mauriello, in prima fila nel negare l'emergenza malavita organizzata nella Provincia, è stato sostituito da Pasquale Zazzaro. Il nuovo Questore almeno a parole si è dichiarato sensibile ed attento ai segnali preoccupanti che si possono leggere in alcune tipologie di reati. Lo attendiamo fiduciosi.

Altri segnali confortanti arrivano direttamente da Confindustria Liguria, che in più occasioni si è occupata, attraverso il proprio quotidiano, delle inchieste sul territorio riguardanti la presenza di elementi legati alla 'ndrangheta e del conseguente impatto mediatico di queste: senza però provare a negare l'evidenza di (cito testualmente) "fenomeni che se sottovalutati possono diventare molto pericolosi". Anche la redazione di un protocollo Confindustra Liguria-Ministero dell'Interno fa parte delle buone intenzioni, e prendiamo atto che Il Sole 24 Ore ne sollecita la sottoscrizione da parte del Ministro, così come sollecita una decisione nei confronti della Giunta del comune di Bordighera, che dopo il parere della Commissione di Accesso potrebbe essere sciolta per infiltrazioni mafiose.

Colpiti dal discorso del Presidente della Corte di Appello di Genova Mario Torti, che ha confermato sia la presenza della 'ndrangheta su tutto il territorio regionale, da Sarzana a Ventimiglia, più gruppi minori, verosimilmente 'ndrine a Taggia, Sanremo, Varazze, Busalla ed Albenga gli industriali potrebbero aver chiarito che, in tempo di crisi, non si può sopportare ancora a lungo l'impatto anche finanziario di una malavita sempre più ramificata ed invasiva.

Ecco, queste le note diciamo positive, in quanto si è vista l'ammissione dell'esistenza del problema ed anche una presa di distanza dagli intrecci, di cui molti ancora invisibili, fra affari, politica e malavita. Ma se a Ponente ci si ribella, o quanto meno si solleva un po' il lenzuolo che copriva la polvere, non si possono poi fare dei distinguo a Genova, lasciando che ai provvedimenti delle autorità non seguano i fatti o ripetendo le vecchie formule sostanzialmente assolutorie che altrove sono criticate con forza.

Prendiamo ad esempio la zona degli Erzelli, dove il nuovo polo tecnologico è anche, ed inevitabilmente, un polo d' affari per imprese appaltatrici e sub appaltatrici, e dove "il livello di attenzione deve essere alto, molto alto, anzi andare ben oltre il modello classico". Queste furono le parole del Prefetto di Genova Francesco Musolino in un'intervista risalente alla scorsa estate apparsa su Il Secolo XIX. Però, nonostante un'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia abbia portato agli arresti un imprenditore ed un boss coinvolti negli appalti in quest'area, c'è chi minimizza pur di andare avanti. E' Carlo Castellano, accanito difensore del Distretto tecnologico agli Erzelli e vulcanico Presidente della Hi Tech SpA, azienda che ha promosso tutta l'operazione.

Il manager, Cavaliere del lavoro dal 1998, non vuole sentir parlare di alzare il livello di attenzione, impegnato com'è a trovare nuovi inquilini per la sua Technology Valley (a tutt'oggi pare siano Siemens, Ericsson, Esaote e c'è in forse, causa mancanza fondi, la Facoltà di Ingegneria, un tassello cruciale). Eppure il buon Castellano dovrebbe avere meno fretta, evitando che appalti e sub-appalti cadano in mani "amiche di amici" ed anzi esigendo lui per primo trasparenza e legalità.

Non si vuole mettere qui in dubbio la sua buona fede ma certamente negare ed anzi dimostrare fastidio per i risultati delle inchieste, secondo lui non veritiere quanto le sue "verifiche" non fa certo onore ad un anziano e navigato manager qual'è .

Questo è solo un esempio, e di certo faremmo fatica a trovarne altri sulla cui buona fede si potrebbe persino scommettere; ma gli uomini sono pochi ed infatti li chiamiamo eroi, ha scritto Gramellini.

E si potrebbe aggiungere: gli altri sono lì, e stanno contando i soldi.

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