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Lo strano accordo tra Banco Popolare, Tremonti e Lega Nord

Cominciano a preoccuparsi gli investitori internazionali e emerge, ancora una volta, il clientelismo di un certo sistema bancario italiano.

Guarda caso solamente tre mesi fa l’istituto bancario veronese aveva ottenuto un prestito di 1,45 milioni di Euro sotto forma di Tremonti- Bond: i risparmiatori sono preoccupati

Negli ambienti finanziari internazionali inizia a far discutere la strana operazione di salvataggio, concretizzatasi all’inizio del mese di Giugno, con la quale il Banco Popolare, già di Verona e Novara, ha salvato i piccoli azionisti della nota banca della Lega Nord, il Credieuronord ora semplicemente Euronord holding.

L’accordo, si vocifera da più parti, sarebbe stato direttamente ispirato dai ministri dell’Economia Giulio Tremonti e dai suoi colleghi di governo della Lega Nord Calderoli e Bossi e mirerebbe soprattutto a rimborsare i soci della fallita "banca padana" CredieuroNord nella cui lista degli azionisti figuravano per l’appunto molti notabili della Lega. Lo stesso Bossi aveva speso la propria faccia, comparsa su migliaia di manifesti pubblicitari, per invogliare i piccoli imprenditori e gli artigiani del "Nord operoso" ad investire i propri risparmi nel neonato istituto di credito padano.

Come poi siano andate le cose è noto a tutti: banchieri non ci si improvvisa ed allora ecco che ben presto il CredieuroNord giunse ad un passo dal fallimento e venne salvato, previo cambio di ragione sociale in Euronord holding, dall’intervento della Banca Popolare di Lodi, del suo amministratore delegato Gianpiero Fiorani e dell’allora governatore della Banca d’Italia Fazio. Fazio aveva bisogno dell’appoggio politico della Lega, sino allora sua nemica acerrima, per cercare di resistere nell’alta carica istituzionale che allora copriva. "La Lega sa garantire i padani e nessun risparmiatore del Nord che ha investito nell’Euronord perderà una lira" affermò con tono perentorio Bossi sul pratone di Pontida. I suoi intanto accusavano i partiti centralisti romani di aver congiurato per portare l’Euronord al fallimento.


Successivamente le imprese dei cosiddetti "furbetti del quartierino", cui
appartenevano Fiorani e Fazio, portarono anche la Bpl all’amministrazione controllata e la banca lodigiana venne salvata dal Banco Popolare, già nato dalla fusione della Banca popolare di Verona con quella di Novara, che la inglobò. Rimase fuori dall’allora accordo la Euronord holding con parecchi dei suoi risparmiatori sui cui capi pendeva la spada di Damocle del fallimento e della perdita di ogni avere investito.

Ora con il nuovo accordo il Banco Popolare ha staccato a favore del curatore fallimentare dell’Euronord, Marcello Sala, un assegno di un milione e seicentomila euro proprio all’indomani dall’aver ricevuto dal Ministero per l’Economia, diretto da Giulio Tremonti da sempre il pezzo da novanta del Pdl più amico della Lega Nord, un prestito, sotto forma di Tremonti- bond, di un milione e quattrocentotrentamila Euro. Strane coincidenze. In tal modo i creditori padani saranno quasi certamente accontentati ma ancora non è dato sapere se l’accordo del quattro giugno creerà qualche fastidio alla maggiore banca popolare italiana. Più di un operatore di borsa, soprattutto straniero, appresa la notizia ha arricciato il naso, ieri il titolo del Banco Popolare ha perduto quasi lo 0,7%, ma soprattutto aleggia il sospetto che l’operazione sia stata gestita non tanto dalla Banca d’Italia quanto dai ministri Tramonti, Bossi e Calderoli.

 

 

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