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 Home page > Tribuna Libera > Liberi e forti o subalterni e deboli?

Liberi e forti o subalterni e deboli?

Divagazioni sulla differenza tra 'popolarismo' e 'populismo' a 103 anni dall'appello di don Luigi Sturzo ai 'liberi e forti'.

Oggi, andando a votare – dopo essermi impegnato, da ecopacifista, con e per Unione Popolare – non ho potuto fare a meno di riflettere sull’involuzione della politica italiana nel corso dell’ultimo secolo. In un periodo in cui il ‘populismo’ è diventato un vizio diffuso e trasversale, mi sembra invece che il richiamo al ‘popolo’ da parte d‘una coalizione di vera sinistra si ascriva ad una tradizione ben diversa, quella della democrazia diretta, della partecipazione dei cittadini, del richiamo ad uno spirito comunitario, solidaristico e autogestionario.

Però non è certo il ‘popolo’ cui si rivolgono demagogicamente i partiti di destra né quelli della confusa congerie di centro-sinistra, pesantemente condizionati dall’acritica adesione a un neocapitalismo becero e ad alleanze strategiche che dal 1945 ci hanno resi subalterni sul piano internazionale.

Eppure, oltre un secolo fa, sul manifesto del neonato Partito Popolare erano comparse dichiarazioni molto più coraggiose e radicali di quelle che oggi balbettano i nostri politicanti, capaci di ricorrere solo a banali slogan pubblicitari. Dai manifesti e dagli incontri pubblici di questa penosa campagna elettorale sono infatti aleggiate indistinte parole d’ordine (“Credo”, “Pronti”, “Scegli”, “Serio”, “Giusta”…) [i], trattando gli elettori come clienti cui piazzare comunque il proprio prodotto, spesso di scarsa qualità.

Eppure nel citato manifesto dei cattolici popolari di don Luigi Sturzo (l’ “Appello ai liberi e forti” del 1919) paradossalmente si trovavano affermazioni molto più nette, sia in politica estera ed interna, sia sulle riforme sociali. In quel breve ma denso documento, infatti, si parlava esplicitamente di ‘disarmo universale’, di ‘abolizione del segreto dei trattati’, di ‘libertà dei mari ’, di ‘legislazione sociale’, di ‘uguaglianza del lavoro’ e di ‘tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti” da parte di quella che allora si chiamava ancora ‘Società delle Nazioni’.[ii]

In quell’appello si proponeva anche la realizzazione di uno ‘stato decentrato, che riconosca i limiti della sua attività’ ed una democrazia fondata su ‘un sistema elettorale proporzionale’, auspicando ‘la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione’.

Inoltre, il programma dei ‘popolari’ prevedeva anche “le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione […] la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, […] la riorganizzazione scolastica”.[iii]

Insomma, 103 anni fa il pur moderato partito dei cattolici popolari proponeva un’Italia che scegliesse il disarmo universale ed il ruolo mediatrice delle Nazioni Unite, un ardito decentramento comunale e regionale, una democrazia rappresentativa, la sburocratizzazione della macchina statale e la semplificazione legislativa. S’imprimeva inoltre alla politica un’impronta meridionalista, caldeggiando anche una riforma tributaria e consistenti riforme in ambito previdenziale ed assistenziale.

E tutto questo rivolgendosi “a tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali con un sano internazionalismo” [iv]Che, a ben vedere, configurava una visione politica estranea sia ai nazionalistici ‘sovranismi’ attuali, sia agli assurdi ‘regionalismi differenziati’ di chi vuol solo sancire e allargare i propri privilegi, sia anche allo sbandierato e peloso ‘atlantismo’ di chi ha scelto di mantenerci sudditi degli interessi dominanti.

Forse, allora, dopo un secolo sarebbe il caso di recuperare quanto di buono c’era in quel vecchio appello ai ‘liberi e forti’, opponendoci con determinazione e coraggio ad un sistema politico che ci ha resi sempre più subalterni e deboli, per controllarci meglio.  


[i] Cfr. https://www.trend-online.com/politica-attualita/elezioni-2022-slogan-partiti-significato/

[ii] Cfr. http://www.minotariccoinforma.it/cgi-bin/news/liberi%20e%20forti.pdf e https://it.wikipedia.org/wiki/Appello_ai_liberi_e_forti

[iii] Ibidem

[iv] ibidem

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© 2022 Ermete Ferraro

Questo articolo è stato pubblicato qui

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