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Le schiave sessuali del Giappone in guerra attendono ancora giustizia

Questa è una storia di donne che invecchiano, e muoiono, senza aver ottenuto giustizia. La racconto oggi (15 agosto ndr), in occasione del 67° anniversario della dichiarazione di resa del Giappone, con cui finì la Seconda guerra mondiale.

Dal 1932, sul fronte asiatico del conflitto, 200.000 donne vennero ridotte in schiavitù sessuale dall’esercito giapponese in Cina, Borneo, Filippine, Singapore, Taiwan, Malaysia, Myanmar, Indonesia (cito i paesi e territori coi loro nomi attuali) e in molte isole del Pacifico.

Rapite, portate via con l’inganno o vendute da famiglie povere nei territori occupati, furono costrette per mesi e anni a lavorare nelle “stazioni di conforto” allestite per la soldataglia. La maggior parte di loro aveva meno di 20 anni, le più piccole 12.

Le sopravvissute, tornate a casa dopo il 1945, hanno portato dentro di sé il trauma della violenza. Isolate, povere, ammalate, vergognose, molte sono morte senza essere mai riuscite a raccontare l’orrore della loro esperienza.

Negli ultimi anni, alcune donne, sebbene molto anziane, hanno deciso e trovato la forza di togliere il tappo dalla bocca. Hanno parlato, accusato, denunciato. Hanno fondato associazioni, come in Corea del Sud. Hanno intrapreso lunghi viaggi all’estero per far sapere al mondo la storia rimossa delle “donne di conforto”.

Una di loro è Gil Won-ok. Nel 1998, 53 anni dopo la sua liberazione, ha raccontato al Parlamento europeo come a 13 anni venne rapita con l’ingannevole promessa di un lavoro in una fabbrica della Cina, per poi ritrovarsi schiava dell’esercito imperiale nel nord-est del paese occupato. Da allora, ha viaggiato in Australia, Olanda, Stati Uniti ed è stata anche in Giappone, per pretendere le scuse da parte del governo. Recentemente, si è schierata dalla parte delle donne sopravvissute allo stupro nella Repubblica democratica del Congo.

Le autorità di Tokyo non hanno mai espresso chiare parole di rincrescimento, accettato di assumere piena responsabilità legale o fornito una riparazione effettiva e adeguata. Tutte le questioni relative alla giustizia, dicono, sono state sistemate coi trattati di pace. I risarcimenti economici finora proposti sono stati rifiutati dalle sopravvissute, che li hanno giudicati un tentativo di comprare il loro silenzio.

Sul sistema di riduzione in schiavitù sessuale durante la Seconda guerra mondiale, i testi scolastici giapponesi preferiscono ancora non approfondire.

Nel 2007, la Camera dei rappresentanti degli Usa ha adottato una risoluzione che descrive quel sistema come un fatto “senza precedenti per dimensione e crudeltà” e “uno dei principali casi di traffico di esseri umani nel XX secolo”, chiedendo al governo giapponese di rendere giustizia alle sopravvissute.

Analoghe risoluzioni sono state adottate dai parlamenti di Canada, Olanda, Corea del Sud e Taiwan e dal Parlamento europeo. Le medesime richieste sono state avanzate da vari organi delle Nazioni Unite, tra cui il Comitato per i diritti umani, il Comitato contro la tortura e il Comitato per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.

Ma per il Giappone, evidentemente, la faccenda si è chiusa il 15 agosto di 67 anni fa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.28) 16 agosto 2012 15:33

    Non mi risulta che gli americani abbiano chiesto scusa per gli innumerevoli stupri commessi su ragazze giapponesi (dai 12 anni in su) dopo l’ occupazione del paese, per non parlare delle mancate scuse sovietiche per gli stupri avvenuti durante l’ occupazione della Germania e già che ci siamo perchè non citare le truppe coloniali francesi che quando si é trattato di invadere il sud italia si sono date "alla pazza gioia" (si sto sempre parlando di violenze sessuali). Si d’ accordo erano fascisti , nazisti e imperialisti giapponesi ma che per il solo fatto di aver perduto la guerra devono anche scusarsi e ricordare alle generazioni future che sono una nazione di stupratori mi sembra eccessivo

  • Di (---.---.---.212) 17 agosto 2012 12:27

    Con il trattato di normalizzazione dei rapporti tra Corea del Sud e Giappone del 1965, il Giappone versò alla Corea del Sud delle somme a riparazione delle atrocità commesse durante il periodo coloniale, che in parte erano destinate anche a risarcire queste povere donne. Fatevi le opportune ricerche. Tuttavia sembra che il governo coreano, che allora accettò quel trattato, non abbia destinato parte del denaro ricevuto a quelle donne. Quanto dice l’articolo in questo punto è sostanzialmente falso " I risarcimenti economici finora proposti sono stati rifiutati dalle sopravvissute, che li hanno giudicati un tentativo di comprare il loro silenzio."

    Il governo coreano, dimenticandosi del trattato del 1965, chiede ininterrottamente ai giapponesi esattamente questo: altri soldi da destinare a quelle donne. I giapponesi si chiedono che fine abbiano fatto i soldi che già versarono per loro nel 1965.
    Giustamente vanno criticate le correnti revisioniste giapponesi, e ci mancherebbe, ma è anche falso dire che tutti i testi di scuola giapponesi sono revisionisti. Solo alcune scuole (poche) adottano quei testi.
    Il Giappone ha commesso enormi nefandezze durante la sua era coloniale, e nessuno dovrebbe negarlo o sminuirlo, ma chiunque legga la stampa coreana, giapponese e cinese può vedere come questo continuo rivangare il passato sia principalmente una manovra per distrarre l’attenzione del pubblico dai problemi interni del proprio Paese e trovare un nemico esterno contro cui infiammare gli animi. Provate a leggervi qualche pezzo dal The Korea Times, poi ditemi se questo è serio giornalismo.
    E’ solo nazionalismo portato all’eccesso e istigazione all’odio.
    Almeno la stampa giapponese è più seria.
  • Di (---.---.---.212) 17 agosto 2012 12:38

    L’articolo spazzatura che ho linkato nel mio precedente post, nonostante tutto, ammette addirittura quel che ho detto: " Tokyo claims that the issue of former sex slaves was settled through the Treaty on Basic Relations signed in 1965 between the governments of the two countries. Koreans demonstrated fervently in opposition but the government pressed ahead for a handout for industrial development. "


    Il governo coreano accettò quel trattato, nonostante le rimostranze del suo popolo, dando la priorità allo sviluppo economico. Tuttavia, decenni dopo, finge che quel trattato non sia mai esistito e continua a chiedere soldi al Giappone.
    I coreani dovrebbero prendersela in primis con l’incoerenza dei propri governanti, invece che continuare a rivendicare cose su cui, in base al trattato del 1965 accettato dal loro stesso governo, non avrebbero più diritto ad alcuna rivendicazione.

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