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La truffa del “capacity payment”. È giusto pagare in bolletta le perdite delle centrali a energia non rinnovabile?

Si chiama “capacity payment” il meccanismo truffa introdotto questa estate nel decreto Cresci Italia per remunerare i “servizi di flessibilità” delle centrali termoelettriche. Un meccanismo che doveva partire dal 2017 ma è stato anticipato grazie ad un emendamento votato da tutti i partiti.

Negli ultimi anni gli impianti fotovoltaici ed eolici sono diventati un bel grattacapo per le centrali tradizionali. Fino al tramonto, infatti, gli impianti fotovoltaici producono energia a costo marginale zero e con priorità di dispacciamento, tenendo bassi i prezzi in Borsa. Capita così che gli impianti a ciclo combinato a gas durante il giorno spesso non riescano a vendere energia. Solo dopo il tramonto, nel giro di un’ora, entrano in gioco con una potenza di circa 20 mila megawatt.

Ed è questa la (cosiddetta) “flessibilità” che viene compensata dal “capacity payment”, cioè dal contributo ai produttori scaricato sulle bollette dei cittadini.

Strano a dirsi ma a luglio 2012 anche la Confindustria ha espresso “forte preoccupazione per la misura introdotta, che può innalzare ulteriormente il costo della bolletta energetica italiana per un valore compreso tra i 500 e gli 800 milioni di euro”. Nota Confindustria che "il tema degli effetti di spiazzamento delle fonti rinnovabili sul sistema termoelettrico esiste, ma non può essere affrontato in modo estemporaneo. In un Paese che ha una sovracapacità ormai strutturale di produzione elettrica di oltre il 30% non esiste un problema di capacity payment bensì quello di trovare opportuni meccanismi di gestione dei bilanciamento e riserva di energia coerenti con il finanziamento del mercato”.

Insomma bisognerebbe darsi da fare per accumulare la sovracapacità energetica e distribuirla meglio, anziché pensare solo agli interessi dei produttori di energie non rinnovabili. Che hanno anche un altro problema, ormai insostenibile.

Progettate prima del boom delle rinnovabili, le centrali tradizionali (gas, termoelettrico, carbone) si reggevano sull’attesa di produrre al 70/80 per cento della potenza massima. Oggi sia per il crollo dei consumi sia per la concorrenza delle rinnovabili restano spesso al minimo, e non superano per poche ore al giorno il 65 per cento della capacità. Invece di lavorare per 4 mila ore l’anno necessarie per ripagare l’investimento lavorano per 2500/3000 ore e, per recuperare, vendono l’energia a caro prezzo nel picco serale.

Così si scopre che i produttori elettrici hanno investito circa 25 miliardi di euro sui nuovi impianti a partire dal 2000, quando già si sapeva che avrebbero avuto difficoltà a ripagarsi per l'eccesso di offerta (vedi relazione di Assoelettrica del 2006).

Che conseguenze si avrebbero e per chi se quei 25 miliardi andassero in fumo? Di chi sono?

Ce lo dice l'ingegner G.B. Zorzoli, esperto di mercato elettrico e presidente della sezione italiana dell'International Solar Energy Society (fonte: qualenergia.it):

“Sono stati investiti da chi ha fatto gli impianti, ma finanziati con il project financing, dunque alla fine gli investimenti vengono dalle banche. Non sfruttando i cicli combinati si metterebbero in crisi le banche italiane. La cifra investita è semplicemente troppo grossa per lasciar fallire questi investimenti. Senza contare la ricaduta occupazionale, la colpa della quale poi verrebbe data alle rinnovabili. Non ci resta che sfruttare il capacity payment come possibilità tecnica, facendo attenzione che la remunerazione sia adeguata e sviluppando nel frattempo le tecnologie degli accumuli proritariamente in quelle funzioni non coperte dai cicli combinati”.

Ma questo non si chiama "rischio d’impresa"?

E perché gli errori di questi presunti imprenditori dobbiamo sempre e comunque pagarli noi?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.28) 12 novembre 2012 23:39
    Sandro kensan

    In questi giorni è nuvoloso in una buona parte d’Italia, quindi penso che gli impianti a gas e a gasolio (olio pesante) stiano lavorando a piena potenza. Secondo me sarebbe giusto che questi impianti molto inquinanti chiudessero, sarebbe un grosso risparmio economico e ecologico, ma dovremmo accettare di rimanere senza luce ed elettricità un po’ più spesso in inverno.

    Certo potremmo importare l’energia dall’estero ma il black out è dietro l’angolo se vogliamo importare grandi quantità di energia elettrica. Comunque sarebbe un grande risparmio ritornare come a tanti anni fa quando la corrente era facile che se ne andasse via.

    Una alternativa sono le grandi dorsali di trasmissione della coerrente. HVDCC:
    it.wikipedia.org/wiki/High_Voltage_Direct_Current

    che potrebbero trasmettere l’energia elettrica da nord a sud e da sud a nord. A sud c’è l’eolico e il fotovoltaico, a nord ci sono i bacini idroelettrici di accumulo dell’energia elettrica. Ma ci vogliono soldi e tanta gente che si fa impiantare piloni nuovi della corrente: effetto nimby?

  • Di paolo (---.---.---.134) 20 novembre 2012 17:09

    Il problema Massimiliano è il seguente : le incentivazioni alle fonti rinnovabili ,ormai a ruolo per vent’anni ,comporteranno complessivamebnte a regime 2031 un investimento pari a 250 miliardi di euro ,di cui ben 170 miliardi al solo fotovoltaico . Questo significa che per abbassare di 1Mtep (un milione di tonnellate di petrolio equivalenti) l’investimento è di 1.400 milioni .Una cifra enorme , pari a sei volte per es. a quello che si spende per l’efficenza energetica . Soldi pagati dagli italiani (tutti) in bolletta , anche da chi non ha installato pannelli .

    E’ chiaro che questi 170 miliardi hanno prodotto gli effetti ,specie in un momento di forte recessione economica e quindi di riduzione degli assorbimenti delle industrie energivore ,nei termini che lei ci ha descritto .
    E secondo lei a chi dovrebbero far pagare il conto se non agli utenti italiani ? E’ un parziale recupero degli incentivi a favore delle rinnovabili elettriche ,per riequilibrare i rendimenti dei cicli di produzione e salvalguardare i finanziamenti privati ,ovvero le banche .Non ci vedo nessuna stranezza.

    Ma tutto questo è la conseguenza della mancanza per decenni di una vera e propria strategia energetica nazionale ,che sta venendo alla luce finalmente in questi giorni (SEN ) . Il governo Monti ne ha elaborato la bozza .

  • Di Renzo Riva (---.---.---.220) 21 novembre 2012 00:01
    Renzo Riva

    Per non parlare dei rigassificatori dove non vale più nemmeno il rischio d’impresa

    perché qualora un rigassificatore non rigassificasse nemmeno una molecola di gas
    dovremmo in ogni caso pagare al proprietario e gestore l’80% dei RLC (ricavi lordi)
    in base alla delibera 
    Pubblicata sul sito www.autorita.energia.it il 5 agosto 2005, GU n. 193 del 20-8-2005
    Delibera n. 178/05 - relazione tecnica
    Criteri per la determinazione delle tariffe per il servizio di rigassificazione 
    L’AUTORITÀ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS 
    Nella riunione del 4 agosto 2005

    TITOLO IV – INCENTIVI ALLA REALIZZAZIONE DI NUOVI TERMINALI

    Articolo 13

    Misure per incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali

    13.1 Le misure tariffarie per incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali, 
    di cui ai commi 13.2 e 13.3, diventano efficaci dall’anno termico di entrata in 
    esercizio di un nuovo impianto di rigassificazione di Gnl.

    13.2 Il fattore correttivo di cui all’articolo 10, comma 10.3, è sostituito da un fattore 
    garanzia, FGL, che assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la 
    copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento RLC. Tale copertura è riconosciuta dal sistema tariffario del trasporto e ha durata per un periodo di 20 anni.

    13.3 Il corrispettivo di capacità di trasporto relativo ai punti interconnessi con il terminale è applicato in misura ridotta agli utenti del servizio di trasporto titolari di conferimenti di impegni di rigassificazione continuativa.

    13.4 L’Autorità definisce con successivo provvedimento le modalità applicative della 
    disciplina di cui al comma 13.2 e 13.3. 

    EVVIVA PANTALONE
  • Di (---.---.---.239) 28 novembre 2012 18:34

    Il mondo cambia,le pratiche anticoncorrenza sono vietate e l’Eni si inventa l’elemosina nel berretto dei soldi con capacity payments.assicurazione contratti lunghi da addebitare a noi,bilanciamento del grid con il gas.Tra un po’ pagheremo il fuel all’aereo di Scaroni ed i regali ai produttori gas.In germania vanno sul 100% rinnovabili producendosi in casa lo symgas- synfuel dal vento e noi a dar soldi al gas importato che ci ha indebitato per 50 miliardi le utilities.a2a è indebitata per 4,6 miliardi ed insiste sul gas per la gioia di Scaroni.Dopo noi milanesi da pirloni, paghiamo bollette piu’ salate che a New York.Il gas importato si puo’ sostituire con syngas da domani e possiamo farlo con il vento-acqua-biomasse-geotermico.Con il solare è caro.

    Oettinger sembra denunciare pratiche truffaldine sul gas ed ora salta fuori quella dei furbetti degli accumuli d’acqua.Che è? Dei furbi vogliono farsi invasetti per bilanciare il grid del tetto o il vento in collina,poi chiedono tariffe a vita.Per cosa? Per bilanciare ma io nel mio progetto di hydro modulare regalo il servizio.Ma allora è una truffa? No,è il revamping dell’energia italiana.Ma che è sto revamping? Un modo per investire poco e guadagnare tanto perchè si è garantiti dallo Stato o AEEG che è lo stesso.Tutti a chiedere sto revamping dell’accumulo,il miglior affare insieme al gas storage in Italia.Ma producono?,no speculano ma liberalizzano il mercato speculativo.Pochi soldi da investire, ottimi guadagni sui gonzi.
  • Di (---.---.---.157) 1 dicembre 2012 16:33

    Nell’ultima audizione il Ghemme di Assoelettrica Ceo della Ansaldo STS che andrà presto ai giapponesi si inventa un piano molto copiato dal mio piano di hydro modulare e dice che è una bomba senza scrivere costi e GW che produce.Già uno che mi presenta un piano senza costi e quanto produce,lo licenzierei.Poi chiede di tariffare il bilanciamento dei laghetti e di rifare scusi revamping qualche centralina idroelettrica,ma poco per non disturbare L’Eni per le centrali gas.Peccato che il mio piano batte quello del Ghemme per 720 a quanto piove,mentre nel mio piano me ne frego della pioggia e regalo il bilanciamento del grid.Ora stiamo a vedere se accettano il piano farlocco alla Ghemme o il mio piano da 600GW,720.000 posti e 125 miliardi annui di ricavi.Scommettiamo che il Ghemme tira fuori dal cilindro il coniglio a pois!Le macchie sono l’inquinamento da gas made in Eni gas,luce cara.

    WebRep
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  • Di Renzo Riva (---.---.---.92) 8 gennaio 2015 23:36
    Renzo Riva

    https://www.facebook.com/groups/148...
    .
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    .
    http://www.sma.de/unternehmen/pv-le...
    .

    Oggi in Germania alle ore 12, picco di potenza fovoltaica pari a 1,9 GW,
    su una potenza totale installata pari a 37 GW.

    .
  • Di (---.---.---.214) 16 marzo 2015 05:34

    1. Ottimo articolo, ma chiederei gentilmente di avere più dettagli perchè l’informazione contenuta non impatta abbastanza sul cittadino pagante.
    Partendo da questa informazione <a luglio 2012 anche la Confindustria ha espresso “forte preoccupazione per la misura introdotta, che può innalzare ulteriormente il costo della bolletta energetica italiana per un valore compreso tra i 500 e gli 800 milioni di euro”. > Sarebbe possibile avere un costo per utenza media oppure per Mwh ?

    2. E’ indubbio che in un mercato ove esista energia creata dalle rinnovabili, l’offerta dell’energia è più elevata di giorno e durante l’estate ad un costo minore per i distributori di energia. Un sano regolatore economico dovrebbe prendere atto della situazione ed introdurre dei limiti ai prezzi per fasce orarie e stagionali, dopo aver fatto le opportune analisi di costo. Il prezzo medio per l’utente di giorno e d’estate diventerebbe più basso con un "hair-cut" ai profitti di chi specula sul costo basso delle rinnovabili. Inoltre l’authority potrebbe favorire un programma di dismissione delle centrali a carbone in favore di centrali a turbo-gas che ben complementano il fotovoltaico. Il modo di favorirlo è pagare sussidi di investimento alle ditte produttrici di energia ( in pratica parliamo di ENEL) che utilizzano carbone, ma che presentano piani credibili di dismissione verso il turbogas. Cosi’ si riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO². Non sono sicuro che si arriverebbe ad una riduzione dei costi di produzione di energia, perchè gli impianti a turbogas hanno costi operativi più alti degli impianti a carbone ed inoltre soffrono di "geopolitica", in pratica dipendenza dalla Russia, Kazakhstan e paesi arabi, cosa di cui il carbone non soffre.

    3. Non penso proprio che fosse necessario questa nuova gabella del "capacity payment", perchè le stesse imprese che producono energia (ENEL ed ENI) sono anche quelle che distribuiscono energia. Quindi penso che i loro profitti non si sono ridotti a causa del fotovoltaico che genera energia a basso costo che loro stessi comperano per rivenderla. Quindi questa nuova gabella aumenta i profitti di ENEL ed ENI che accampano scuse irrecivibili.

    4. Il modello del mercato dell’energia elettrica in Belgio ha problemi opposti, si parte da un’offerta di energia tipicamente continua sulle 24 ore. Quindi in Belgio esiste una tariffa differenziata che favorisce i consumi di giorno e durante i week-end. Con questa politica dei prezzi, si arriva a spostare il 60% di consumi delle utenze particolari verso queste fasce orarie.

    Francesco
    ( un modesto allievo di Renzo Riva)
    PS: abbiamo fatto un gruppo su FB per discutere di queste cose. Veniteci a trovare!
    https://www.facebook.com/groups/can...

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