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La nuova Costituzione della Tunisia mette in pericolo i diritti umani

Redatta in modo oscuro e privo di trasparenza, senza che venisse spiegato perché quella del 2014 non andava più bene, approvata il 25 luglio da un referendum cui ha preso parte solo il 30,5 per cento degli aventi diritto, la nuova Costituzione tunisina, che entrerà in vigore tra un mese, segna un passo indietro per i diritti umani.

Il testo indebolisce l’indipendenza del potere giudiziario, conferisce al presidente il diritto di dichiarare lo stato d’emergenza senza limiti né controlli, elimina le garanzie per i civili di non essere sottoposti a processi in corte marziale e subordina l’esercizio dei diritti umani al rispetto, descritto in modo del tutto vago, dei principi dell’Islam.

Non c’è da meravigliarsi: la nuova Costituzione ha visto la luce un anno dopo l’assunzione di pieni poteri da parte del presidente Kais Saied (nella foto) che, a partire dal decreto presidenziale 2021-117 del 22 settembre 2021 ha iniziato a indebolire, se non a smantellare, tutta una serie di garanzie sui diritti umani conquistate con grande fatica negli anni successivi alla rivoluzione del 2011, che pose fine al regime di Ben Ali: garanzie scritte nella Costituzione del 2014, che seppur imperfetta pare oggi un capolavoro di progresso civile e sociale rispetto a quella nuova.

 

 

 

 

 

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