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Istruzione ferita a morte nella più totale indifferenza degli italiani

Istruzione ferita a morte nella più totale indifferenza degli italiani

I mastodontici tagli imposti al Ministero dell’Istruzione dal Governo, tagli vergognosi spacciati per riforma epocale, sembrano lasciare nella più totale indifferenza l’opinione pubblica.
 
Fatta eccezioni per gli addetti ai lavori, mai categoria fu più bistrattata, a nessuno sembra stare a cuore la demolizione sistematica dell’istruzione.
 
La Gelmini recita felicemente che sono aumentati i licei ma vengono al contempo ridotte le ore di lezione e le risorse per i laboratori, già questa è una notizia allucinante per sua stessa natura, non è che si innalzi il livello degli studenti attribuendo l’altisonante titolo di liceo a ragioneria o alle magistrali senza innalzare il livello formativo. In tal modo si appiattisce solamente verso il basso il livello dei licei.
 
Ma l’affermazione più sconcertante del Ministro è che riducendo le ore di lezione si migliorerebbe la qualità. Mai assunto fu più sconclusionato. Chiunque abbia intrapreso, malauguratamente, la professione di docente ed abbia insegnato in quelle comode scuole private dove le lezioni iniziano alle 9 e terminano alle 12:30, si renderà perfettamente conto dell’assurdità di una tale affermazione. Il numero ideale di ore di lezione sono 5 da 60 minuti al giorno con la possibilità di un paio di rientri pomeridiani a settimana per attività accessorie come recitazione o musica.
 
Qualsiasi insegnante con un minimo di senno affermerebbe se interpellato, ma il Ministro dell’Istruzione non ha ritenuto opportuno interpellare gli insegnanti, che in ogni istituto secondario di secondo grado sia opportuno aggiungere perlomeno ore per l’insegnamento della grammatica italiana e per l’educazione civica. La stessa Accademia della Crusca ha interpellato il Ministro Gelmini esortandolo ad introdurre ore di grammatica da affiancare a quelle di letteratura.
 
Dunque la riforma Gelmini non è altro che il più becero dei metodi per risparmiare e fare cassa. Quando un Paese si riduce a tagliare follemente i fondi e le risorse per l’istruzione non ha più realmente speranze.
 
La Scuola Italiana avrebbe potuto essere rilanciata semplicemente con una buona dose di vera meritocrazia nella selezione e retribuzione dei docenti, adottando uno stipendio composto da un fisso base più una cospicua parte variabile. La parte variabile avrebbe dovuto essere attribuita in base ai risultati finali degli studenti verificati su test standard, comuni per tutt’Italia, suddivisi per materia.
 
Inoltre ai docenti dovrebbero essere richieste spiccate capacità di controllo, autorevolezza e ove necessario autorità.
 
Solo in tal modo sarebbe possibile ripristinare l’ordine, la disciplina ed il merito nelle Scuole di ogni ordine e grado del Bel Paese.
 
Giusto per concludere, ricordo che la recente riforma scolastica varata dall’amministrazione Obama in USA prevede esattamente il contrario della riforma Gelmini, ovvero ha introdotto più ore di lezione e più materie. Discorso analogo per la poderosa riforma scolastica cinese

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