• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > (In)ter(per)culturando: Alcune domande sparse a Lorenzo Palloni e (...)

(In)ter(per)culturando: Alcune domande sparse a Lorenzo Palloni e Alessandro Zannoni

Il connubbio non è poi così 'strano', due creatività diverse ma con aderenze e punti di contatto che si uniscono per un progetto comune.
 
Si tratta di Lorenzo Palloni, classe 1987, fumettista storyteller (uno dei suoi spazi creativi web: El Mundo Non Gira) e Alessandro Zannoni, scrittore (su Ibs oppure su Amazon i suoi libri editi da Perdisa).
 
L'occasione, dicevo, è un progetto comune denominato 'Il cugino', rivolgo a entrambi alcune domande per capire meglio cos'è questo lavoro, che succede attorno a loro... si respira un'atmosfera precisa, tra gli interventi, tra sorrisi e sopracciglia alzate che io 'vedo' distintamente, chissà se è così anche per chi leggerà il botta e risposta di seguito. In ogni caso, basta entrare nel 'mondo' de 'il cugino' che - come scoprirete fra poco - è rintracciabile free on line, per capire l'approccio, le provocazioni, l'ironia fulminante quanto le 'pernacchie' nei frame che entrano ed escono dal campo visivo quasi di corsa (quasi, dipende da quante volte li riguardate, of course).
 
****
 
Il 16 febbraio esordisce il blog sulla piattaforma blogspot intitolato ‘Il cugino’ (http://ilcugino.blogspot.it/) con la pubblicazione di un post che inizia il racconto di una storia a fumetti. Perché il 16 febbraio (se c’è un perché)? E perché Palloni e Zannoni raccontano ‘Il cugino’ nel web?
 
ZANNONI: Palloni non lo confermerà ma dovevamo partire il 15 - che è il mio compleanno - ma la festa era così bella e noi così sbronzi che abbiamo rimandato.
Il web è il luogo dove è nato questo personaggio, nei commenti alla mia pagina Facebook, e mi sembra naturale che ora continui a vivere su questo blog e a casa mia – gli ho fatto una cameretta, può fermarsi quando vuole.
 
PALLONI: Non ricordo un cazzo della festa, so solo che quando abbiamo aperto il blog avevo un hangover clamoroso.
Sul serio: abbiamo cominciato a lavorare sul progetto da agosto 2011, e c’era già l’interesse di alcune personalità del web. Passano le settimane, niente si muove. Avevamo già in mano un bel po’ di strisce pronte per la pubblicazione e ci siamo detti “che cazzo aspettiamo?” Un po’ una scommessa, e pure vinta, vista la quantità impressionante di visite, contatti e segnalazioni. Piace, e a noi piace farlo: come perché basta e avanza.
 
I contenuti ‘liberati’ nel web, vi sembrano ‘bruciati’ rispetto ad altre potenziali divulgazioni come può essere la carta stampata per il vostro progetto?
 
PALLONI: Assolutamente no, anzi, è valore aggiunto. Quasi tutti i miei progetti sono su web. Oltre a “Il Cugino”, porto avanti settimanalmente la striscia sperimentale “Mooned” e la biografia demenziale “The Paganos”, entrambe sul sito della mia associazione culturale, www.mammaiuto.it (e non sono le mie prime esperienze di pubblicazioni online). Ho sempre visto che i riscontri arrivano veloci, tanto quanto la messa in circolo delle idee e delle storie. Ho ricevuto molte proposte di pubblicazione su piattaforme digitali e non. La carta, diciamocelo, non ha molto futuro. Trant’anni al massimo? Cinquanta? Tanto vale prepararsi a vedere ragazzi in piedi sul Firenze-Bologna che leggono il nuovo numero di Dylan Dog sul loro tablet personalizzato. Magari fra cento anni chi pubblica online oggi sarà considerato un precursore.
 
ZANNONI: Palloni dice belinate da eternauta: la carta non morirà mai, mi sembra scontato, ma rispetto e credo nella rete come metodo irrinunciabile per farsi conoscere e riconoscere, come rampa di lancio e come fetta importantissima di mercato.
Noi cercheremo di giocare su tutti i fronti, la squadra è forte e affiatata e non ha paura di niente.
 
Quando avete iniziato a lavorare a questa storia? In che modo avete gestito la collaborazione tra narratore e fumettista?

PALLONI: In definitiva il progetto è una sorta di “adattamento collaborativo”: Alessandro mette concetti, frasi, dialoghi e io metto il resto: inquadrature, personaggi, ambientazioni, che spesso utilizzo come veri e propri sottotesti comico-simbolici. (Spesso rubo e adatto le stesse frasi che Alessandro ha scritto poche ore prima su Facebook.) Ma ovviamente non è sempre così, ci scambiamo idee, opinioni, ci editiamo a vicenda, e a volte l’uno fa il lavoro dell’altro. (Punto a far disegnare ad Alessandro una striscia, nei prossimi mesi.)
Avevamo comunque da tempo l’idea di collaborare a qualcosa. Io adoro quello che scrive Alessandro e come lo scrive, con un misto di talento di granito e sgradevole sincerità. Poi è arrivata l’idea de “Il Cugino” e zak, colpo di fulmine.
 
ZANNONI: Sottoscrivo. Ma aggiungo che avevo già cercato di coinvolgere Lorenzo in un progetto più grande – mettere in fumetto il mio romanzo breve “Biondo 901” (Perdisa, 2008) – perché ho grandissima stima della sua mano (il primo che ride pensando a un doppio senso lo faccio sistemare da mio cugino).
 
PALLONI: Vero. Ma chi ha letto “Biondo 901” sa che è una sceneggiatura già pronta, un racconto “troppo” cinematografico, “troppo” narrato per immagini perché un adattamento non risulti ridondante. Con “Il Cugino”, invece, ho uno spazio di manovra ampio e succoso, che mi permette di mantenere le strisce sempre fresche, di sperimentarci un po’ su. È lì che ci si diverte.
 
In periodo storico avverso al fumetto, in Italia con particolare snobbismo e fatica divulgativa da almeno un paio d’anni, il web è una strada possibile o è la soluzione ‘meno peggio’ per non nascondere nel cassetto un progetto, una storia o un’idea?
 
PALLONI: Diciamo intanto che il fumetto ha visto tempi peggiori. Se si pensa che fino a dieci anni fa il fumetto in Italia era solo Tex-Topolino-Diabolik, il panorama attuale è un paradiso sulla Terra. E questo sia grazie allo “sdoganamento” del termine graphic novel (sfruttato a dovere dagli editori, e che con la sua carica di fighetteria ha aperto i cancelli ad un nuovo pubblico) sia grazie alla carenza di idee dell’industria cinematografica (che depreda idee a vagonate, portando però persone sempre più incuriosite in fumetteria). Certo, non siamo in Francia, dove il Fumetto da sempre è considerato pari a prosa e poesia, ma sono piccoli passi. (Ci sarebbe da parlare di cifre, numeri di vendite e distribuzione, ma lasciamo perdere).
Il web ora come ora è la miglior strada possibile, non la “meno peggio”. In breve: divulgazione di idee senza (quasi) possibilità di censura, visibilità istantanea (e massima, se te la giochi bene), fruizione gratuita, riscontri immediati, nessun limite di distribuzione.
Ho letto da qualche parte che il web è considerabile come un’”anomalia storica”. Io credo sia un supporto, un mezzo per raccontare e diffondere, con potenzialità senza precedenti. Ma con le sue pecche e i suoi pregi, alla fin fine.
 
Avete l’impressione che talune diffusioni web garantiscano comunque il riconoscimento di un lavoro – di qualunque natura, tipologia e categoria attribuibile – o resta comunque il ‘sapore’ da ‘hobby ombelicale’ che tanto smuove tutt’ora dibattiti e ragionamenti attorno alle forme artistiche divulgabili nelle virtualità?
 
PALLONI: Prendiamo Makkox e Zerocalcare. Fumettisti/narratori italiani in questo momento mediaticamente sulla cresta dell’onda pur avendo una dimensione principalmente virtuale. Hanno storie diverse alle spalle e si sono fatti entrambi un culo così per arrivarci, ma il riconoscimento c’è, è indubbio. Però è un riconoscimento istantaneo, brucia in fretta, quello del web: troppa “roba”, troppa offerta di intrattenimento a costo zero. Se ci aggiungi il calo drastico di disponibilità e attenzione del fruitore medio, stai fresco. L’unico modo di stare a galla oggi e domani (se i futuri Makkox e Zerocalcare vorranno starci) è abnegazione totale, non dare tregua, crearti un pubblico ed essere sempre presente, con onestà, serietà e fatica. È un “hobby ombelicale” che può (ancora) dare qualcosa, sta a te decidere quanto metterti in gioco.
 
ZANNONI: Cazzarola, parla come un adulto navigato, ‘sto ragazzino, e io sottoscrivo tutto.
 
Cosa vuole dal lettore ‘Il cugino’? Che storia volete raccontare?
 
ZANNONI: Il Cugino pretende ironia. Affermo che le donne sono fantastiche, sotto questo punto di vista, sono le maggiori fan del Cugino, e la cosa potrebbe sembrare strana, visto come sono bistrattate nelle strisce.
Non intendo raccontare nessuna storia; le strisce sono solo piccoli spot sulla guerra dei sessi, una guerra che non avrà mai tregua, e che si alimenta di luoghi comuni che adoro portare alle estreme conseguenze per poi disinnescare con una risata intelligente.
 
PALLONI: Nessuna storia, come dice il vecchio.
(Ora mi uccide).
Le storie hanno inizio, svolgimento, fine. Sono paradigmi narrativi in cui i personaggi si sviluppano e agiscono con azioni e reazioni. “Il Cugino” è altro. È una striscia fuori dai denti, è un divertente mezzo di denuncia delle ipocrisie più diffuse (e più interessanti, diciamocelo): quelle fra i sessi.
Dico “nessuna storia, per ora”, perché: chissà. Cioè, ipoteticamente: striscia n°150, il Cugino si innamora. Ecco, quello è un colpo di scena, un “turning point” che sconvolge tutto e porta il personaggio verso nuovi insospettabili orizzonti. E i colpi di scena ci sono solo nelle storie.
Inoltre: visto che il Cugino è un vero e proprio alter-ego estremizzato di Alessandro Zannoni, immagino cambierà nella misura in cui cambia il suo scrittore. Vediamo dove ci porta. Un po’ mi spaventa, ma lo seguo volentieri.
 
Ma voi, gli intellettuali li conoscete? E gli artisti, chi sono? Soprattutto: dove sono?
Scherzi a parte, pensate che taluni termini come appunto ‘intellettuale’, ‘artista’ ma anche ‘creativo’, abbiano ancora ragione di essere usati – magari in specifici contesti – oppure ritenete che sia il caso di ‘andare oltre’?

ZANNONI: Io ci sono nato in mezzo agli intellettuali, ci ho fatto l’asilo e le scuole, e ora ci vivo pure dalla sera alla mattina. La mia donna è un’assicuratrice intellettuale, ho due figli intellettuali – uno di 6 e uno di 17 anni – e pure il mio cane Jack è intellettuale. Non saprei proprio come vivere senza una discussione intellettuale appena mi sveglio, tra una fetta biscottata e una tazza di latte; a volte, prima di fornicare, io e la mia donna ci eccitiamo dissertando sulla differenza dell’orgasmo femminile e maschile rispetto alla crescita ipotecnologica degli ultimi anni su scala ridotta ma partendo dal concetto spazio/tempo/materasso di Schwarz-Touchtin.
Uhm… scusa, qual era la domanda?
 
PALLONI: Per me i veri “intellettuali” sono quelli che non sanno di esserlo. Conosco ragazzi di diciassette anni più “intellettuali” di scrittori sessantenni, e nemmeno lo sanno. Giuro. Forse “intellettuale” è chi usa il cervello (che non è una cosa da sottovalutare, oggi come oggi) e che gode nell’usarlo. “Artista” e “creativo” sono termini agghiaccianti, figli di quel pressappochismo che cerchiamo di combattere ogni giorno. Tutti vogliono essere “artisti”, tutti si sentono “creativi”. Mi immagino fra trent’anni un paese popolato da “artisti” in pensione e mi vengono i sudori freddi. Spero di riuscire ad emigrare in tempo.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares