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Il premier del Kosovo, Hashim Thaci chiede all’ONU di abbandonare Pristina

Intanto il ministro degli esteri della Romania conferma il rifiuto del suo paese a riconoscere l’indipendenza del Kosovo  

Ieri a Pristina il premier kossovaro, l’albanese Hashim Thaci, approssimandosi il primo anniversario dall’auto-proclamata indipendenza dell’ex provincia serba ha duramente ammonito la Serbia dal non immischiarsi nelle questioni interne della neonata repubblica balcanica.

“Con la Serbia noi kosovari non abbiamo nulla a spartire se non una comune ambizione ad entrare un giorno nell’Unione europea” ha detto il premier Thaci, ex combattente dell’esercito volontario albanese per l’indipendenza di Pristina da Belgrado, l’Uck. Poi, ringraziando l’Onu per quanto fatto in questi nove anni in terra kosovara ha gentilmente chiesto al Palazzo di vetro di ritirare dal territorio della nuova nazione le proprie truppe in quanto ritiene ormai concluso il compito dell’Unmik.

Il presidente dell’assemblea legislativa kosovara, Jakup Krasniqi, inoltre ha ribadito la secca contrarietà dei governanti di Pristina ad intavolare colloqui con la Serbia per studiare alcune forme speciali di autonomia tendenti a tutelare la minoranza serbo - kossovara che abita la zona settentrionale del paese. Le dure dichiarazioni di Thaci, sostenute tra l’altro a Tirana dal governo Berisha, hanno ovviamente scatenato una gelida risposta a Belgrado che, in queste ore, sta pensando di portare, per l’ennesima volta, la questione dinnanzi alla Commissione europea di Bruxelles ed all’Assemblea delle Nazioni Unite.



“Le parole bellicose di Thaci si commentano da sole” hanno affermato persone vicine al presidente serbo Tadic. Il Kosovo ora, con la nomina di Hillary Clinton a Segretario di Stato negli Stati Uniti, si sente in una botte di ferro. Fu infatti Bill Clinton, il consorte dell’attuale vertice della diplomazia statunitense ad ordinare, quando sedeva alla Casa Bianca, alla Nato di bombardare Belgrado e Novi Sad per tutelare il diritto all’indipendenza degli albanesi del Kosovo. Tale decisione fu immediatamente appoggiata da alcuni alleati quali l’Italia, allora governata da un governo di centro - sinistra capeggiato dall’onorevole D’Alema ed avversata da altre nazioni amiche come la Francia.

Ancora oggi sul riconoscimento dell’autoproclamata repubblica balcanica non vi è uniformità di vedute tra i ventisette paesi che compongono l’Unione europea. Il Ministro degli esteri romeno Diaconescu ancora ieri ha ribadito che Bucarest non seguirà in materia il consiglio espresso dal parlamento di Strasburgo a favore dell’indipendenza del Kosovo e che, insieme agli altri quattro membri dell’Unione attesati sul fronte del no, continuerà a considerare la regione solamente come una provincia serba. Almeno fino a quando Bruxelles non imporrà ai cinque paesi riottosi, tra cui Spagna e Grecia, un aut aut ben preciso.

Si spera ora che l’Unione europea riesca a trovare, una volta per tutte, una posizione comune in ordine all’indipendenza di Pristina ed alla tutela della minoranza serbo- kosovara da imporre non solo a tutti i suoi ventisette membri ma anche ad Albania e Serbia, considerando la grande influenza che il governo albanese è in grado di esercitare sui connazionali che governano a Pristina. 

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