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Governo italiano e genocidio armeno: perché tanta freddezza?

Ha suscitato un certo stupore e perplessità, soprattutto negli ambienti cattolici ma, in generale nell’opinione pubblica, la posizione del sottosegretario Gozi che, a fronte dei toni aspri della polemica tra Pontefice e Stato turco, ha dichiarato che lo Stato italiano non dovrebbe pronunciarsi sulla questione del genocidio del popolo armeno; il tutto proprio nei giorni in cui il Presidente dell’Armenia era in Italia in visita di Stato.

Tiepidi anche gli altri esponenti del Governo e della maggioranza, piuttosto incentrati sull’eccesso dei toni impiegati dalla Turchia. Eppure l’Italia, potenzia cristiana che ospita la Santa Sede, ha sempre avuto forti rapporti politici e culturali con l’Armenia, appoggiandone spesso le posizioni nelle contese internazionali. Una prima spiegazione della sopravvenuta freddezza può trovarsi nei crescenti legami commerciali con la Turchia, anche in relazione ad Expo 2015. A questo va aggiunta anche la svolta nella politica italiana in Caucaso si è avuta a partire dal Governo Letta che, volato in Azerbaijan (Paese filo-USA e filo-Turchia, nonché grande nemico politico e militare dell’Armenia, con cui è in uno stato di ostilità permanente) per ingraziarsene il regime, ha ottenuto il passaggio del gas da Baku per la Trans-Atlantic Pipeline (con importante partecipazione italiana), nell’ambito del tentativo europeo di svincolarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia, a sua volta da sempre alleata dall’Armenia.

Da allora l’Italia, come riporta Panorama, avrebbe cominciato a chiudere gli occhi sia sul mancato rispetto dei diritti umani del piccolo Paese caucasico, sia sulle provocazioni e azioni militari lungo la turbolenta frontiera con l’Armenia e con l’enclave del Nagorno-Karabakh, sede ancora quest’estate di ripetuti scontri armati.

E così un legame storico dell’Italia e le sue posizioni a tutela del rispetto dei diritti dell’uomo e della memoria storica sembrano incrinate dalla sopravvenuta aspettativa di vantaggi economici immediati, in un’ottica di nuova guerra fredda con il blocco economico dell’Unione Economica Eurasiatica, a guida russa e in cui l’Armenia è integrata. 

 

Foto: Wikipedia

(The coat of arms of Soviet Armenia depicting Mount Ararat in the center.)

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