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Franco Battaglia: Chernobyl è una colossale mistificazione mediatica

Il Pinocchio nucleare al guinzaglio di Berlusconi.

Il tizio nel video è Franco Battaglia, noto per essere un corsivista de Il Giornale che si occupa di temi scientifici. Se ne occupa nel senso di negare il riscaldamento globale di origine antropica mentre butta fango sulle energie alternative e promuove il nucleare a suon di balle.

Per Battaglia qualsiasi affermazione che puzzi di tutela dell'ambiente o di cautela è una balla, un ostacolo al progresso, non solo per quel che rigurda il nucleare. Famose ormai sono le sue tesi sull'inquinamento che fa bene e il negazionismo sistematico nel confronto di qualsiasi disastro ambientale. Autore di un pregevole libercolo con prefazione di Silvio Berlusconi (altro noto scienziato), Battaglia è un professore dell'università di Modena che si batte da anni contro il muro dell'indifferenza della comunità scientifica, che lo considera una specie di barzelletta.

 

Godetevelo (anche saltando i primi 5 minuti di sciocchezze per evitare la sovraesposizione alle stronzate) mentre dice che i fatti di Chernobyl e Fukushima dimostrano la sicurezza degli impianti nucleari e che per il nucleare non è mai morto nessuno.

Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

  • Di paolo (---.---.---.70) 29 aprile 2011 19:41

    E vero , francamente molte sue affermazioni mi hanno lasciato di sasso e fanno il paio con quelle di molti antinuclearisti specializzati in terrorismo ecologico che eccedono in senso opposto . Oltretutto anche da un punto di vista mediatico la sua voce chioccia mal si adatta ad una arena televisiva come Annozero . Complessivamente mi è sembrato del tutto inadeguato .Tuttavia su due cose mi sento di concordare : la prima è che solare ed eolico non possono dimensionalmente sostituire fossile e nucleare , e qui bisognerebbe anche sottolineare le stupidaggini di Di Pietro , la seconda che a Fukushima ,malgrado gli eventi assolutamente eccezionali che si sono abbattuti sulle centrali , la tenuta degli impianti si è rivelata del tutto soddisfacente . Chi è mancato clamorosamente è stato l’uomo ed i suoi interessi economici , con mancati interventi di dismissione degli impianti obsoleti prima e con ritardati interventi dopo per non pregiudicare la sopravvivenza degli impianti . Spero che la tragedia induca a sottrarre gli impianti presenti nel mondo dalle mani della speculazione e che si costituisca una commissione tecnico scientifica sovranazionale con poteri di controllo (ed eventualmente di chiusura) su tutti gli impianti esistenti .

  • Di Renzo Riva (---.---.---.219) 7 maggio 2011 13:01
    Renzo Riva

    L’ignorante vuole salire al potere per soggiogare l’intelligenza
    ma il suo risultato è fame, lacrime e...
    per dirla come il sommo poeta ...stridor di denti.

    RICORDANDO CHERNOBYL, UN DISASTRO COMUNISTA

    Gli effetti sulle vite umane e sulla salute del disastro di Chernobyl sono stati studiati dall’Unscear (United nations scientific committee on the effects of atomic radiation) comitato dell’Onu composto da un centinaio di tecnici da 20 Paesi diversi e istituito a metà degli anni Cinquanta col compito di studiare gli effetti delle radiazioni atomiche. L’Unscear ha prodotto rapporti a 10, 15, 20 anni da Chernobyl. Sono disponibili in rete e, se li cercate, ecco cosa leggerete. Innanzitutto, il disastro fu provocato da un esperimento che fu ordinato agli operatori dai gerarchi del partito comunista sovietico. L’esperimento era vietato da tutte le norme di sicurezza, ed era vietato dalle stesse macchine dell’impianto che si sarebbero opposte facendo attivare automaticamente i sistemi di sicurezza: per eseguire l’esperimento furono appositamente disinnescati, tutti.
    Al momento dell’esplosione, morirono 3 addetti: uno d’infarto e due sotto le macerie. Il regime comunista, prima cercò di nascondere l’evento semplicemente non comunicando nulla al mondo: ma se v’è un segreto di Pulcinella, quello è proprio il tentativo di nascondere le radiazioni. Poi, mandò centinaia di soccorritori a spegnere l’incendio: li chiamarono liquidatori, ma furono eroi che chiamerei liquidandi, visto che furono inviati, senza alcuna protezione, praticamente al suicidio.
    Chernobyl fu insomma un disastro comunista, non nucleare.
    Tra liquidatori e addetti alla centrale, 237 furono ospedalizzati col sospetto di sindrome da radiazione acuta, poi diagnosticata a 134 di essi. Di questi, 28 morirono entro i primi 3 mesi: 31 (3+28) sono i morti riconosciuti come “immediati” del disastro. Dei rimanenti 106, ne sono deceduti, a oggi, 19, alcuni dei quali non per gli effetti della radiazione (ad esempio, uno è morto in incidente d’auto). Fine del macabro conteggio: tra addetti alla centrale e soccorritori sono deceduti, per l’esplosione e per le radiazioni, meno di 50 persone.

    Veniamo ora agli effetti sulla salute della popolazione. Scrive l’Unscear che «non è stato osservato in questi 25 anni alcun aumento d’incidenza di alcuna radiopatologia: non leucemie, non tumori solidi, non effetti genotossici, non malformazioni». Niente di niente. Con una sola eccezione: «È stato osservato (il neretto è mio e fra poco ne spiego la rilevanza) un drammatico aumento d’incidenza di tumori alla tiroide: nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia, 6000 casi di cui, a oggi, 15 hanno avuto decorso fatale».
    Spiego ora il mio neretto. È ingiustificato attribuire alle radiazioni l’aumento di incidenza di tumori tiroidei, e la ragione è la seguente. Il tumore tiroideo ha decorso fatale nel 5% dei casi, e il 5% di 6000 fa 300 e non 15, che è invece il 5% di 300; e 300 casi manterrebbe entro la norma l’incidenza di quella patologia.
    Da dove vengono, allora, i 6000 casi? Me l’ha spiegato Zbigniew Jaworowski, già Direttore del Laboratorio Centrale di Radioprotezione di Varsavia e già Direttore dell’Unscear.
    Molti di noi concludiamo felicemente la nostra vita senza sapere di essere affetti da tumore alla tiroide. Si tratta di tumori occulti, sono per lo più benigni, e la loro incidenza, nota dalle autopsie, è anche 100 volte superiore a quella dei tumori manifesti.
    Dopo Chernobyl fu eseguita una diagnostica capillare in Ucraina, Bielorussia e Russia, ed è questa aumentata diagnostica, e non le radiazioni di Chernobyl, ciò che ha fatto emergere i tumori occulti ed elevare così l’incidenza di quelli osservati.
    Che le cose stiano così è confermato dal fatto che l’incidenza osservata si è avuta più in Russia, meno in Bielorussia e meno ancora in Ucraina, mentre l’esposizione alle radiazioni fu più in Ucraina, meno in Bielorussia, e meno ancora in Russia.

    Chernobyl ha insomma comportato, in 25 anni, zero morti alla popolazione e meno di 50 morti tra gli addetti alla centrale e i soccorritori. Numero deplorevolissimo quanto si vuole, ma giova osservare, per esempio, che il Vajont fece 2000 morti in una notte.
    Dovrebbero meravigliare queste risultanze, date le dosi di radiazioni fuoriuscite a Chernobyl? No: tutti noi siamo esposti a una dose annua di radiazioni ionizzanti che, in media, è di circa 3 millisievert, ma esistono aree (ad esempio, Iran, India, Brasile) ove la popolazione è esposta a dosi anche 100 volte maggiori senza che si sia osservata, in esse, alcun aumento di incidenza di alcuna radiopatologia.
    Evidentemente, l’organismo umano è pronto a rispondere con successo a dosi di radiazione anche 100 volte maggiori di quelle naturali.

    Vale piuttosto la pena osservare che il rapporto dell’Unscear informa che: «Vi furono diffuse reazioni psicologiche, inclusi alcuni suicidi, dovuti più al terrore delle radiazioni che alle loro reali dosi».
    Ecco: le vere conseguenze sanitarie e fatali di quell’evento furono quelle indotte dai mercanti di terrore di allora, rimasti per 25 anni impuniti.
    Faremmo forse bene ad isolare e stigmatizzare quelli di ora.

    Franco Battaglia

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.70) 29 aprile 2011 19:41

    E vero , francamente molte sue affermazioni mi hanno lasciato di sasso e fanno il paio con quelle di molti antinuclearisti specializzati in terrorismo ecologico che eccedono in senso opposto . Oltretutto anche da un punto di vista mediatico la sua voce chioccia mal si adatta ad una arena televisiva come Annozero . Complessivamente mi è sembrato del tutto inadeguato .Tuttavia su due cose mi sento di concordare : la prima è che solare ed eolico non possono dimensionalmente sostituire fossile e nucleare , e qui bisognerebbe anche sottolineare le stupidaggini di Di Pietro , la seconda che a Fukushima ,malgrado gli eventi assolutamente eccezionali che si sono abbattuti sulle centrali , la tenuta degli impianti si è rivelata del tutto soddisfacente . Chi è mancato clamorosamente è stato l’uomo ed i suoi interessi economici , con mancati interventi di dismissione degli impianti obsoleti prima e con ritardati interventi dopo per non pregiudicare la sopravvivenza degli impianti . Spero che la tragedia induca a sottrarre gli impianti presenti nel mondo dalle mani della speculazione e che si costituisca una commissione tecnico scientifica sovranazionale con poteri di controllo (ed eventualmente di chiusura) su tutti gli impianti esistenti .

    • Di (---.---.---.51) 17 giugno 2011 10:19

      "la tenuta degli impianti si è rivelata del tutto soddisfacente".
      Sei certo della tua affermazione?
      Da dove hai tratto i dati?
      Ho invitato il prof.Battaglia(la sua mail è sul sito dell’Università di Modena) a recarsi a Fukushima, risposta?....Silenzio totale.
      Facile concionare a migliaia di km di distanza.
      p.s. Conosci Saluggia? (sito di stoccaggio delle scorie nucleari), a una mia domanda sul sito in oggetto al luminare mi risponde:
      Non ne so nulla, nessuno mi ha dato l’incarico di studiare il problema, facendo l’esempio di un dottore che fa una diagnosi senza visitare il malato.
      Affermazione su cui naturalmente concordo.
      Però, poi ,quando gli ho chiesto chi gli avesse dato l’incarico di studiare la situazione di Fukushima, la sua risposta è stata....silenzio totale!
      Insomma questo è il personaggio.

  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.240) 2 maggio 2011 17:11

    mi domando e dico, ma perchè quando si è cosi sicuri delle proprie teorie non le si dimostra?..andare a vivere un periodo a chernobyl, nutrirsi con i cibi locali, non è proibito.
    Questa sarebbe la bestia(nel senso di bestia da soma) tanto nominato da qualcuno.....ma per favore, ed il bello è che qualcuno considera sto pagliaccio alla stregua di un Rubbia, da vomitare......

  • Di Renzo Riva (---.---.---.55) 6 maggio 2011 19:00
    Renzo Riva

    http://renzoslabar.blogspot.com/

    http://3.bp.blogspot.com/-IOqVRKOhRzc/Tbwdy6R9vYI/AAAAAAAAANU/G6ZBtij-ui0/s1600/rADIO_ORMESI.jpg

    http://3.bp.blogspot.com/-PYHlV5gS7WU/TbweAlBiAGI/AAAAAAAAANc/ZRwLJhW6fZE/s1600/LEUCEMIE.jpg

    RICORDANDO CHERNOBYL, UN DISASTRO COMUNISTA

     

    Gli effetti sulle vite umane e sulla salute del disastro di Chernobyl sono stati studiati dall’Unscear (United nations scientific committee on the effects of atomic radiation) comitato dell’Onu composto da un centinaio di tecnici da 20 Paesi diversi e istituito a metà degli anni Cinquanta col compito di studiare gli effetti delle radiazioni atomiche. L’Unscear ha prodotto rapporti a 10, 15, 20 anni da Chernobyl. Sono disponibili in rete e, se li cercate, ecco cosa leggerete. Innanzitutto, il disastro fu provocato da un esperimento che fu ordinato agli operatori dai gerarchi del partito comunista sovietico. L’esperimento era vietato da tutte le norme di sicurezza, ed era vietato dalle stesse macchine dell’impianto che si sarebbero opposte facendo attivare automaticamente i sistemi di sicurezza: per eseguire l’esperimento furono appositamente disinnescati, tutti.

    Al momento dell’esplosione, morirono 3 addetti: uno d’infarto e due sotto le macerie. Il regime comunista, prima cercò di nascondere l’evento semplicemente non comunicando nulla al mondo: ma se v’è un segreto di Pulcinella, quello è proprio il tentativo di nascondere le radiazioni. Poi, mandò centinaia di soccorritori a spegnere l’incendio: li chiamarono liquidatori, ma furono eroi che chiamerei liquidandi, visto che furono inviati, senza alcuna protezione, praticamente al suicidio.

    Chernobyl fu insomma un disastro comunista, non nucleare.

    Tra liquidatori e addetti alla centrale, 237 furono ospedalizzati col sospetto di sindrome da radiazione acuta, poi diagnosticata a 134 di essi. Di questi, 28 morirono entro i primi 3 mesi: 31 (3+28) sono i morti riconosciuti come “immediati” del disastro. Dei rimanenti 106, ne sono deceduti, a oggi, 19, alcuni dei quali non per gli effetti della radiazione (ad esempio, uno è morto in incidente d’auto). Fine del macabro conteggio: tra addetti alla centrale e soccorritori sono deceduti, per l’esplosione e per le radiazioni, meno di 50 persone.

     

    Veniamo ora agli effetti sulla salute della popolazione. Scrive l’Unscear che «non è stato osservato in questi 25 anni alcun aumento d’incidenza di alcuna radiopatologia: non leucemie, non tumori solidi, non effetti genotossici, non malformazioni». Niente di niente. Con una sola eccezione: «È stato osservato (il neretto è mio e fra poco ne spiego la rilevanza) un drammatico aumento d’incidenza di tumori alla tiroide: nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia, 6000 casi di cui, a oggi, 15 hanno avuto decorso fatale».

    Spiego ora il mio neretto. È ingiustificato attribuire alle radiazioni l’aumento di incidenza di tumori tiroidei, e la ragione è la seguente. Il tumore tiroideo ha decorso fatale nel 5% dei casi, e il 5% di 6000 fa 300 e non 15, che è invece il 5% di 300; e 300  casi manterrebbe entro la norma l’incidenza di quella patologia.

    Da dove vengono, allora, i 6000 casi? Me l’ha spiegato Zbigniew Jaworowski, già Direttore del Laboratorio Centrale di Radioprotezione di Varsavia e già Direttore dell’Unscear.

    Molti di noi concludiamo felicemente la nostra vita senza sapere di essere affetti da tumore alla tiroide. Si tratta di tumori occulti, sono per lo più benigni, e la loro incidenza, nota dalle autopsie, è anche 100 volte superiore a quella dei tumori manifesti.

    Dopo Chernobyl fu eseguita una diagnostica capillare in Ucraina, Bielorussia e Russia, ed è questa aumentata diagnostica, e non le radiazioni di Chernobyl, ciò che ha fatto emergere i tumori occulti ed elevare così l’incidenza di quelli osservati.

    Che le cose stiano così è confermato dal fatto che l’incidenza osservata si è avuta più in Russia, meno in Bielorussia e meno ancora in Ucraina, mentre l’esposizione alle radiazioni fu più in Ucraina, meno in Bielorussia, e meno ancora in Russia.

     

    Chernobyl ha insomma comportato, in 25 anni, zero morti alla popolazione e meno di 50 morti tra gli addetti alla centrale e i soccorritori. Numero deplorevolissimo quanto si vuole, ma giova osservare, per esempio, che il Vajont fece 2000 morti in una notte.

    Dovrebbero meravigliare queste risultanze, date le dosi di radiazioni fuoriuscite a Chernobyl? No: tutti noi siamo esposti a una dose annua di radiazioni ionizzanti che, in media, è di circa 3 millisievert, ma esistono aree (ad esempio, Iran, India, Brasile) ove la popolazione è esposta a dosi anche 100 volte maggiori senza che si sia osservata, in esse, alcun aumento di incidenza di alcuna radiopatologia.

    Evidentemente, l’organismo umano è pronto a rispondere con successo a dosi di radiazione anche 100 volte maggiori di quelle naturali.

     

    Vale piuttosto la pena osservare che il rapporto dell’Unscear informa che: «Vi furono diffuse reazioni psicologiche, inclusi alcuni suicidi, dovuti più al terrore delle radiazioni che alle loro reali dosi».

    Ecco: le vere conseguenze sanitarie e fatali di quell’evento furono quelle indotte dai mercanti di terrore di allora, rimasti per 25 anni impuniti.

    Faremmo forse bene ad isolare e stigmatizzare quelli di ora.

     

    Franco Battaglia
    .

  • Di Renzo Riva (---.---.---.219) 7 maggio 2011 13:01
    Renzo Riva

    L’ignorante vuole salire al potere per soggiogare l’intelligenza
    ma il suo risultato è fame, lacrime e...
    per dirla come il sommo poeta ...stridor di denti.

    RICORDANDO CHERNOBYL, UN DISASTRO COMUNISTA

    Gli effetti sulle vite umane e sulla salute del disastro di Chernobyl sono stati studiati dall’Unscear (United nations scientific committee on the effects of atomic radiation) comitato dell’Onu composto da un centinaio di tecnici da 20 Paesi diversi e istituito a metà degli anni Cinquanta col compito di studiare gli effetti delle radiazioni atomiche. L’Unscear ha prodotto rapporti a 10, 15, 20 anni da Chernobyl. Sono disponibili in rete e, se li cercate, ecco cosa leggerete. Innanzitutto, il disastro fu provocato da un esperimento che fu ordinato agli operatori dai gerarchi del partito comunista sovietico. L’esperimento era vietato da tutte le norme di sicurezza, ed era vietato dalle stesse macchine dell’impianto che si sarebbero opposte facendo attivare automaticamente i sistemi di sicurezza: per eseguire l’esperimento furono appositamente disinnescati, tutti.
    Al momento dell’esplosione, morirono 3 addetti: uno d’infarto e due sotto le macerie. Il regime comunista, prima cercò di nascondere l’evento semplicemente non comunicando nulla al mondo: ma se v’è un segreto di Pulcinella, quello è proprio il tentativo di nascondere le radiazioni. Poi, mandò centinaia di soccorritori a spegnere l’incendio: li chiamarono liquidatori, ma furono eroi che chiamerei liquidandi, visto che furono inviati, senza alcuna protezione, praticamente al suicidio.
    Chernobyl fu insomma un disastro comunista, non nucleare.
    Tra liquidatori e addetti alla centrale, 237 furono ospedalizzati col sospetto di sindrome da radiazione acuta, poi diagnosticata a 134 di essi. Di questi, 28 morirono entro i primi 3 mesi: 31 (3+28) sono i morti riconosciuti come “immediati” del disastro. Dei rimanenti 106, ne sono deceduti, a oggi, 19, alcuni dei quali non per gli effetti della radiazione (ad esempio, uno è morto in incidente d’auto). Fine del macabro conteggio: tra addetti alla centrale e soccorritori sono deceduti, per l’esplosione e per le radiazioni, meno di 50 persone.

    Veniamo ora agli effetti sulla salute della popolazione. Scrive l’Unscear che «non è stato osservato in questi 25 anni alcun aumento d’incidenza di alcuna radiopatologia: non leucemie, non tumori solidi, non effetti genotossici, non malformazioni». Niente di niente. Con una sola eccezione: «È stato osservato (il neretto è mio e fra poco ne spiego la rilevanza) un drammatico aumento d’incidenza di tumori alla tiroide: nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia, 6000 casi di cui, a oggi, 15 hanno avuto decorso fatale».
    Spiego ora il mio neretto. È ingiustificato attribuire alle radiazioni l’aumento di incidenza di tumori tiroidei, e la ragione è la seguente. Il tumore tiroideo ha decorso fatale nel 5% dei casi, e il 5% di 6000 fa 300 e non 15, che è invece il 5% di 300; e 300 casi manterrebbe entro la norma l’incidenza di quella patologia.
    Da dove vengono, allora, i 6000 casi? Me l’ha spiegato Zbigniew Jaworowski, già Direttore del Laboratorio Centrale di Radioprotezione di Varsavia e già Direttore dell’Unscear.
    Molti di noi concludiamo felicemente la nostra vita senza sapere di essere affetti da tumore alla tiroide. Si tratta di tumori occulti, sono per lo più benigni, e la loro incidenza, nota dalle autopsie, è anche 100 volte superiore a quella dei tumori manifesti.
    Dopo Chernobyl fu eseguita una diagnostica capillare in Ucraina, Bielorussia e Russia, ed è questa aumentata diagnostica, e non le radiazioni di Chernobyl, ciò che ha fatto emergere i tumori occulti ed elevare così l’incidenza di quelli osservati.
    Che le cose stiano così è confermato dal fatto che l’incidenza osservata si è avuta più in Russia, meno in Bielorussia e meno ancora in Ucraina, mentre l’esposizione alle radiazioni fu più in Ucraina, meno in Bielorussia, e meno ancora in Russia.

    Chernobyl ha insomma comportato, in 25 anni, zero morti alla popolazione e meno di 50 morti tra gli addetti alla centrale e i soccorritori. Numero deplorevolissimo quanto si vuole, ma giova osservare, per esempio, che il Vajont fece 2000 morti in una notte.
    Dovrebbero meravigliare queste risultanze, date le dosi di radiazioni fuoriuscite a Chernobyl? No: tutti noi siamo esposti a una dose annua di radiazioni ionizzanti che, in media, è di circa 3 millisievert, ma esistono aree (ad esempio, Iran, India, Brasile) ove la popolazione è esposta a dosi anche 100 volte maggiori senza che si sia osservata, in esse, alcun aumento di incidenza di alcuna radiopatologia.
    Evidentemente, l’organismo umano è pronto a rispondere con successo a dosi di radiazione anche 100 volte maggiori di quelle naturali.

    Vale piuttosto la pena osservare che il rapporto dell’Unscear informa che: «Vi furono diffuse reazioni psicologiche, inclusi alcuni suicidi, dovuti più al terrore delle radiazioni che alle loro reali dosi».
    Ecco: le vere conseguenze sanitarie e fatali di quell’evento furono quelle indotte dai mercanti di terrore di allora, rimasti per 25 anni impuniti.
    Faremmo forse bene ad isolare e stigmatizzare quelli di ora.

    Franco Battaglia

  • Di Renzo Riva (---.---.---.123) 8 maggio 2011 08:07
    Renzo Riva

    Signor (si fa per dire) Mazzetta,
    lei non vale nemmeno una mezza calzetta del prof. Franco Battaglia oppure se vuole le dico che non capisce una mazza.
    Duro di comprendonio vero?

    http://renzoslabar.blogspot.com/

  • Di (---.---.---.126) 8 maggio 2011 09:55

    eh eh eh...Riva, il solito Troll molesto, ma davvero crede che qualcuno legge tutti i suoi copia e incolla? 


    Ottimo Articolo, le deliranti dichiarazioni di Franco Battaglia offrono un’immagine nitida e inquietante di come la pensano i pro-nuclearisti. Sono completamente fuori dal mondo ma purtroppo e inquietantemente davvero convinti di ciò che dicono. 

    Al referendum votiamo SI per dire NO a chi vuole anche a costo di rimetterci e di rischiare (solitamente sono persone anziane, come Riva, che non hanno nulla da perdere) il delirio di onnipotenza energetica!
  • Di Renzo Riva (---.---.---.244) 11 maggio 2011 13:56
    Renzo Riva

    ,
    eh eh eh...Mazzetta! Ride bene chi ride per ultimo.

    http://www.opinione.it/articolo.php?arg=1&art=101315

    .

  • Di Mazzetta (---.---.---.2) 17 giugno 2011 10:38
    Mazzetta

    rida pure Riva, si faccia due grasse risate insieme a Battaglia alla faccia mia e degli altri italiani che hanno stroncato i piani governativi

    io non rido per due motivi: prima di tutto per rispetto alla tragedia dei giapponesi, che ancora stanno affrontando tre centrali impazzite, e poi perché non è bello infierire su chi è messo male, anche se è molesto e arrogante

    • Di (---.---.---.44) 2 settembre 2012 22:10

      Ecco, vede, caro Mazzetta, l’ignoranza può essere capita ma non giustificata. La Sua mi sembra colossale per la semplice non conoscenza dell’argomento di cui si parla.
      Si informi prima di scrivere e insultare.

  • Di Mazzetta (---.---.---.112) 2 settembre 2012 22:41
    Mazzetta

    facciamo così, prima di dare dell’ignorante gratuitamente, spieghi lei dove risiede l’ignoranza. Su Battaglia si sono esercitati diversi autori ed è evidente che si tratti di una persona che si presta a un lavoro per il quale altri non sono disponibili e che con la scienza non ha nulla a che fare

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