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Diritto di cittadinanza nel percorso di integrazione

di Milena Rampoldi

Le seconde generazioni di immigrati in Italia: il diritto alla cittadinanza nel percorso di integrazione.

di Valentina Ciurlante

EPUBLI 2017 | Questo libro vuole porre l’attenzione sul fenomeno delle seconde generazioni di immigrati residenti in Italia, una categoria ambivalente, costituita dai figli degli immigrati nati nel territorio del paese di destinazione o arrivati a seguito dei genitori, durante l’infanzia. Essi provengono da una determinata cultura, ma nascono o crescono in contesti completamente differenti e vivono lo scontro tra il mantenimento della cultura tradizionale ereditata dai genitori e l’apprendimento della nuova.

Il quadro demografico italiano mostra empiricamente la portata di tale argomento e, quindi, l’importanza insita nel rapporto tra società italiana e figli di immigrati, nonché la sfida, per lo Stato italiano, di assicurare una pacifica convivenza tra i suoi membri e di valorizzare la risorsa culturale ed anche economica che questi giovani incarnano.

Dall’analisi dei principali indirizzi storici e sociologici si delineano, principalmente, tre modalità di incontro tra culture: l’assimilazionismo, il multiculturalismo e l’integrazione. Individuando in quest’ultima il paradigma più idoneo a guidare le politiche italiane, è posto in esame il delicato e fondamentale ruolo che l’istituzione scuola ricopre.

Il contesto italiano è confrontato, poi, con il caso francese, rigido esempio del modello assimilazionista. A tal proposito, i contributi del sociologo Kokoreff e della politologa Catherine De Wenden si rivelano preziosi nell’argomentare l’esclusione sociale delle minoranze residenti in Francia e la necessità di riconsiderare il concetto stesso di cittadinanza.

Lo studio, allora, arriva a porre in analisi il diritto alla cittadinanza nell’ordinamento italiano, in base al principio secondo il quale il riconoscimento dello status civitatis è prerogativa fondamentale per rendere possibile l’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale italiano.

I giovani di seconda generazione, infatti, secondo la legislazione vigente in Italia (legge 91/92) non sono considerati giuridicamente cittadini italiani. Al riguardo, le proposte di modifica legislativa sono confluite nel disegno di legge approvato il 13 ottobre 2015 dalla Camera dei Deputati e da allora, in corso di esame in Commissione al Senato.

Il progetto affianca lo ius soli temperato e lo ius culturae al già presente ius sanguinis, al fine di garantire il riconoscimento dello status di cittadino agli stranieri nati e residenti in Italia, o che abbiano compiuto nel territorio nazionale il percorso di scolarizzazione.

Sebbene la riforma legislativa non possa costituire elemento sufficiente ad una riuscita integrazione, essa sarebbe una tangibile dimostrazione della presa di coscienza dello Stato italiano nella valorizzazione delle minoranze insediatesi ormai stabilmente nella nazione.

La nostra intervista con l’autrice la trovate qui.

Il video lo trovate qui.

Questo articolo è riprodotto da Promosaik

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.254) 21 maggio 2017 11:10

    Purtroppo il dibattito ruota sempre intorno al diritto di cittadinanza: jus soli, jus sanguinis. jus culturae...

    Non credo che esista una soluzione buona. Si dovrebbe invece ripensare il concetto di cittadinanza.

    Un bambino che frequenta le scuole italiane ha il pieno diritto di non essere discriminato dai suoi compagni in quanto "non cittadino italiano", però non ha senso conferirgli una cittadinanza nel senso classico.

    Se i suoi genitori vengono espulsi dall’Italia il bambino-cittadino che fa? viene espulso anche lui? diviene adottabile? Se va via dall’Italia dopo esserci stato un anno o due lo si deve considerare un italiano all’estero e poi dargli il diritto di voto, il reddito di cittadinanza e la pensione sociale minima?
    Se crescendo si rivela un pericoloso fanatico religioso incline al terrorismo che si fa? gli si revoca la cittadinanzza? Si deve per questo fare un esame - processo preventivo ad un bambino piccolo sulle sue credenze e ideologie?

    La complessità delle situazioni richiederebbe soluzioni più flessibili che "cittadinanza si o no", piuttosto che criteri sempre più arzigogolati per dare o non dare la cittadinanza.

    Nell’articolo si delineano tre "modalità di incontro fra culture": assimilazione, multiculture, integrazione.
    Una nazione ha il pieno diritto di legare la cittadinanza o meno ad una certa modalità. Ad oggi, l’Italia non lo ha fatto. Se lo fa domani che succede? si revoca la cittadinaza a chi segue modalità non ammesse?

    Mi pare ovvio che si debba pensare a forme di cittadinanze parziali e provvisorie che favorirebbero l’integrazione di chi si vuole integrare e permetterebbero di respingere chi invece dimostra di non volere essere italiano in senso pieno.

    GeriSteve

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