Decreto Romani “ammazza rinnovabili”
Fotovoltaico – Bloccati anche i piccoli impianti domestici, uno tsunami per un settore promettente della nostra economia.
Il Decreto Romani detto “ammazza rinnovabili”, che prevede per il settore fotovoltaico la fine anticipata del 3° Conto Energia (in vigore solo dal 1 gennaio 2011 n.d.r) ha bloccato di colpo e senza nessun preavviso tutto il settore fotovoltaico e non soltanto i grandi impianti a terra ritenuti responsabili della deriva verso l’alto dei costi degli incentivi a carico delle bollette.
Anche i piccoli impianti domestici di taglia inferiore a 3 kWp, che normalmente vengono installati sul tetto delle abitazioni e che tanto hanno contribuito allo sviluppo di una folta schiera di piccoli installatori ed all’abbattimento dei costi della bolletta elettrica di tante famiglie, ad oggi non hanno più nessuna possibilità di accedere al Terzo Conto Energia fotovoltaico.
Questa considerazione deriva dall’analisi delle tempistiche burocratiche necessarie alla realizzazione di un piccolo impianto. Sommando le tempistiche per la redazione del preventivo di allaccio ed il successivo allaccio alla rete elettrica sono 50 i giorni a disposizione dei gestori di rete per ottemperare agli obblighi, cioè ben 64 giorni solari, calcolati a partire dal 15/03/2011 tenendo conto delle festività correnti nel periodo.
Anche ipotizzando che l’impresa di installazione inizi i lavori in anticipo rispetto alla ricezione del preventivo di connessione, supponendo che l’impianto sia terminato al momento della ricezione del preventivo stesso e considerando un paio di giorni per la formale accettazione del preventivo e per la richiesta di allaccio, comunque si arriverebbe al 21/05/2011.
A questa data (apparentemente ancora valida per usufruire degli incentivi del Terzo Conto Energia), vanno sommati i 25gg di ritardo entro cui non è possibile per il soggetto responsabile richiedere il maggior danno al gestore nell’effettuazione del preventivo e/o dell’allaccio alla rete ([1]), si arriva ad essere ampiamente oltre la data del 31 Maggio 2011 prevista dal Decreto Romani.
Il dettaglio di questi conteggi è riportato in tab. 1, dove si comprende che tutta la tipologia di impianti rappresentati (tutti di piccola taglia o ad alta valenza ambientale, come gli interventi di contemporanea rimozione dell’amianto), la data di allaccio “sicura”, cioè la data oltre la quale il Soggetto Responsabile è tutelato nei confronti degli inadempimenti causati dal Gestore di Rete in caso di perdita della tariffa incentivante, è sempre ampiamente successiva al 31 Maggio 2011.
Da sottolineare inoltre che lo schema di calcolo di Tab 1 tiene conto esclusivamente dei tempi burocratici previsti dal Terzo Conto Energia, e non considera le tempistiche tecniche di realizzazione fisica dell’impianto.
Tab. 1 – Calcolo della data minima garantita di allaccio di un impianto per ottenimento degli incentivi.
Come si può osservare, nessuna tipologia di impianto, neanche i più piccoli, riescono a rientrare nel termine del 31 Maggio 2011, previsto dal decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 Marzo 2011 per il riconoscimento degli incentivi del Terzo Conto Energia.
Di fatto chi oggi inizia la realizzazione di un impianto, anche se di piccola o piccolissima taglia, non sa quale sarà la tariffa incentivante che verrà riconosciuta al suo impianto e, soprattutto, se tale tariffa consentirà un ritorno dell’investimento: insomma il provvedimento del Governo introduce una grande incertezza di scenario che porta scompiglio nella compilazione dei business plan degli attori del mercato.
Lasciamo immaginare al lettore quale impatto potrà avere per la miriade di piccoli installatori (molte volte elettricisti, idraulici od altri artigiani operanti nel settore edilizio ed impiantistico che, grazie al fotovoltaico, sono riusciti a riconvertire la propria attività e ad evitare le conseguenze sulla crisi che ha colpito anche il settore dell’impiantistica in Italia) il decreto Romani “ammazza rinnovabili”.
Chi scrive si augura un ripensamento del provvedimento che stabilizzi il quadro normativo per chi opera o vuole operare nel settore delle energie rinnovabili... apprendiamo con piacere che l'Onorevole Miccichè sull'argomento la pensa come noi, speriamo però che rimanga coerente e soprattutto sia conseguente nella sua azione politica di fronte al prevedibile muro del Governo (leggi Lega).
[1] La penalità prevista a carico dell’impresa distributrice/gestore di rete per ogni giorno di ritardo nell’approntamento del preventivo di connessione e/o di allaccio alla Rete dell’impianto è di 20€ al giorno senza alcun altro onere o maggior danno fino al raggiungimento di 25gg complessivi di ritardo;
Oltre i 25gg il soggetto responsabile può richiedere il maggior danno derivante dai mancati ricavi procurati dal ritardo in considerazione della tariffa incentivante ottenuta e la tariffa incentivante che si sarebbe ottenuta in assenza del ritardo. (Courtesy Italia Solar Team)
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