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 Home page > Attualità > Cronaca > Che fine ha fatto la "nave dei veleni"?

Che fine ha fatto la "nave dei veleni"?

Un paio di mesi. Tanto è durato il clamore intorno al caso della "nave dei veleni" affondata al largo di Cetraro (CS), caso nato dopo le dichiarazioni del pentito di ’ndrangheta Francesco Fonti.

La conclusione, però, è arrivata quasi "inaspettata" e all’apparenza un po’ frettolosa.

Il tutto inizia quando il pentito Fonti, indica l’area marina antistante Cetraro come il punto in cui lui e altri affiliati al clan Muto avrebbero fatto affondare con esplosivo la motonave Cunski, a bordo della quale si sarebbero trovate 120 fusti di scorie.
La magistratura di Paola, sulla scorta delle dichiarazioni di Fonti, apre subito un’inchiesta.

Da quel momento, le notizie si susseguono giorno per giorno destando non poche preoccupazioni per l’eventuale inquinamento di un’area più o meno vasta del Mediterraneo.

Cetraro, ma non solo.

Nella sua deposizione, infatti, Forti dice anche di avere fatto affondare altre due navi con carichi pericolosi, una più a nord, al largo di Maratea, e un’altra nello Jonio vicino a Metaponto.

Ancora, qualche giorno dopo si parla di navi cariche di inquinanti nelle acque del Tirreno al largo di Livorno e, più precisamente, tra Elba, Corsica e Capraia, un’area il cui fondale melmoso, secondo gli ambientalisti, "sarebbe ideale per inghiottire migliaia di fusti tossici".

Tra una segnalazione e l’altra, nel giro di pochi giorni si arriva a calcolare la possibile presenza di circa 30 relitti con rifiuti tossici a bordo nei nostri mari.
Un numero impressionante di navi e, soprattutto, di scorie che, se confermate, metterebbero in serio pericolo la salute delle acque e dei cittadini che vengono a contatto con esse e con i prodotti ittici del Mediterraneo.

L’allarme è giustificato e si teme una vera e propria bomba ecologica.

Viene anche organizzata, per il 24 ottobre ad Amantea, una manifestazione nazionale per "dire basta ad una Calabria sopraffatta dalle emergenze ambientali e considerata regione di serie B dalla ’ndrangheta". In strada saranno oltre ventimila persone, per chiedere una Calabria pulita e per avere chiarezza sui rifiuti tossici che si teme inquinino mare e terra.

L’emergere di questi casi porta alla luce le indagini di Cosmo De Matteis, un medico calabrese che, con i suoi colleghi, da anni sottolinea gli allarmanti dati sulla presenza di patologie tumorali tra la popolazione nella loro zona di competenza, ovvero proprio Paola.

Su 12590 pazienti, qui la percentuale di giovani ammalati di tumore è quattro volte superiore alla media nazionale.

La statistica realizzata da De Matteis, pubblicata da Repubblica, dimostra che nella fascia tra i 30 ed i 34 anni, i giovani si ammalano di tumore con una media del 2.90% contro la media nazionale dello 0.74% per gli uomini e dello 0.86% per le donne. Dai 35 ai 39 anni la media è del 2.07 contro quella nazionale dell’1.24 per gli uomini e dell’1.78 per le donne. Nella fascia dai 40 ai 44 anni la media a Paola è del 4.15% contro il 2.11 per i maschi e il 3.33 per le donne. Ma anche se guardiamo la fascia dei 60 - 64 anni il tasso del 15,77% è superiore all’11.43 dei maschi e all’11.69 delle donne. Dopo i 65 anni la media scende.

(http://www.repubblica.it/2009/09/se...)

Ci sono collegamenti tra questi dati e gli scempi ambientali avvenuti in Calabria? È possibile, e lo stesso De Matteis chiede a gran voce l’intervento del governo in una terra "avvelenata da sostanze radioattive".

I timori sono tanti e sembra che tutti gli elementi raccolti in queste ultime settimane combacino pericolosamente in un puzzle le cui tessere sono rappresentate da mafia, inquinamento, tumori e morte.

La conferenza stampa indetta dal Ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo, però, fuga tutti i dubbi: la nave sul fondale di Cetraro, in provincia di Cosenza, non è la "nave dei veleni".

Questo è quanto sarebbe emerso dalle analisi compiute dalla nave Mare Oceano inviata dal ministero. Il relitto che si temeva fosse quello del Cunsky non è altro che la nave passeggeri "Catania", silurata nel corso della Prima guerra mondiale.


Il Ministro Prestigiacomo chiude, così, il "caso che ha destato profondo allarme e polemiche roventi sull’utilizzo che si è fatto delle notizie sull’inchiesta in corso in Calabria sulla base delle affermazioni di un pentito di mafia".

Eppure, sembra che, a fronte di troppi elementi preoccupanti e sui quali la Calabria e l’Italia intera chiedevano rassicurazioni, tutto il caso si stia chiudendo in maniera fin troppo dubbia.

Come è possibile che la segnalazione del pentito Fonti, ora ritenuto inattendibile, sia falsa ma abbia portato proprio in un’area in cui, guardacaso, è presente un altro relitto?

E, se fino a poche settimane fa si contavano decine di "navi pericolose" in tutto il Mediterraneo, com’è possibile chiudere l’intero caso solo perché al posto del Cunsky ci sarebbe la nave Catania?

L’anno scorso, poi, si legge su Blogeko, analisi effettuate dall’Arpacal, agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, "rivelarono tracce di radioattività nei pesci", mentre "le ispezioni sonar e le riprese video del relitto effettuate dal ministero per l’Ambiente hanno dato risultati molto diversi rispetto a quelle effettuate dal robot sottomarino mandato dalla Regione Calabria".

Le analisi effettuate dal ministero quindi escluderebbero ogni traccia di inquinamento radioattivo nel mare calabrese, ma un dirigente Arpacal, Emilio Cellini, dichiarava a Repubblica che le analisi delle specie ittiche per i radionuclidi appartenenti alle famiglie dell’uranio, del torio e del cesio "evidenziavano la presenza di tracce di Cesio 137", sostanza che può essere prodotta solo da reazioni nucleari.

Sempre Repubblica, poi, a proposito delle analisi di cui parla Cellini, nei giorni scorsi rivelava il testo di un verbale firmato da tutti i partecipanti ad una riunione ufficiale tenutasi in capitaneria di Porto a Cetraro il 7 agosto 2008 per decidere di abolire il divieto di pesca che da un anno e quattro mesi era in vigore in due aree del mare cetrarese.

Dov’è finita questa radioattività? O si sono inventati dati, analisi e relitti fino a 2 giorni fa o qualcosa continua a non quadrare.

Una possibile chiave di lettura potrebbe essere suggerita dalle parole del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che nella conferenza tenuta con il ministro Prestigiacomo afferma: "finora si è certamente causata una vittima: l’area di Cetraro e la Calabria. Perché gli operatori turistici guardano con timore alla prossima stagione, perché la popolazione si sente in pericolo per la salute, perché i pescatori hanno smesso di pescare".

Ognuno avrà modo di fare le proprie riflessioni...

 

Link di riferimento:

http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/12/ombra_fondo_mare_cerca_nave_co_8_090912008.shtml

http://www.university.it/reuters/top-news/nave-veleni-pentito-di-ndrangheta-torna-sotto-protezione

http://iltirreno.gelocal.it/dettaglio/il-pentito-fonti-verra-a-livorno-per-il-mistero-delle-navi-dei-veleni/1727946

http://blogeko.libero.it/2009/misteri-della-nave-di-cetraro-non-ce-radioattivita-ma-lanno-scorso-se-ne-trovarono-tracce-nei-pesci/#more-44401

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/risultato-indagini/risultato-indagini.html

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2009/10/29/visualizza_new.html_992241361.html

http://www.agi.it/cronaca/notizie/200910241759-cro-rt11095-nave_veleni_calabria_in_migliaia_in_corteo

http://www.sapriblog.com/2009/09/la-nave-dei-veleni-di-cetraro/

http://www.terranauta.it/a1052/rifiuti_e_riciclo/navi_dei_veleni_in_calabria_rifiuti_radioattivi_provocano_decine_di_morti.html

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3773661717

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/statistiche-tumori/statistiche-tumori.html

http://www.facebook.com/group.php?gid=148532143838&v=info

Commenti all'articolo

  • Di Maria (---.---.---.176) 31 ottobre 2009 13:05

    Avete dimenticato un particolare, se posso dire. Le immagini del relitto di Cetrato riprese dal robot sottomarino della Regione Calabria in settembre sono diversissime dalla descrizione "ufficiale" che emerge dalle indagini del ministro. Come se fossero due navi diverse. I fusti nella stiva/la stiva vuota. Nave cargo a doppia stiva/ nave passeggeri. Costruita all’inizio del Novecento/ costruita con tecniche degli Anni 50

    • Di cetraro (---.---.---.65) 31 ottobre 2009 14:18

      Prima di fasciarvi la testa e dire cose riportate, perchè non guardate meglio quello che è successo?? le immagini del 12 settembre sono state fatte da un robot che a stento arrivava a quelle profondità, anzi ha fatto riprese video ad na distanza di circa 25 metri dal fondale, e quindi con immagini schiacciate e di poca chiarezza. questo robot della mare oceano invece professionale può arrivare fino a 2000 metri, ed ha ripreso la nave a 360° cioè da tutte le angolazioni possibili, vedendo pure dentro la nave. Basta illzioni, nasta "veleni" gratuiti, date atto a chi ha lavorato di averlo fatto in manera eccellente, e dato atto che lì c’è la catania.

    • Di itch (---.---.---.57) 31 ottobre 2009 14:29
      itch

      volendo anche assumere per vero che quella sia la nave catania e che non contenga rifiuti tossici, a me personalmente restano molti altri dubbi che vedo difficilmente risolvibili in modo così improvviso e che trovo condivisi da molte altre persone, a cominciare, ad esempio, dal fatto che non si parli più di tutte le altre navi di cui si ipotizzava l’esistenza fino a poche settimane fa fino ad arrivare al totale ignoramento delle analisi effettuate dall’arpacal, che cito nell’articolo.
      su questo, purtroppo, non sono state date risposte di nessun genere.

    • Di cetraro (---.---.---.65) 31 ottobre 2009 18:43

      Come prima cosa toglierei "volendo anche assumere per vero che quella sia la nave catania e che non contenga rifiuti tossici" perchè se no dovrebbedenunciare le persne che hanno indagato compresi gli inquirenti. Secondo, le analisi dell’arpacal sono riferite ad anni prima ad una distanza media dal punto del relitto "catania" di circa 7 miglia. analisi comunque come ben saprà che si rifanno a parametri contenuti alle tabelle per il verde pubblico non essendoci una legislazione in materia per i sedimenti marini (non le viene da pensare che il verde pubblico abbia di parametri molto bassi visto che potrebbero giocarci anche i bambini??). Per il resto meditate invece sulle fessonerie dell’assessore regionale che ha regalato 77.000 euro alla nautilus di suo fratello per fare un lavoro con un robot non sofisticato (pensi che la mare oceano costa giornalmente 40.000 euro contro i 38.000 della nautilis del fratello dell’assessore). meditate gente..mediate

    • Di di Calabria (---.---.---.153) 2 novembre 2009 08:55

      Domande: esiste una qualche barriera che impone a sostanze di ogni tipo di rimanere entro le sette miglia in un sistema complesso come il mare? Al mare non giocano i bambini? La posizione della Catania e di quella identificata originariamente è sicuramente la stessa? La descrizione della nave coincide con le immagini che abbiamo visto in televisione e su internet? Si possono effettuare misure certe sulla radioattività in mare a quella profondità, in quanto tempo? Esiste solo un caso Cunsky?
      Potrebbe essere ma penso che non ci si possa mettere la mano sul fuoco.
      Su argomenti così delicati sarebbe opportuno che si richiedesse una maggiore chiarezza da parte dei residenti, da parte dei nostri politici, da parte di un governo che ci ritiene di serie B (basti sentire le dichiarazioni di marcegallia e soci). 
      Io non sono soddisfatto di "evidenze" che chiudono una vicenda così complessa nel giro di pochi giorni.
      Se poi si vogliono contrapporre le esigenze economiche legittime di un territorio ed il diritto alla salute di chi questo territorio lo abita bene, diciamolo però. La richiesta di chiarezza di risposte adeguate porterebbe come conseguenza anche l’aiuto nella gestione locale dell’emergenza da parte del governo (dato che siamo in Italia).
      Su questa vicenda io non mi sento tranquillo e mi fa specie quello che leggo sui giornali, la politica tutta interessata a risolvere questioni di partito, chiedere dimissioni, pianificare nuovi assetti. 
      Caro "di Cetraro" non conosco l’assessore, non sapevo le notizie che hai dato sulla proprietà delle strutture utilizzate ma mi chiedo: ne esistono altre in Calabria di navi utili a quel tipo di indagine, se non ci fossero state le prime riprese ci sarebbe stata la disponibilità del governo ad effettuare nuove analisi (quelle che secondo te hanno fugato ogni dubbio). 

    • Di di Calabria (---.---.---.213) 4 novembre 2009 15:34

      Di Cetraro oggi su Calabria ora c’è un articolo sulle proprietà delle strutture utilizzate per le analisi, leggilo.
      Penso che abbia ragione il WWF a chiedere raffronti e che noi calabresi dovremmo dare manforte a tutti coloro i quali chiedono verità e chiarezza, compreso l’assessore Greco e la procura di Paola.
      Saluti 

    • Di Franco Masini, Capitano LC (---.---.---.74) 22 giugno 2017 17:54

      A proposito della nave dei veleni, che presumo sia la stessa che peritai in qualità di CTU del Tribunale Civile di Milano (a quel tempo presieduto dal Dt. Curtò, incriminato poi nel successivo processo di mani pulite) una nave denominata "Zenobia" che effettivamente era (dico era perché non so che fine abbia fatta) una motonave di circa 7-8000 Tons abbastanza moderna e che a bordo aveva una pila di fusti rizzati nel centro stiva (mi pare fosse la n°3) fusti che, prudentemente munito di guanti da lavoro, scalai fino in cima dovendo misurare l’altezza di stiva. Il problema (incredibile a dirsi) non era legato al contenuto più o meno inquinante di quei fusti (a bordo c’era anche la moglie di uno degli ufficiali di nazionalità afgana o quant’altro e che a riprova della fiducia nel carico mi mostrava il suo bambino di pochi mesi tenuto in braccio) a quel tempo la nave era di proprietà di un armatore Nord Africano (di più non rammento) e la causa pendente, per la quale il caricatore era ricorso al tribunale che aveva inviato me in qualità di CTU, non era per via della tossicità di quei fusti ma per la mancata caricazione di alcuni pallets di pomodori in scatola lasciati in banchina dal comandante della nave a causa dell’ingombro dei fusti medesimi...!"

  • Di itch (---.---.---.57) 31 ottobre 2009 13:48
    itch

    beh, dettaglio non trascurabile, anzi importantissimo, questo che ricordi, Maria!
    grazie per averlo segnalato... purtroppo ci sono fin troppi lati oscuri in questa vicenda e scommetto che quelli riportati non sono che una piccola parte!

  • Di pv21 (---.---.---.231) 31 ottobre 2009 18:29

    Che si chiami influenza A oppure si chiamino clandestini si tratta sempre di consenso figlio della paura. Come nel paese de Il Barbiere ed il lupo dove la paura fa fare strane cose. E’ il gioco di sempre quello degli Untori della parola che puntano a renderci dei Travolti dalle informazioni. Basta convincersi, prendere delle contro misure e andare Avanti con metodo . (c’è di più => http://forum.wineuropa.it )

  • Di Franco Malanga (---.---.---.20) 1 novembre 2009 15:36

     Caro Signore, le dichiarazioni di De Matteis sono una bufala enorme perchè il medico di base ha dimenticato di riferire che la sua analisi si basa esclusivamente sui suoi assistiti e non su tutta la popolazione paolana. Nei giorni scorsi lo ha scritto Calabria Ora. E, comunque, Paola dista anni luce da Cetraro e Amantea, dove i tumori sono inferiori rispetto alla media nazionale. Quindi, smettetela di riprodurre bufale, falsi allarmi e boiate perchè create solo allarmismo e danneggiate il territorio. Se ci fosse un’altra Procura, a Paola, avrebbero dovuto arrestarvi tutti per procurato allarme. Il giornalismo è una cosa seria: analizzare, studiare, riscontrare. E poi parlare o scrivere. Il resto è spazzatura. Cordialmente

    • Di itch (---.---.---.57) 1 novembre 2009 17:18
      itch

      Gentile signor Malanga, accetto le sue critiche così come quelle di chi ha già commentato quest’articolo, in quanto le ritengo, come ogni critica che non sia un semplice attacco, costruttive.
      Ci tenevo a precisare però un paio di aspetti.
      La prima parte dell’articolo non è che una rassegna di come si susseguono le notizie sulla stampa nazionale e locale, che portano ad alimentare questo caso e a richiamare le indagini del dott. De Matteis (tra l’altro ricollegate a "scempi ambientali avvenuti in Calabria" e non direttamente al caso Cunsky), così come riportate da Repubblica.
      Una rassegna che vuole mostrare, prima ancora che i fatti, il come i cittadini siano stati, se vogliamo, "bombardati" di notizie via via sempre più preoccupanti.
      In un secondo momento, quando arriva la notizia del fatto che il relitto non è quello del Cunsky, l’attenzione si sposta su dubbi anche personali ma, le assicuro, condivisi da molte persone, riguardo al modo in cui si sia sgonfiato tutto il caso, in maniera così "rapida".
      Voglio dire, la bolla mediatica iniziale e la chiusura di questi giorni, sembrano non andare d’accordo: si è esagerato troppo prima o si è fatto tutto troppo in fretta dopo?
      Essendo un argomento così delicato e che tocca la salute dei cittadini, si spera ovviamente che sia stata tutta una "bufala", ma, al tempo stesso, come sta chiedendo a gran voce Legambiente, occorre che si continui a indagare affinché si possa davvero escludere qualsiasi pericolo.

    • Di di Calabria (---.---.---.153) 2 novembre 2009 09:02

      Appunto le analisi sono una cosa seria: o gli assistiti del dott. De Matteis sono più disgraziati, abitano tutti in zone poco salutari, oppure sono un campione rappresentativo.
      Esiste uno studio che riguarda il movimento delle correnti ed i flussi biologici in quel tratto di Tirreno?
      Appunto studiare, domandare, cercare di capire, dubitare.... non insabbiare.

    • Di di Calabria (---.---.---.153) 2 novembre 2009 09:08

      Poi la sua analisi non si basa solo sui sugli assistiti del dott. De Matteis.
      Appunto studiare, riscontrare, poi scrivere...

  • Di di Calabria (---.---.---.153) 2 novembre 2009 09:31

    C’è un altro particolare, la nave Oceano Mare non è attrezzata, secondo alcuni, per il recupero dei fusti, il cui recupero, forse, sarebbe stato l’unico risultato serio...
    Forse si sapeva già che nella nave non c’erano fusti?
    Forse si è preferito fare le cose in sconto spendendo solo 70.000 E? 
    Forse qualcuno ritiene che dobbiamo accontentarci delle mezze verità, delle mezze autostrade, delle mezze strutture... magari un ponte per intero... non è detto!

    • Di Maria (---.---.---.55) 3 novembre 2009 10:43

      Cunsky, macchè caso chiuso! Secondo il Wwf ci sono sei chilometri di distanza fra il relitto rilevato dalla Regione Calabria (nave da carico a doppia stiva, con fusti nella stiva, costruita verso il 1950) e il relitto rilevato dal ministro dell’Ambiente (nave passeggeri Catania, con la stiva vuota, costruita all’inizio del Novecento)
      http://blogeko.libero.it/2009/nave-...

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