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Le centrali nucleari in Italia. Il caso del Garigliano (Seconda Parte)

Di paolo (---.---.---.197) 30 agosto 2013 03:21

Le suggerisco la lettura del 14-esimo rapporto CO.M.A.R.E. della commisione inglese su fattori di rischio e neoplasie infantili in prossimità di siti nucleari . Evidenzia i limiti del rapporto KiKK , del resto ammessi dagli stessi ricercatori tedeschi nel rapporto causa-effetto che risulta indimostrabile e contraddittorio.

Tutte le indagini sui livelli di radioattività attorno a centrali elettronucleari in normale funzionamento evidenziano valori da -7 volte quello ammesso per legge a quello normale medio ambientale .
La informo che all’interno di una centrale nucleare ,costantemente monitorizzata ,soltanto gli addetti a particolari operazioni sugli impianti indossano adeguate protezioni .Anche lei quando prende l’arrosto dal forno di casa indossa i guanti.

Comunque nessuna produzione è esente da rischi e sempre si paga un prezzo in termini di ambiente e di salute . Vada a vedersi che succede in siti di produzione a combustione di fossili (specie carbone ) o impianti chimici e rimarrà allibito ,altro che nucleare .

Certo se succede il disastro o la catastrofe di Fukushima la cosa cambia aspetto , ma la tragedia di Bopal in India (catastrofe chimica) è stata infinitamente peggiore . Oggi si utilizzano tecnologie impensabili solo dieci o venti anni fa , ma il rischio zero non esiste per nessuna produzione ,neppure per solare ed eolico . Ovviamente più è alta la potenza specifica in gioco e più è complesso gestirla in caso di incidenti gravi , su questo non ci sono dubbi 

Chudo per non essere invasivo , mi complimento per l’articolo che certamente ha richiesto (nelle due parti) un impegno non indifferente .
la saluto.


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