Lei scrive: <<non so immaginare quale altra modalità economica avrebbe mai potuto far
uscire - per esempio - il miliardo di cinesi dalla povertà endemica e
dalla morte per fame ciclica>>
Nessun altro, credo. Il pragmatismo del gruppo dirigente emerso dai contrasti teorici nel PCC ha messo in campo un esperimento interessante e di successo. Di fatto ha attirato capitali, processi produttivi e gestionali e soprattutto tecnologia suonando il piffero della libertà d’impresa, del basso costo del lavoro, dell’assenza di garanzie per i lavoratori. Come si possa conciliare la definizione di partito comunista che il PCC da di se stesso alla luce di certe scelte non saprei dirlo, però indubbiamente sono state scelte efficaci. Inoltre, a quanto è dato sapere, il potere politico è ancora abbastanza indipendente rispetto a quello economico.
Anzi, a giudicare dai risultati, la pianificazione della strategia di attrazione accennata sopra è riuscita ad attirare in una sorta di trappola lo spontaneismo capitalista, che ora si trova di fronte un avversario economico pericoloso avendo sguarnito il suo apparato produttivo.
Il sistema di produzione capitalistico è il più efficiente e il partito comunista cinese ha utilizzato per i suoi scopi quello occidentale. Un caso di studio.