Ho letto questo interessantissimo articolo con ritardo e desidero fare due osservazioni:
1°attenzione all’uso di espressioni quali "corruzione come fenomeno culturale" "bisogna cambiare la cultura, la mentalità" si finisce in un mare indistinto per cui si sfumano le cause e responsabilità dirette e precise, che esistono sono note e vanno solo realmente contrastate con più strumenti, a partire da quelli repressivi.
2° come a quasi tutti gli operatori che si occupano di questo argomento anche all’autore sfugge un nesso micidiale tra corruzione e mafie.
Il terreno sul quale avviene l’incontro tra politici e mafiosi è quello della corruzione. Ai politici interessano i voti che i mafiosi gestiscono a questi ultimi interessano una serie di atti corruttivi (abuso d’ufficio, turbativa d’asta, clientelismo, concessioni illegittime, appalti illegali, ecc. ...) che permettono ai mafiosi di entrare nello Stato e piegarlo ai loro interessi.
La corruzione - afferma Di Matteo, antimafia di Palermo - è il grimaldello che consente ai mafiosi di penetrare nello Stato.
La lotta alla corruzione diventa quindi lotta alle mafie. Impedire la corruzione equivale a spezzare i legami tra politici, amministratori pubblici e mafiosi.
Insomma se invece di essere al 72° posto in classifica fossimo tra i primi dieci avremmo avviato a soluzione la questione secolare rappresentata dalle mafie.