Non sono del tutto d’accordo sull’idea che entrambi i diritti - quello di sangue, cioè di discendenza geneticamente determinata, e quello di ’suolo’ cioè di appartenenza ad una comunità qualunque sia l’origine del proprio ’sangue’ - siano ugualmente sbagliati. Altrimenti non avrei scritto questo articolo.
Che poi il diritto di cittadinanza debba essere attentamente vagliato per evitare distorsioni e un uso non corretto siamo d’accordo, ma proprio per questo trovo demenziale l’idea che si pensi di affidarne le sorti ad un referendum popolare in cui diventerebbe semplicemente l’ennesimo motivo di tifo fra opposte fazioni e non argomento da approfondire seriamente. L’avanzare di un concetto molto semplificato di democrazia diretta, magari on line con tutte le problematiche di verifica e sicurezza del caso, è indubbiamente pericoloso. Nonostante questo alcuni dei referendum del nostro passato (vedi divorzio e aborto) hanno rivelato una maturità della società italiana molto maggiore di quanto - a quei tempi - sospettato.
Ma erano, appunto, "quei tempi". Oggi, dopo vent’anni di berlusconismo e bossismo (e vaticanesimo), ho molta meno fiducia negli strumenti della democrazia diretta.
Preferirei che si affrontassero questi temi con gli strumenti della cultura, anziché con quelli della propaganda.