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Movimento No Tav: strategia e storia di una lotta popolare

Di (---.---.---.121) 29 agosto 2012 12:48

V’era un tempo in cui alcuni saggi colsero il pericolo di manovre seminascoste tra riunioni istituzionali di commissioni, giunte, consigli con mappe, tracciati e perizie...

Dettero l’allarme battendo sui tronchi....cioè continuando a sorvegliare ed informando gli abitanti dei loro territori, a partire proprio da coloro che ne amministravano paesi e villaggi, con pervicacia e resistenza. Questo andò avanti per anni; molti fecero la loro parte senza guardare troppo agli interessi del loro partito o corrente o attività....ma perché era giusto così. Alcuni di loro sono ancora con noi e continuano ad impegnarsi. Li conosciamo, conosciamo anche loro errori, figuracce, ingenuità. Altri sono rinnegati senza peso: magari, dopo gesti coraggiosi, hanno scelto strade più convenienti per loro o per le loro famiglie. Piccoli moti di stomaco ulceroso segnano le loro fugaci comparse. Intanto altri si sono aggiunti, con rispetto, competenza, valori, motivazioni. Altri sono venuti a curiosare, apprendere, confrontare, proporre.

Ci siamo segnati tutto.

Anche un libercolo comparso anni fa sulle nostre bancarelle dal titolo “Glossarietto No TAV” osservato, letto e subito discusso perché lontano, molto lontano dalle storie e dalla storia di chi aveva tirato il carro sino ad allora. Mi parve.

Qualcuno, periodicamente, lo tirava fuori ma quasi di nascosto...faceva un po’ folclore, quasi come l’antico “In caso di golpe” - manuale per la resistenza e la guerriglia urbana - che faceva però riferimento ad un’epoca in cui il rischio ci fu realmente e proprio da quella destra stragista ancor oggi coperta. Ma era evidente la dissonanza: Cultura, competenza, storia, informazione, democrazia, bene comune, diritti delle minoranze, solidarietà e chi più ne ha più ne metta, nella salsa calda e resistente della Valle di Susa non permettevano che la rabbia trascendesse in violenza. Pur nella difficoltà della ragione non riconosciuta, nella sofferenza dell’ingiustizia subita e nella deprimente noia obnubilante di chi le informazioni importanti non diffondeva per pasturare nei giochi televisivi la popolazione pecoreccia.

Era chiaro chi fossimo e quali strumenti usassimo: magari non la gandiana nonviolenza ma certamente NON la violenza. E questo sì che faceva paura. Tanto che dovettero inventarsela. Ricordo che due giovani morirono per disperazione proprio in seguito ad una montatura – quella dei “Lupi Grigi” - che venne confessata invenzione criminale di un assasino prezzolato....non si sa da chi...come non si sa da chi venne l’ordine mafioso di incendiare i Presidi No TAV, a rischio di altre morti evitate solo per santità intercedenti.

Nessun eroe perché la battaglia è di tutti: anche bambini e vecchi.

Nessuno schieramento politico perché vivere e scegliere di farlo rispettando la natura, la storia, l’economia e gli esseri viventi è libertà e scelta possibile a tutti.

Nessun linguaggio difficilmente comprensibile perché – nuovamente – tutti possano capire, condividere o anche dissentire.

Abbiamo capito quali sono gli interessi di uno stato criminale (scritto volutamente minuscolo). Continuo a battere sui tronchi un messaggio che diventa sempre più sonoro e chiaro ma...

temo che qualcuno “trassi”, commetta scorrettezze: credevo di essere parte una battaglia civile, popolare, democratica e rivoluzionaria ma non violenta.

Rinnego, oggi come ieri, gli scritti ed i detti che non vanno in tale direzione. Rinnego gli atti “a volto coperto”, gli armiamoci e partite, le false umiltà e l’iconoclastia dei capi, maiali più uguali di altri.

Quando ho dei dubbi mi rileggo la storia e scopro di avere avuto torti e ragioni. E scelgo cosa scegliere – e pagare – sul momento.

E da che parte stare.

Maledetti infiltrati!

Guido Pent,

NO TAV ancora per un po’...


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