Eccomi, provo a risponderti.
Non contesto, giustamente, la leggittimità del disegno di legge.
Abbiamo la costituzione come riferimento, e una legge costituzionale
penso sia necessariamente leggittima. Ovviamente potrei sbagliarmi, non
essendo un giurista. La leggittimità, però, non esclude che sia un
provvedimento ingiusto e lesivo degli equilibri tra i poteri dello
stato.
Anzitutto ingiusto. La Corte Costituzionale ha sancito che il Lodo
Alfano era in contrasto con l’art.3: l’uguaglianza dei cittadini
davanti alla legge. Ora, una legge costituzionale non sarebbe
incostituzionale, ovviamente, ma continuerebbe ad essere
sostanzialmente una disuguaglianza dei cittadini davanti alla legge,
anche se finalmente sancita dalla costituzione. Questo non sarebbe né
illeggittimo, né incostituzionale, ma profondamente ingiusto.
Gli equilibri tra i poteri dello stato, a mio avviso, sono garanzia di
vera democrazia e libertà, e la Costituzione, com’è ora, è stata molto
efficace nel tutelare questi equilibri, oltre ad averli sanciti. Come
ha fatto notare recentemente Napolitano, questo DDL renderebbe il
Presidente della Repubblica sottoposto alle decisioni del Parlamento,
quando invece è molto opportuno che mantenga una netta indipendenza
dagli altri poteri dello stato. Il Presidente, non dimentichiamolo, è
colui che nomina il Presidente del Consiglio e tutti gli altri
ministri: un’interferenza del Parlamento non sarebbe ammissibile in una
democrazia sana.
Altro squilibrio sarebbe l’introduzione di una immunità per una carica non eletta dal popolo.
Il popolo elegge il Parlamento, e questo è l’unico organo leggittimato
ad avere un’immuità correttamente intesa. Non dimentichiamo che la
nostra è una Repubblica parlamentare: il popolo esprime la sua
sovranità nell’elezione del Parlamento. Il Governo, ed il Presidente
del Consiglio dei Ministri in esso, non sono eletti dal popolo.
Questo organo di potere riceve la leggittimità ad operare solo dal
Parlamento, (e non dal popolo) e può essere leggittimamente sfiduciato
quando il Parlamento vuole. Oggi è così, e questo stato di cose va
rispettato.
Se domani si vorrà trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale, sarebbe diverso. Ma io non lo auspico.