Prendo atto di ciò che il signor Anonimo mi ha spiegato sulla professione di insegnante. I disagi economici e morali addebitati nel tempo a causa di amministrazioni pubbliche disattente alle tematiche della scuola italiana. In soldoni, dichiara di fare il proprio dovere e di guadagnarsi legittimamente il proprio stipendio. Poi, l’anonimo interlocutore passa agli immancabili consigli d’autore:
(...) Detto questo, caro signor Attanasii, la prossima volta che scriverà un
articolo, si assicuri di essersi ben documentato sull’argomento e che le
sue parole non possano urtare la sensibilità di persone già
abbondantemente provate. Buon proseguimento. (...)
Le assicuro che io sono un solerte custode della mia onorabilità. Non sono un giornalista. Ho espresso una mia opinione e liberamente la ribadisco. Nulla aggiungo e nulla tolgo a quanto riportato nell’articolo.
Non mi occupo di remunerazione economica. Tutto quanto di bello o di brutto faccia un insegnate, lo stesso potrebbe fare sul posto di lavoro. Magari insieme ai propri alunni. Per quanto riguarda le mie parole, che siano pure interpretate, generalizzate, messe a condimento della minestra che più si gradisce. Ma le statistiche europee e anche quelle mondiali relegano la scuola italiana in posizioni pessime. Saranno i ragazzi tutti stupidi o c’è qualcosa che non va nei "maestri di vita!?"