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Rapporti mafia-politica. È giusto dubitare sempre?

Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 5 gennaio 2010 14:40

E’ fuori dubbio che non ci sia nessun collegamento tra i due eventi (la reticenza di Giuseppe Graviano al processo Dell’Utri e l’alleggerimento della sua condizione carceraria). Giuseppe Graviano è stato tolto dall’isolamento diurno in base ad una legge dello Stato, preesistene alle deposizioni di Spatuzza. Ma uno Stato non può permettersi di premiare uno stragista e un mafioso ancora convinto. Lo scandalo è tutto qui.

E non è solo una questione di clemenza: di giorno gli sarà permesso di avere contatti con persone che non sono isolate dall’esterno del carcere. E’ un problema di sicurezza. Uno scandalo continuo di cui i giornali si accorgono solo ogni tanto: oggi i cavilli della legge rendono difficile la detenzione dei mafiosi al 41bis. E del resto, di detenuti a regime di carcere duro che comunicano con l’esterno, sono pieni gli archivi dei giornali. Con buona pace di Alfano che va giro da quest’estate a dire che lui, il 41bis, lo ha irrigidito.

Quanto al processo Dell’Utri, non c’è nessuna regia. Soltanto un procuratore generale che riceve delle carte dalla procura di Palermo e chiede di depositarle al processo, com’è tenuto a fare. Di colpi di scena, quel processo d’Appello, è stao pieno. Da quando è iniziato, nel 2006. E’ che fino a quest’estate i giornali non se ne sono (quasi) mai occupati. Ecco, se dev’esserci una regia, penso che a dirigerla siano i giornalisti. Decidendo, a seconda di come orientano i riflettori e i taccuini, quali colpi di scena devono esistere. E quali è meglio censurare.


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