• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Vorrei non vergognarmi più così

Vorrei non vergognarmi più così

L’altra mattina ho letto l’articolo del signor Pap Khouma, su La Repubblica: "Io, nero italiano e la mia vita ad ostacoli". Durante la lettura ho provato un profondo senso di vergogna e il desiderio di chiedere scusa al signor Khouma.
 
Le chiedo scusa per ciò che è costretto a vivere nel paese e nella città che sono suoi, miei e anche di chi non conosce il rispetto.
 
Le chiedo scusa soprattutto per quello che suo figlio ha dovuto sentire davanti alla riga gialla della stazione della metropolitana che quel giorno non segnava un margine di sicurezza, ma il solco dell’ignoranza di una persona che ha fatto dell’insulto la sua forza.
Le chiedo scusa signor Khouma.
 
Non le dico che sono episodi isolati perché sarebbe un insulto alla sua intelligenza. Gliene racconto, invece, uno anch’io. Stavo camminando in via Washington a Milano. Pioveva, era una giornata grigia, poco più avanti procedeva un uomo intorno alla settantina con in mano il suo ombrello. Una macchina si accosta e la persona seduta al fianco del guidatore dice "scusi, un’informazione". L’uomo si avvicina alla macchina con un bel sorriso e io ne rimango positivamente sorpresa, la gente non sorride quasi mai.
 
Appena giunto al margine del marciapiede, vede che nella macchina ci sono due uomini e tre donne con il colore della pelle diverso dalla sua. All’improvviso il sorriso scompare e il viso si irrigidisce. Il ragazzo che gli aveva rivolto la parola domanda l’indicazione per una via. L’uomo con l’ombrello volta le spalle e se ne va, senza proferire parola, come se davanti ai suoi occhi non ci fosse nessuno. A quel punto mi avvicino e il ragazzo, cercando di essere il più gentile possibile, mi chiede se non mi disturba rispondere a una sua domanda. Do l’indicazione e riprendo la mia strada.
 
Quei ragazzi hanno incontrato un ostacolo silenzioso rispetto ai suoi, nessun insulto verbale, nessuna violenza fisica, ma ugualmente deprecabile e folle. Quello che mi rimprovero è di non aver fermato l’uomo con l’ombrello per chiedergli il perché del suo comportamento. Quello che mi ha bloccato è stato il fatto che per età poteva essere mio padre e ho pensato che il mio pensiero, le mie obiezioni non avrebbero suscitato in lui alcun effetto.

Le chiedo scusa anche per questo.
 
 
 
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares